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San Marino, dalla società civile un’alleanza per il Paese

da Redazione

Tutti quanti, tutti insieme, chiedono con determinazione alle forze politiche uno sforzo straordinario per accogliere e gestire il cambiamento epocale che viviamo.

 

Se la firma del contratto industria tra ANIS e CSU rappresenta un segnale importante dato dalla cosiddetta società civile alla politica (poi vedremo se i lavoratori interessati dal referendum hanno una diversa visione prospettica, ma resta comunque tutto un altro discorso), questa settimana ai 364 candidati e alle 11 liste elettorali, di messaggio ne è stato indirizzato un altro. Forte e chiaro.

Nel corso di una conferenza stampa congiunta, le associazioni economiche di categoria e gli ordini professionali hanno annunciato, questa settimana, di aver sottoscritto un accordo, che rappresenta un impegno di fronte ai cambiamenti che si trova a vivere il Paese, e che di contro vuole essere una richiesta di impegno rivolta alla politica.

Prima di scendere nei particolari diciamo subito quali sono le forze sociali che hanno aderito all’iniziativa: Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese, Unione Nazionale degli Artigiani Sammarinesi, Unione Sammarinese Commercianti, Unione Sammarinese degli Operatori Turistici, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e Ordine degli Avvocati e Notai.

Tutti quanti, tutti insieme, chiedono con determinazione alle forze politiche uno sforzo straordinario per accogliere e gestire il cambiamento epocale che viviamo. Lo hanno messo nero su bianco e sottoscritto, tanto per non lasciare spazio a diverse interpretazioni.

Hanno deciso di metterci la faccia, perché – come riporta il testo dell’accordo – “Anche gli imprenditori devono riconquistare il loro futuro impegnandosi ancora di più per superare la crisi economica, salvare le imprese, i posti di lavoro e per continuare a contribuire al sostegno dello stato sociale”. L’esperienza degli associati a ANIS, UNAS, USC, USOT e ai due ordini professionali può “portare un contributo alla costruzione di una società più giusta, in grado di dare nuova occupazione qualificata in particolare ai nostri giovani, ed anche alle tante persone del circondario che con noi concorrono al benessere comune”.

Senza clamore ma con tanto impegno, dicono i sottoscrittori, farcela, uscire dalla crisi, tornare a crescere, diventa un’impresa possibile. Lavorando con una mano sulla coscienza e con un pensiero rivolto ai giovani, “ai quali stiamo addossando responsabilità e debiti non loro”.

Il contributo, viene ribadito, è “apolitico” e rivolto a tutti, “ai cittadini, ai residenti a chi lavora con noi”, un contributo che dovrà essere portato avanti con senso di responsabilità.

Uno dei passaggi chiave del documento rappresenta la richiesta alla politica, a tutta la classe politica, a partire da chi uscirà vincitore dalla prossima tornata elettorale: “Abbiamo fiducia, crediamo nelle nostre possibilità, per questo vi chiediamo di assumere un impegno formale per la costituzione di un tavolo di lavoro istituzionale pubblico-privato, attraverso uno specifico provvedimento legislativo del Consiglio Grande e Generale che, nei primi sei mesi della prossima legislatura, definisca un progetto strategico pluriennale per San Marino”.

Il gruppo di lavoro, viene specificato, dovrà avere un unico coordinamento, essere suddiviso in sottogruppi ai quali affidare il compito di affrontare le diverse, singole tematiche.

Dalla società civile vengono anche evidenziate quali sono le principali priorità che il Paese deve affrontare e risolvere. Il primo concetto è quello della legalità: un problema trasversale, quello dell’infiltrazione della malavita e della criminalità organizzata, che non può essere preso sottogamba e che deve essere affrontato con tutte le armi a disposizione. Poi c’è l’esigenza di normalizzare i rapporti con l’Italia, a partire dalla ratifica, da parte italiana, che ancora manca, dell’accordo contro le doppie imposizioni, per la definitiva uscita di San Marino dalla black list del MEF. Altra priorità è il pareggio di bilancio, perché l’indebitamento del Paese è uno scoglio da evitare a tutti i costi. Va riformato il mercato del lavoro, e anche su questo aspetto sono tutti d’accordo, perché la burocrazia e gli attuali limiti del sistema rappresentano un freno sia per le imprese sia per gli stessi lavoratori in cerca di occupazione. Si deve proseguire sulla strada del Parco Scientifico e Tecnologico, va messo in campo un serio progetto per il rilancio del settore turistico-commerciale e infine vanno intraprese tutte le possibili forme di contrasto all’abusivismo e per la trasparenza negli appalti pubblici.

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