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Verso una San Marino più attenta alla sostenibilità

da Redazione

Al convegno della Cassa Edile gli interventi di Castiglioni, Angelucci, Sasso, Tartarini, Brigliadori e Guidi. Il Titano è il secondo Paese in Europa a livello di emissioni di CO2 pro capite.

 

di Alessandro Carli

 

Una delle strade che la Repubblica di San Marino deve percorrere è quella che porta all’architettura sostenibile. In quest’ottica, l’omonimo convegno promosso dalla Cassa Edile Sammarinese di mutualità e assistenza e patrocinato dalla Segreteria di Stato territorio e ambiente ha fatto il punto, attraverso i relatori che hanno preso parola all’interno del Centro Congressi Kursaal il 6 novembre – gli architetti Filippo Angelucci, Giovanni Sasso e Giorgio Brigliadori, l’ingegner Paolo Tartarini e il dottor Emanuele Guidi – dello stato dell’arte dell’edilizia italiana e di quella dell’Antica Serenissima.

All’apertura dei lavori, Secondo Castiglioni, presidente della Cassa Edile, ente promotore dell’evento, ha parlato della necessità di cominciare un percorso nuovo centrato principalmente sul recupero, il restauro e il ripristino del patrimonio abitativo esistente. “Un percorso – ha sottolineato – portato avanti con metodi innovativi, non invasivi e nel rispetto dell’ambiente”. L’urgenza di aprire una nuova frontiera per il settore delle costruzioni, basata sulla qualità e l’efficienza energetica, è stata del resto rimarcata da tutti i relatori intervenuti al convegno.

Giovanni Sasso, Presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, nel suo intervento ha spiegato l’importanza del rapporto tra il territorio e le persone. “Oggi tutto è ‘liquido’, ma non il dialogo tra territorio e architettura, che deve avere forti radici – ha spiegato -. Non è importante sapere quanto ‘consuma’ un edificio, bensì individuare la relazione con il soggetto. Spesso ci si focalizza sul risparmio energetico”, dimenticando altri aspetti più importanti.

“Si tende a ‘tagliare su misura’ senza sapere che le esigenze di oggi potrebbero essere obsolete domani” ha affermato l’architetto. Nell’edilizia, ha poi proseguito, “la durata nel tempo dell’utilizzo” ha un ruolo di primissimo piano, così come il suo “stare bene” nel territorio che la ospita. “La scelta dell’utilizzo di una casa è legata alla qualità delle persone che la abitano”. Sasso poi ha tirato una piccola “stilettata” ai criteri dei bandi di concorso: “Si richiede efficienza energetica e materiali, ma anche la ‘durata’ dei cantieri”. Tutte richieste che riguardano l’ingegneria ma non l’architettura: per quest’ultima si deve ragionare in termini di “durata, elasticità dell’utilizzo nel tempo e di corretta relazione con l’ambiente circostante”, tutti punti essenziali per “l’esaltazione dell’identità del luogo”.

L’ingegner Paolo Tartarini invece ha affrontato il tema delle normative in vigore in Europa, in Italia e a San Marino. In base alla direttiva 2010/31/UE, “dal 2020 si consentiranno solo edifici a energia quasi zero”. Deadline anticipata di due anni (2018) per gli enti pubblici. Un edificio a “energia quasi zero”, ha rimarcato Tartarini, “si ottiene innanzitutto limitando il fabbisogno energetico invernale ed estivo e solamente dopo operando sugli impianti”. Il professionista poi si è soffermato sulla realtà locale. Il Titano si è normato solamente dal 2008 attraverso due leggi, la 72/2008 e la 48/2014, che “hanno attuato le principali indicazioni delle direttive UE sul risparmio e sull’efficienza energetica sulle nuove costruzioni e sul risanamento degli edifici esistenti”. Attraverso il Decreto Delegato 5/2015 inoltre “si è stabilito che tutte le domande di incentivi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti devono essere accompagnate da una diagnosi energetica e non da una semplice certificazione energetica” per garantire che “il calcolo dei fabbisogni invernali ed estivi” sia basato “sulle effettive esigenze degli utenti”. La Repubblica, ha concluso Tartarini, meno di dieci anni fa “è partita da zero” ma oggi possiede “norme, procedure e incentivi non inferiori a quelli europei”.

Giorgio Brigliadori ha approfondito le due normative sammarinesi. Quella del 2008 fa riferimento alla “promozione e all’incentivazione dell’efficienza energetica degli edifici e dell’impiego di energie rinnovabili in ambito civile e industriale” e si è tradotta, alla voce “Conto Energia”, in “958 impianti fotovoltaici” mentre sono stati 66 gli impianti fotovoltaici realizzati con il contributo a fondo perduto. Sette invece quelli pubblici, per un totale di 1.031 impianti. Numeri decisamente più bassi per il solare: con il contributo a fondo perduto sono stati attivati 60 impianti solari termici e 9 pompe di calore. Gli interventi di riqualificazione energetica con il contributo in conto interessi sono stati 2.

Emanuele Guidi, “pescando” dai dati raccolti nel libro “Coltivare il futuro, elenco di cose da fare”, ha presentato alla platea alcune riflessioni corroborate da dati e numeri: San Marino è il secondo Paese in Europa a livello di emissioni di CO2 pro capite. Spropositato è anche il consumo di energia primaria pro capite a confronto con altre realtà limitrofe e i Piccoli Stati europei. Altro campanello d’allarme, l’esborso dello Stato per l’approvvigionamento di gas ed elettricità: circa 40 milioni di euro all’anno. “Negli ultimi anni San Marino si è focalizzato sulla produzione di energia, puntando sulle FER. A fine 2015 dovrebbe essere in grado di autoprodursi il 3,3% del proprio fabbisogno elettrico”, che equivale più o meno all’1% del fabbisogno complessivo. “Occorre riqualificare l’esistente per fare ripartire il settore edile” ha concluso Guidi, che ha chiesto alla Cassa Edile di “sostenere la formazione di maestranze” e di “favorire la creazione di consorzi di imprese in gradi di prendere in gestione temporea gli impianti pubblici e privati, progettandone e realizzandone la riqualificazione energetica”.

Per donare ai nostri figli una San Marino più verde. Più sostenibile. E più gentile con la Natura.

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