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San Marino, certificati dei frontalieri: nuovo iter, nuovi problemi

da Redazione

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La CSU denuncia: casi di indennità di malattia negata. Paolo Pasini spiega le novità. I ricorsi? Nel Consiglio di Previdenza c’è una componente dei sindacati…

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di Alessandro Carli

 

Bufera sui certificati medici dei lavoratori frontalieri. Dopo l’introduzione delle nuove regole inerenti alla trasmissione della documentazione, i sindacati hanno alzato gli scudi: per un “semplice disguido nella consegna”, scrive in una nota la CSU, è stata “negata l’intera indennità di malattia”. Il nuovo iter – che è stato allegato alle buste paga dei lavoratori -, prevede che il lavoratore frontaliero debba consegnare una parte del certificato medico all’Istituto per la Sicurezza Sociale. Secondo la CSU, alcuni lavoratori non hanno consegnato la parte corretta della documentazione, perdendo di fatto l’intero importo dell’indennità di malattia. Un caso di fendente nebulosità sia per i dipendenti frontalieri che per le stesse aziende, che spesso non riescono a districarsi nella fitta rete delle normative. Levius laedit, quicquid praevidimus ante (“Ferisce meno tutto ciò che è stato previsto”) direbbero i latini. “Le novità introdotte dalla normativa – esordisce il dottor Paolo Pasini, Direttore Generale dell’ISS (nella foto) – sono state allegate al cedolino paga, e in molti casi le nuove procedure sono state esposte nelle bacheche delle stesse aziende”. Probabilmente non tutti i lavoratori hanno letto con attenzione il nuovo iter. “Alcuni lavoratori che hanno trovato lo stipendio decurtato, hanno poi fatto ricorso al Consiglio di Previdenza – specifica Pasini -. Una parte del Consiglio è composto da alcuni rappresentanti dei sindacati: credo esistano molti modi per effettuare una disamina tecnica…”.

Già, ma cos’è cambiato rispetto al passato? Le principali novità riguardano una diversa modulistica da parte dei medici italiani: oltre al modello di certificazione telematica, possono rilasciare al lavoratore frontaliero la certificazione da consegnare al datore di lavoro e all’ISS su semplice foglio di carta intestata, in formato A4. Invariati invece i tempi di consegna: il lavoratore è tenuto a far pervenire tutta la certificazione richiesta entro il terzo giorno successivo a quello dell’assenza per inabilità (un esempio esplicativo: se il dipendente si ammala il giorno 1 del mese, il certificato va fatto pervenire all’ISS e al datore entro il giorno 4).

“In Italia i medici di base non lavorano il sabato – sottolinea la dottoressa Donatella Rossi -. In genere il materiale deve essere inviato entro il terzo giorno. Se il lavoratore si ammala il sabato, siamo abbastanza elastici: può mandare tutto entro martedì”.

“La piccola differenza tra le due copie – rimarca il dottor Paolo Pasini – va rilevata sotto il profilo della diagnosi: nella copia da inviare all’ISS va segnalata, in quella da far avere al datore di lavoro invece no”.

“Per la legge sulla privacy – ribadisce la dottoressa Rossi – il datore di lavoro non può venire a conoscenza della malattia. Il problema è che spesso i lavoratori italiani ci inviano la copia che hanno inviato al datore di lavoro”.

La certificazione, per essere valida  deve riportare una serie di elementi: i dati anagrafici del lavoratore, il recapito presso il quale possono essere effettuati i controlli fiscali, il recapito telefonico e la prognosi della malattia per quel che concerne la copia per l’ISS.

I controlli fiscali vengono comunicati in anticipo. “Chiediamo al frontaliere in malattia di essere reperibile in certe fasce d’orario – conclude il Direttore Generale dell’ISS. Le uniche malattie su cui tendiamo ad essere più attenti e meno formali sono quelle di natura psichiatrica e degenerativa, ovvero quelle che sono in progressione verso un peggioramento. Per le malattie croniche e strutturali, esistono altre forme di tutela sociale: la definizione di ‘malattia’, in questi casi, non è più idonea”.

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