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Case sfitte sul Titano Ases vs sindacato e Ag

da Redazione

L’inchiesta di San Marino Fixing sui dati delle case sfitte sul Titano ha aperto il vaso di pandora. E la polemica impazza.

di Saverio Mercadante


Immobili vuoti, case sfitte. Una sorta di araba fenice che rinasceva dalle proprie ceneri: i dati improbabili che circolavano sulla reale consistenza del settore. Si davano i numeri, letteralmente.
L’inchiesta di San Marino Fixing di un paio di settimane fa, che ha cercato di fare un minimo di chiarezza sulla base di fonti e studi attendibili in questo segmento del patrimonio immobiliare, ha aperto un dibattito nel Paese anche sulla possibile tassazione. Sindacato, associazioni, partiti, prendono posizione. L’ANSA ha ripreso l’inchiesta. San Marino RTV ha dedicato alcuni servizi al tema. Il Censimento del 2007, l’unica fonte accreditata, ha certificato, i dati erano in qualche modo misconosciuti, che ci sono non meno di 4.000 immobili vuoti, con un margine di errore del 15% sul totale. Una stima molto prudenzialmente al ribasso. Il pesante deficit di bilancio dello Stato ha suggerito al alcuni di proporre una tassazione, o meglio, una maggiore tassazione sugli immobili sfitti.
“La tassazione degli appartamenti sfitti è uno strumento necessario per fare fronte al pesante deficit delle casse pubbliche”, ha affermato ai microfoni di San Marino RTV , il segretario della Confederazione Democratica Marco Beccari. Che ha rimarcato: “Nel nostro sistema economico esistono troppe zone d’ombra sia sul fronte dell’accertamento dei redditi, che su quello dei patrimoni immobiliari”.
A stretto giro di posta gli ha risposto l’Associazione Settore Edile Sammarinese (ASES) che già aveva polemizzato nei giorni scorsi sulla presentazione il 3 ottobre dell’Istanza d’Arengo di Alternativa Giovanile, il movimento di Alleanza Popolare, che richiede, per l’appunto, l’introduzione di una forma di tassazione sugli immobili sfitti. Molte le perplessità. L’ASES ricorda giustamente che tutte le proprietà immobiliari sono già soggette a tassazione che viene calcolata attraverso la rendita catastale e ribadisce l’urgente necessità di procedere ad una complessiva riforma del catasto con l’obiettivo di fondo di individuare meccanismi di calcolo equi e congrui per tutte le fasce della popolazione, “evitando accuratamente di penalizzare indiscriminatamente tutti i cittadini senza distinzione alcuna”. La necessità della riforma del catasto sembra che sia condivisa trasversalmente. D’altronde i parametri attuali risalgono alla fine degli anni Quaranta.
ASES ringrazia ironicamente Beccari che sembra agli occhi delle piccole imprese edili sammarinesi non fare il suo mestiere. Trascura, secondo ASES, le enormi difficoltà che sta attraversando l’intero comparto immobiliare ed edilizio, il ruolo strategico che il settore edile ha avuto e ha tuttora nell’intero sistema economico del Paese. Insomma, l’eventuale introduzione di una tassazione sugli immobili sfitti, né equa né giusta, potrebbe contribuire ulteriormente a deprimere il settore inducendo aziende già in gravissima difficoltà a chiudere i battenti per gli eccessivi oneri finanziari. ASES, quindi, va a colpire Beccari laddove suona il sindacalista: “L’eventuale appesantimento del carico fiscale sulle imprese del settore edile ed immobiliare potrebbe causare la perdita di tantissimi posti di lavoro che, invece, dovrebbero essere salvaguardati con tutte le forze soprattutto da chi ha come missione principale la tutela del lavoro e dei lavoratori. ASES, pertanto, si chiede se il segretario CDLS abbia anche una ricetta pronta per fare fronte a decine e decine di nuovi disoccupati”.
ASES comunque non si nasconde dietro un dito: “Ribadisce la propria totale disponibilità a discutere con le forze politiche, sociali ed economiche al fine di poter trovare le soluzioni più opportune nell’interesse generale del Paese e del settore edile”. Afferma Gianluca Monaldi, presidente dell’ASES: “Noi lavoriamo, non laviamo soldi, facciamo parte di un indotto che coinvolge moltissime piccole imprese che rappresentano l’80%, 90% dell’edilizia sammarinese. Non chiediamo certo di costruire ancora all’impazzata scatoloni e palazzoni ma una riqualificazione del settore dell’edilizia. Noi rispettiamo le leggi, rispettiamo un piano regolatore, anche se vecchio del ’92, che è stato sbloccato dalla politica. Noi costruiamo e mettiamo sul mercato un prodotto. Facciamo un lavoro come quello di un rivenditore di automobili, di abbigliamento. O un supermercato, come la SMA. Andare a tassare gli appartamenti è come tassare la merce che è rimasta in magazzino che non si è riuscita a vendere perché ce n’è troppa. Non siamo una forza politica, siamo un’associazione trasversale di settore disposta al dialogo con tutti per trovare delle soluzioni. Bisogna capire se la tassazione crei più utile o deficit a San Marino. E’ inutile raccogliere due milioni di euro di fiscalità e poi lasciare tanta gente a casa. La crisi è reale non c’è nessun dubbio”.
Sul fronte opposto Alternativa Giovanile con l’Istanza d’Arengo sulla “tassazione degli immobili sfitti e invenduti” punta il dito sulla speculazione.
L’intento è quello di fornire una risposta a tutte quelle persone, famiglie o single, che desiderano comprare una casa ma non possono farlo a causa dei prezzi elevati, nonostante vi siano diverse migliaia di appartamenti vuoti. Secondo AG, un eccesso di offerta di unità abitative fa calare il prezzo delle stesse. A San Marino questo non è avvenuto in passato e ora avviene solo in piccola parte, nonostante la grande crisi.
“Non tutte le costruzioni sono state costruite per essere vendute e forse, dietro questo meccanismo si è nascosto qualcosa che poco ha a che vedere con la via della trasparenza che il nostro Paese sta percorrendo”, affermano i giovani di Alleanza Popolare.
Un’imposta specifica avrebbe una duplice finalità: stimolare l’abbassamento dei prezzi delle abitazioni, disincentivando la non immissione sul mercato delle unità abitative o la loro vendita a valori non congrui con quelli di mercato; e generare entrate per le casse dello Stato, in un momento di grande difficoltà, andando a colpire grandi patrimoni immobiliari, la cui detenzione è un indubbio indice di capacità contributiva.
Anche AG ci tiene a fare dei distinguo: “Non c’è alcun intento punitivo nei confronti di quelle persone che hanno investito in abitazioni per i loro figli: le case acquistate per questo scopo sono infatti escluse dall’applicazione dell’imposta; si vuole invece andare a colpire la speculazione, l’investimento sovradimensionato, il consumo del territorio, gli scatoloni vuoti, le concentrazioni di capitali nell’edilizia e altre distorsioni che in questi anni si sono susseguiti”.
“Negli ultimi due decenni, abbiamo ‘consumato’ tanto territorio quanto nei precedenti 1690 anni: sicuramente non potremo continuare a costruire con il ritmo degli ultimi vent’anni ma ci sono alternative su cui il mondo dell’edilizia potrebbe puntare con forza e ci riferiamo sia alla green economy sia alle nuove tecniche di costruzione antisismica”. E qui sul tema della riqualificazione del settore dell’edilizia le posizioni forse si possono conciliare con quelle dell’ASES.
 

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