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Con l’Unione Europea si manda a casa il T2

da Redazione

Quarta puntata di San Marino Fixing sulla scelta per l’ingresso nell’Unione Europea o SEE. Spazio Economico Europeo: necessari accordi specifici per lo scambio delle merci.

di Saverio Mercadante

 

San Marino, grazie all’Accordo interinale di Commercio e di Unione Doganale con l’allora Comunità europea del ‘92, ha dei vantaggi che sono determinati da una condizione particolare: pur non facendo parte dell’UE ha comunque di fatto la possibilità di usufruire delle stesse condizioni dei paesi aderenti. Per esempio nello scambio con i Paesi EFTA si hanno riduzioni daziali grazie a un certificato di origine preferenziale, il cosiddetto Euro 1. Che offre la possibilità dell’esenzione daziaria, anche se non si è stretto un accordo specifico con il Paese di destinazione. Facciamo l’esempio di un carico di merci che da San Marino vanno in Svizzera. La quale, non ha accordi di questo tipo con San Marino. In teoria, quindi la merce dovrebbe pagare il dazio di importazione. Così come succede per le merci che arrivano dalla Cina o dall’America. Invece, la merce sammarinese proprio grazie all’accordo interinale è come se fosse di “origine UE”. Può quindi ottenere dalla dogana italiana che convalida l’operazione di esportazione il rilascio del certificato Euro1, e di conseguenza non pagare il dazio in Svizzera. Ma c’è di più: se sussistono accordi commerciali per agevolazioni di carattere fiscale o di altro livello tra paesi terzi e l’UE, San Marino ne beneficia automaticamente. Per molti osservatori queste condizioni sarebbero ulteriormente migliorate in senso assoluto se la Repubblica facesse parte dell’UE: verrebbe a cadere questo estremo legame doganale con l’Italia.

 

Il confronto tra SEE e UE

 

Se si entrasse nella Spazio economico europeo purtroppo si perderebbe questo “beneficio allargato” e sarebbero necessari accordi specifici per lo scambio delle merci: si complicherebbero molto le condizioni dell’interscambio. Va ricordato anche che sia per lo SEE che per l’UE quello che è fondante sono i quattro principi di libertà di circolazione. Alcuni tecnici fanno notare che l’adesione all’accordo interinale non vincola ai quattro principi della circolazione delle merci, delle persone dei capitali, dei servizi. La Repubblica in passato è stata molto cauta in materia. Di fatto quindi, l’adesione allo SEE porterebbe minori benefici al Paese, sarebbe un accordo di livello inferiore, ma consentirebbe l’identica libera circolazione delle persone come se aderisse all’UE. E questo per alcuni potrebbe essere un grave problema. Insomma, una persona tranquillamente dalla Finlandia può venire a lavorare o aprire un’azienda a San Marino. Allora quale dovrebbe essere lo scenario migliore per tutelare in qualche modo il Paese? Entrare nello Spazio Economico, si chiedono alcuni esperti, chiedendo la deroga dalla libera circolazione?

 

Relazioni commerciali

 

Gli scenari delle relazioni commerciali attualmente sono molteplici: posso spedire merci all’interno dell’UE in virtù dell’accordo interinale; se spedisco merci verso un paese extra UE ma comunque aderente allo Spazio Economico, San Marino ha gli stessi benefici di un paese UE; se spedisco merci verso un paese non aderente allo SEE, ma all’EFTA, ho sempre i benefici derivanti dall’accordo interinale. Ma, riprendendo l’esempio della Svizzera, va anche detto, che in mancanza di un accordo interinale perché si è entrati nel SEE, se io spedisco merci a Berna posso solo farlo in presenza di uno specifico accordo doganale per il rilascio del certificato Euro 1. E comunque, per alcuni analisti, rimane sempre il problema dell’apertura del mercato del lavoro, dei servizi, e dei capitali. San Marino deve fare i conti con la sua specificità di Piccolo Paese.

 

UE, via il T2

 

Va aggiunto che tra gli altri vantaggi dell’entrata nell’UE c’è quello della scomparsa del famigerato scambio del T2. Dal ’93 è scomparso dall’Unione. Ed rimasto, come eccezione, esclusivamente per la Repubblica di San Marino. La merce in uscita e in entrata deve essere obbligatoriamente scortata da T2. E non è finita qui. Esempio: la merce che da San Marino spedisco in Francia deve essere operata di dogana. Si deve intervenire, cioè, per effettuare l’operazione doganale di importazione e quindi svincolare il documento di transito comunitario T2, in modo che la garanzia venga liberata. Ebbene, in quel momento l’importatore francese deve pagare l’Iva. Al contrario, nello scambio delle merci in ambito UE, tra Francia e Italia per esempio, non c’è più pagamento dell’Iva in quanto rientra nel ciclo dei normali pagamenti periodici. Nel caso di San Marino invece l’Iva deve essere anticipata. E questo è certo un grave problema. C’è chi sostiene anche che proprio in virtù dell’accordo interinale San Marino potrebbe anche affrancarsi dal vincolo che ha con l’Italia e fare le operazioni doganali in proprio. E potrebbe farlo dopodomani con una norma di passaggio prevista dall’accordo stesso. In questo momento il Titano garantisce molto danaro, il 25% dei dazi doganali, all’UE per il servizio di sdoganamento. Questo danaro lo potrebbe incamerare lo Stato sammarinese. Tra l’altro, San Marino aderisce al circuito europeo telematico doganale (NCTS) per lo scambio di informative, e quindi potrebbe avere una facilità estrema, a detta di molti addetti ai lavori, è già molto organizzata, per affrancarsi dalla necessità di appaltare all’Italia il servizio di sdoganamento. Ma quale sarebbero la reazioni di Tremonti privo di questa ulteriore forma di controllo sull’importazione della merce proveniente dai Paesi terzi?

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