Home FixingFixing L’uomo e il mare. In letteratura è il classico dei classici

L’uomo e il mare. In letteratura è il classico dei classici

da Redazione

Se il mare fosse un libro starebbe racchiuso nella distanza tra Dante e Ulisse nel canto XXVI del canto XXVI della Divina Commedia. E come confessa Ismaele, in Moby Dick, è un modo per scacciare la tristezza. Di Simona B. Lenic.

 

di Simona B. Lenic

Se il mare fosse un romanzo avrebbe il fascino perpetuo dei grandi classici. Avrebbe quel qualcosa di mai fino in fondo scoperto, quel qualcosa che hanno le parole del Sommo Poeta. Se dovesse essere contenuto in una pagina, il mare starebbe tutto nello spazio che divide Dante e Ulisse, nel ventiseiesimo canto del-l’Inferno. La grandezza del mare, il suo richiamo ancestrale è contenuto tutto lì, nel viaggio che Ulisse racconta, nel suo bisogno di scoprire, di tentare, di solcare il mare per un altro viaggio ancora. Nemmeno l’amore per il figlio, nemmeno la fedeltà della sua donna possono fermare il cammino verso la conoscenza, verso le colonne d’Ercole, verso la fine del mondo, per scoprire cosa c’è dopo e affrontarlo senza paura. Questo burattino della luna, questo burattinaio di marinai, questo mare che rende possibile il viaggio, questo mare che non sta mai fermo e impedisce all’uomo di fermarsi, questo mare è un desiderio troppo grande per non essere realizzato.

È “un modo di scrollare la tristezza” come confessa Ismaele in Moby Dick, il “surrogato della pistola e della pallottola”. Si è disposti a tutto pur di solcare quell’oceano, dove abita “il fantasma inafferrabile della vita”. E Ismaele è disposto a salire su una baleniera, seguire il capitano Achab e con lui dare la vita inseguendo la balena bianca, perché quando affronti un viaggio così, la libertà è l’unico porto che vuoi davvero raggiungere. Se il mare avesse uno sguardo, sarebbero gli occhi del Corsaro Nero a lanciarlo dalle onde. L’eroe di Salgari, dilaniato nel profondo tra vendetta e amore, ha nel petto un mare in perenne tempesta, a tratti feroce, e d’improvviso quieto, avventuroso come una battaglia, malinconico come il ricordo di qualcuno che non c’è più. Sa ispirare grandi amori il mare e definitivi addii. Sa essere il gioco dell’estate, la solitudine dell’inverno, la confusione estenuante e la voglia di star soli. Sa essere uno specchio il mare, capace di riflettere lo stato d’animo di chi lo osserva. Ostacolo e spinta di storie e genti.

www.simonalenic.it

 

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