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Ue o SEE: scelta di testa non di pancia

da Redazione

Alla fine il referendum sulla domanda di adesione da parte della Repubblica di San Marino all’Unione Europea si farà. I cittadini saranno chiamati alle urne per pronunciarsi su un passaggio epocale. Il quesito del comitato promotore è stato accettato.

di Loris Pironi

 

Alla fine il referendum sulla domanda di adesione da parte della Repubblica di San Marino all’Unione Europea si farà. I cittadini saranno chiamati alle urne per pronunciarsi su un passaggio epocale. Il quesito del comitato promotore, “Volete voi che la Repubblica di San Marino chieda di far parte dell’Unione Europea?”, è stato accettato dal Collegio garante della costituzionalità delle norme. San Marino Fixing settimana dopo settimana, sta sviscerando l’argomento in tutti i suoi aspetti, per aiutare ad affrontare un passo così importante senza pregiudizi, senza quella leggerezza e banalità che ha caratterizzato finora il confronto pubblico. Parliamoci chiaro: non sono stati forniti elementi sufficienti al dibattito. Non è chiaro se alla Repubblica di San Marino “convenga” tentare la strada dell’adesione all’Unione Europea o magari allo Spazio Economico Europeo, oppure se non sia più opportuno non fare niente di tutto ciò. Non ci sono studi in proposito, non ci sono tabelle o schede elaborate sui pro e i contro. Il dibattito politico, come spesso accade purtroppo, galleggia tra polemiche azzardate e prese di posizione aprioristiche. Volete che San Marino chieda di far parte all’Unione Europea? La risposta non può venir data a cuor leggero. Ci sono troppe variabili per poter affrontare una scelta cruciale di questo genere. Dover decidere se entrare nell’Unione Europea, oppure nello Spazio Economico Europeo, o magari di restare fermi lì a chiedersi perché non si riesce neppure a trovare un accordo con l’Italia, è un’assunzione di rischio che dovrebbe essere compiuta con la testa, non con la pancia. È una responsabilità che dovrebbe essere presa dalla classe dirigente, non delegata ai cittadini. Che solo in una seconda fase dovrebbero essere chiamati a dare il proprio parere.

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