Home FixingFixing Il Titano “A” nell’ultimo rapporto Fitch: ecco come funzionano i meccanismi delle agenzie

Il Titano “A” nell’ultimo rapporto Fitch: ecco come funzionano i meccanismi delle agenzie

da Redazione

Il rating, o valutazione, viene espresso attraverso un voto in lettere in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all’azienda per accettare quel determinato investimento.

 

di Saverio Mercadante

 

Anche Bologna e l’Emilia Romagna. L’ultimo taglio del rating  da parte di Standard & Poor’s,  ha riguardato undici enti locali italiani: è stata abbassata l’affidabilità creditizia da A+ ad A, con outlook negativo. Oltre alle due sopra citate, provincia di Mantova, regione Marche, provincia di Roma, regione Sicilia, regione Friuli Venezia Giulia, Genova, regione Liguria, Milano e regione Umbria. Per Torino, invece, è stato rivisto da stabile a negativo l’outlook, mentre è stato confermato ad A il rating sul debito a lungo termine. Qualche settimana fa la decisione di declassare da A+ ad A il rating sovrano sull’Italia. Dopo 48 ore l’effetto a catena. E per 15 banche italiane, fra cui Unicredit è giunto da parte di Standard & Poor’s il taglio dell’outlook da stabile a negativo mentre per sette di queste, fra cui Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Bnl, è stato allineato verso il basso anche il rating. Alle fine di agosto l’Agenzia di rating Fitch nel suo ultimo rapporto sulla Repubblica di San Marino ha confermato la “A” nella valutazione dell’Idr, l’Issuer default rating, e cioè il rischio finanziario, mentre è negativo l’outlook – ossia la valutazione di previsione – che riflette le “deboli prospettive macroeconomiche e le incertezze in corso nel settore bancario”. Incertezze che riguardano “in particolare la più grande banca del paese e cioè la Cassa di Risparmio”, recita il rapporto. Si riconoscono a San Marino gli sforzi fatti verso la trasparenza, ma si prefigurano “conseguenze permanenti” dopo l’ultimo scudo fiscale che ha colpito il sistema bancario. E ancora sulla Carisp: “Anche se la situazione si dovesse normalizzare in seguito all’adozione di un piano di ristrutturazione per Delta la banca richiede una ricapitalizzazione di grandi dimensioni nel 2011”. Ci sono molte discussioni sull’eventuale affidabilità delle società di rating. Spesso gli investitori privati, società di investimento o di hedge fund, detengono quote di proprietà delle agenzie di rating. E’ evidente il formarsi di un patente conflitto di interesse: chi colloca prodotti finanziari è al tempo stesso quello che valuta l’affidabilità di prodotti finanziari da lui stesso collocati. Insomma, non raramente, la maggior fonte di finanziamento dei costosi studi che portano a valutare il rating, non sono le agenzie di stampa e la comunità finanziaria, ma le stesse società emittenti oggetto dell’indagine e singoli investitori con molta liquidità. Viene spesso citata l’analisi di rating positiva fornita nei confronti dell’istituto di credito Lehman Brothers appena una settimana prima del suo fallimento all’interno della crisi finanziaria americana dei mutui subprime del 2008. D’altro canto altri analisti fanno notare che eventuali agenzie di rating governative sarebbero ancor più inaffidabili in quanto dirette interessate a non essere pienamente trasparenti e obiettive.

 

Come funziona il rating


Il rating, o valutazione, viene espresso attraverso un voto in lettere in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all’azienda per accettare quel determinato investimento. Per avere un rating, una società, una banca o uno Stato devono rivolgere una richiesta esplicita a una delle agenzie di rating. Il servizio è a pagamento. Ottenuto l’incarico, l’agenzia inizia l’analisi della società, della banca o dello Stato. L’analista incaricato attinge da informazioni pubbliche (ad esempio, i bilanci), studia i fondamentali economici e finanziari e incontra i manager per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Solo dopo questa analisi è possibile esprimere un voto sull’affidabilità creditizia della società che ha richiesto il rating. Terminato il lavoro dell’analista, entra in azione un comitato. Sarà, infatti, un organo collegiale – e non un singolo analista – a valutare tutto il materiale raccolto e ad esprimere un giudizio sotto forma di rating. In seguito, il rating viene votato a maggioranza dal comitato, formato da esperti del settore in cui opera la società che si sta valutando. Dopo la votazione del rating, questo viene comunicato alla società, banca o Stato richiedente. I quali possono appellarsi, fornendo informazioni aggiuntive e chiedendo di avere un’ulteriore analisi. Il comitato può, se lo ritiene necessario, riunirsi e deliberare di nuovo sul rating alla luce delle informazioni aggiuntive, decidendo di cambiare il voto o di mantenere quello deciso in precedenza. Una volta notificato il rating alla società che ha voluto farsi valutare, si passa alla pubblicazione. La società può chiedere che il rating non venga pubblicato: in tal caso resterà riservato e non di pubblico dominio. In caso di pubblicazione, invece, il rating diventa noto al mercato. Da questo momento in poi l’agenzia di valutazione tiene sotto monitoraggio il rating, per valutare eventuali promozioni o declassamenti. Il meccanismo espone al rischio di  aggiotaggio e insider trading, ovvero all’omissione di comunicazione al mercato di informazioni in grado di abbassare il prezzo del titolo, che correttamente per la teoria economica deve incorporare nel prezzo tutte le informazioni disponibili in un dato istante.

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