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Super black list piove sul bagnato

da Redazione

Anticipazione di San Marino Fixing, in edicola questa mattina. La “super black list”, alla fine, ci sarà. Lo dice l’articolo 36 della Manovra di Giulio Tremonti (D.L. n. 78, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 maggio 2010. E sono dolori per chi ci sarà: la pubblicazione è data per imminente, e San Marino ad oggi dovrebbe essere compreso nella lista nera. Ma il Decreto è terribile anche per le imprese sammarinesi che partecipano a bandi e ad appalti pubblici in Italia: la partecipazione dovrà essere sempre “concessa” dalla politica. E di questi tempi non è una cosa rassicurante.

Di Loris Pironi

La “super black list”, alla fine, ci sarà. Usiamo questo termine “giornalistico” perché è d’impatto, lo facciamo anche perché nei giorni scorsi non c’è stata sufficiente chiarezza in proposito alle varie liste nere italiane. San Marino Fixing ha studiato il testo del Decreto Legge n.78 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 maggio 2010, quello intitolato “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”, ovvero la famosa “manovra” da 24 miliardi di euro di Giulio Tremonti.
Alla cosiddetta “super black list” fa riferimento l’articolo 36 del provvedimento (scaricabile integralmente dal nostro sito internet, www.sanmarinofixing.com, lo potete SCARICARE CLICCANDO QUI), relativo alle “disposizioni antifrode”. L’articolo in questione dispone che il MEF definisca, mediante apposito decreto, una lista nera appunto, che imponga agli enti e alle persone di cui al presente decreto (artt.10 comma 2, 11,12,13 e 14) di astenersi dall’instaurare un rapporto continuativo, eseguire operazioni o prestazioni professionali ovvero di porre fine al rapporto continuativo o alla prestazione professionale già in essere di cui siano direttamente o indirettamente parte società fiduciarie, trust, società anonime, o controllate attraverso azioni al portatore aventi sede nei Paesi individuati dal decreto.
Il secondo articolo che riguarda da vicino la Repubblica è quello successivo, l’articolo 37, “disposizioni antiriciclaggio”. Che precisa che gli operatori aventi sede, residenza, o domicilio in paesi cosiddetti “black list” di cui al decreto del Ministro delle Finanze 4 maggio 1999 (in cui è inserita San Marino), sono ammessi a partecipare alle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e fornitura solo previa autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’economia e delle finanze secondo modalità da definire entro 30 giorni con apposito decreto.
Piove sul bagnato, dunque, per l’economia sammarinese. Questi due articoli rappresentano una doppia tegola pesantissima, che costringerà i responsabili della politica sammarinese e le associazioni di categoria, nei prossimi giorni, a correre ai ripari.
Nello specifico, l’articolo 36 così com’è rappresenterebbe la fine per le società anonime (fine che tuttavia è già stata decretata da San Marino, resta da capire l’impatto sui tempi dei due provvedimenti) e per le società fiduciarie sammarinesi, almeno nel rapporto con l’Italia.
L’articolo 37 invece affida alla politica – più precisamente al Ministero delle Finanze – la decisione ultima sulla partecipazione o meno delle imprese di paesi in black list ad appalti pubblici in Italia. Il decreto precisa inoltre che tale disposizione si applica anche in deroga ad accordi bilaterali con l’Italia. Alzi la mano a chi non è venuto in mente che si tratti di una disposizione studiata ad hoc nei confronti di San Marino; la perplessità è anche giuridica, e riguarda il fatto che si vuol fare prevalere una norma interna rispetto a un accordo internazionale. Ma questa è la realtà dei fatti. Il pensiero va ad aziende sammarinesi che operano in Italia con importanti commesse pubbliche (in primis la Karnak, ma questo non è certo l’unico caso). E anche se le aziende in questione siano, di fatto, trasparenti come richiesto dal MEF e quindi rientrino nell’oggettività della norma, visto lo stato delle relazioni tra i due Stati, il fatto che l’ultima parola sia comunque “politica” e non “tecnica” non può non essere considerato preoccupante.

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