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San Marino, il terzo settore fiore non ancora sbocciato

da Redazione

Il terzo settore? Si stimano oltre 200 soggetti operanti sul Titano, una realtà molto vivace. Ma manca unione d’intenti. Risorse limitate anche per la Consulta. E la legge giace da tempo in Consiglio, mentre Attiva-Mente promuove una petizione per dare la scossa al sistema.

di Loris Pironi

SAN MARINO – Dietro l’algida definizione di terzo settore si muove un mondo che pulsa, un universo stillante energia. Una definizione che racchiude il variegato universo dell’associazionismo, del no profit, del volontariato.
Ma se in Italia si è ben compreso che questo segmento rappresenta un’enorme potenzialità economica, oltre che sociale, a San Marino la realtà è molto diversa. Sul Titano infatti si tratta sì di una realtà vivace e variegata, ma che sicuramente è piuttosto dispersa e dispersiva, affidata al buon cuore di tante persone ma talvolta ingenua.
Quello che manca è, soprattutto, un’unità d’intenti. Una coesione di missione generale tra le varie realtà che si muovono in quell’ampio spazio libero tra gli enti pubblici e le imprese a fini di lucro.
Parliamoci chiaro: il terzo settore rappresenta una risorsa importante. Una risposta alle esigenze di welfare e solidarietà, ma anche un motore economico non da poco. Ecco perché, nella ristrutturazione generale che la Repubblica di San Marino si deve dare, riuscire a sfruttare i numeri l’entusiasmo e la buona volontà del mondo dell’associazionismo può costituire una risorsa.

 

LA SITUAZIONE SUL TITANO

A San Marino esiste una Consulta delle Associazioni, che fa riferimento alla Segreteria di Stato alla Cultura. Si tratta di uno strumento che potenzialmente potrebbe avere un peso specifico molto maggiore sul territorio. La Consulta infatti deve fare i conti con un budget a disposizione assai limitato, senza contare che si deve confrontare con l’atavica resistenza al cambiamento di chi, pur con la massima buona volontà, investe il proprio impegno e il proprio tempo appunto nel volontariato.
Inoltre in Consiglio Grande e Generale, presentata dall’attuale maggioranza nell’ormai lontano luglio del 2009, è già passata in prima lettura la “Legge sulle Associazioni non lucrative e sulle Fondazioni”, poi arenatasi prima dell’approvazione definitiva. Tale legge era stata redatta con l’obiettivo di “favorire e sostenere la formazione volontaria di enti a vocazione solidaristica, che perseguono scopi di utilità e rilevanza sociale in forma non lucrativa”.
Tale legge definisce con chiarezza cosa sono le Onlus e gli Enti No Profit, ed introduce (o introdurrebbe, se passasse) un’Authority, l’Autorità per il Terzo Settore (o ATS) chiamata a sovraintendere alla concessione del riconoscimento giuridico, alla sorveglianza degli enti non-profit ed alla tenuta dei Registri di iscrizione degli enti disciplinati dalla legge in questione. In poche parole, tale legge dovrebbe andare a regolamentare l’attività di tutte le associazioni senza fini di lucro.
“Una questione importante”, spiega Mirko Tomassoni, Consigliere nelle fila del Psd, nonché referente di Attiva-Mente, l’associazione che si occupa di tutte le questioni legate alla disabilità, “anche perché è noto che attraverso le fondazioni e gli enti no profit il rischio che si possano verificare movimenti di denaro poco chiari è concreto, e sul terzo settore si concentra l’attività della vigilanza antiriciclaggio”. Il tema del no profit, insomma, non può essere preso sotto gamba anche per questioni economiche e finanziarie.
Dati che a San Marino illustrino l’entità dei movimenti legati al terzo settore non ce ne sono. “La Consulta avrà un suo registro delle associazioni, ma non c’è un numero certo di tutte le realtà che effettivamente operano sul territorio – prosegue Tomassoni – anche se una stima attendibile si aggira attorno alle duecento. Stiamo assistendo ad una fase di stasi del sistema del no profit a San Marino, ecco perché Attiva-Mente è impegnata in una petizione volta proprio a dare ulteriore impulso al varo a San Marino di una nuova normativa sul volontariato. Abbiamo raccolto diverse adesioni, e già alcune associazioni hanno aderito alla proposta di consegnare una lettera con le firme raccolte agli Eccellentissimi Capitani Reggenti proprio per sollecitare la ripresa del percorso della legge”.

 

COSA DICE LA LEGGE

Innanzitutto viene inquadrato il contesto: cosa sono gli enti no profit e le Fondazioni, quali sono i loro ambiti di operatività. Ne stabilisce i requisiti necessari per operare e va a normare l’attività economica. Chiaramente, il settore del no profit, non prevede avanzi di gestione e ridistribuzione di utili. Per sovraintendere all’attività degli enti non-profit, come anticipato, la legge prevede l’istituzione di un’Autorità specifica, che dovrà tenere un’anagrafe delle società ed avere una particolare attenzione alla verifica sulla regolarità di conservazione delle registrazioni contabili e in generale, sulla provenienza delle operazioni di finanziamento. L’Autorità dovrà inoltre mantenersi in relazione con l’AIF, l’Agenzia di Informazione Finanziaria, per rispettare le sempre più severe normative in materia di antiriciclaggio e finanziamento al terrorismo.

 

PERCHE’ E’ IMPORTANTE

Perché è importante andare a regolare il settore del no profit? Per evitare problemi innanzitutto. Per aumentare la professionalità e l’efficienza di una rete di associazioni che rappresentano una delle anime migliori della Repubblica. Per andare a sviluppare un settore che ha la potenzialità per muovere l’economia di San Marino. Per operare con sempre maggiore efficacia nei confronti delle famiglie e per andare ad assistere sempre più lo Stato nel suo ruolo di dispensatore di welfare.

 

 

Approfondimenti nei prossimi numeri del nostro settimanale San Marino Fixing, in edicola ogni venerdì.

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