Home FixingFixing San Marino, capire la riforma fiscale partendo dalla busta paga

San Marino, capire la riforma fiscale partendo dalla busta paga

da Redazione

La L. 166/2013 ha introdotto novità importanti. Nascoste tra le pieghe del cedolino. Slalom tra deduzioni e detrazioni, contributi obbligatori e facoltativi.


di Loris Pironi

 

È importante saper leggere la propria busta paga. Non si tratta di un semplice sfogo per la curiosità. E non è vero che alla fine quello che conta è riconoscere solo una delle numerose voci che la compongono, quella del netto mensile.

È importante capire come si arriva dalla cifra lorda a quella netta perché in mezzo c’è un vero e proprio mare di informazioni utili. A maggior ragione oggi che, con la nuova fiscalità sammarinese, ci sono novità importanti scritte in quel foglio tanto atteso che il datore di lavoro consegna una volta al mese.

 

Come è strutturata una busta paga


La busta paga è strutturata in più parti. La banda superiore – che nella riproduzione simbolica qui in pagina abbiamo omesso per questioni di privacy – contiene i dati personali del dipendente: nome e cognome, codice ISS, qualifica e livello, data di assunzione, gli scatti di anzianità (il Contratto Industria ANIS-CSU, ad esempio, ne prevede 4, ogni due anni), le persone a carico, eventuali indennità. L’ultima riga della prima fascia è invece necessaria all’ISS, per determinare i giorni e le ore di lavoro, le ferie, la malattia e la CIG maturati nel mese in questione.

La parte centrale del cedolino è quella più consultata in genere dal lavoratore, o quella comunque di più facile consultazione. È qui che si trova infatti lo sviluppo (su base oraria, in base alle esigenze dell’ISS, anche in questo caso) della retribuzione. Nella prima colonna si trova la descrizione (lavoro ordinario, festività, eventuali ferie, permessi malattia e quant’altro) a fianco la rispettiva quantità (espressa sempre in ore, appunto), la paga oraria e il totale di ciascuna voce, fino a giungere, nell’ultima riga di questo “blocco” del cedolino, al totale lordo (lordo, è importante) delle competenze con a fianco le eventuali ritenute (anticipi o quant’altro, espresso chiaramente in negativo).

Qui è opportuno un piccolo ma gustoso inciso: per determinare la tariffa oraria degli operai (il salario è legato alle ore lavorate nel mese) e quella straordinaria degli impiegati (lo stipendio è una cifra fissa) si applica un divisore fisso contrattuale, legato agli orari di lavoro. Questo divisore è di 162,5 per il settore industria, di 169 per i servizi, di 174 per il commercio (il settore in cui le ore sono di più, 40 la settimana) e di 158 per le banche (il settore con meno ore lavorate, 36,5).

E ora arriviamo alla metà inferiore della busta paga, quella più complessa da leggere e da comprendere, ma è la più importante perché, vista in sezione, è quella che ci aiuta a dipanare mentalmente la nostra posizione fiscale.

Fixing ora vi racconta la “nuova” busta paga quella con cui i lavoratori dipendenti delle imprese sammarinesi si trovano ad avere a che fare dal mese di gennaio. Questo è utile oggi a maggior ragione anche per capire – finalmente – come funzionerà la nuova fiscalità sammarinese.

 

Sul cedolino malattia, infortuni e maternità


Altra breve parentesi su malattia, infortuni e maternità: tutte voci che riguardano l’ISS, chiamata nel caso a pagarle al posto dell’azienda, che però le deve anticipare, indicare in busta paga e quindi recuperare dai contributi in una seconda fase. La malattia è pagata per i primi 14 giorni all’86%, torna ad essere pagata al 100% dal 15° giorno sino al 180°, e dal 181° sino al 365° ritorna all’86%. Po ci sono gli infortuni e la maternità che vengono pagati il 100% e c’è l’aspettativa – disciplinata dalla legge sulla maternità – che vale il 30% fino all’anno di vita del bambino e al 20% per i successivi 6 mesi.

 

La riforma tributaria. Spiegata ai bambini


Come spiegheremmo – noi, educatori estrosi – la riforma tributaria ai bambini? Con in mano la busta paga. La cifra che ci interessa si trova nella terza riga, prima colonna di sinistra, quella dell’imponibile IGR. È su questa cifra che si andranno a pagare le tasse, considerate le deduzioni (ovvero l’abbattimento della cifra imponibile, mentre le detrazioni servono per abbattere l’imposta). Come si arriva al reddito imponibile? Partiamo da un’ipotesi di reddito lordo mensile da lavoro dipendente di 1.800 euro (23.400 euro annuo). Da questa cifra si scala un abbattimento forfetario del 7% per tutti (fino a un massimo di 2.800 euro), quindi dal lordo totale scaliamo anche i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori (il 4,8% per il fondo pensione e lo 0,5% per gli ammortizzatori sociali) e l’eventuale contributo per il secondo pilastro previdenziale (1%) per i lavoratori con età inferiore ai 50 anni. Tra i contributi segnaliamo che c’è anche la quota sociale – facoltativa – a favore delle organizzazioni sindacali dello 0,4%, che però in questo caso, parlando di riforma tributaria, non ci interessa. Dai nostri 23.400 euro iniziali siamo così giunti alla cifra di 20.287,80 euro, definito l’imponibile SMaC. La riforma prevede la possibilità di scalare le deduzioni SMaC, per un importo massimo di 9 mila euro. Senza entrare troppo nel dettaglio possiamo dire che c’è una parte fissa e una variabile legata alle spese sostenute con la San Marino Card. Più lo stipendio lordo è elevato più la parte da raggiungere spendendo sul Titano (e dimostrando le spese sostenute) è alta: la cifra-chiave è di 40 mila euro, sopra la quale vanno comprovati tutti i 9 mila euro di spese in territorio. La formula per calcolare la parte fissa e variabile è illustrata nell’allegato C della riforma (L. 166/2013) e conta tre coefficienti fissi e una sola variabile, l’Imponibile SMaC. La formuletta la possiamo semplificare così: da 40 mila euro (coefficiente) si sottrae l’Imponibile SMaC (i nostri 20 mila e 200 euro dell’esempio), il risultato viene diviso per 31 mila (altro coefficiente) per la cifra di deduzione regressiva massima (ovvero i 9 mila euro). La cifra che otteniamo, sottratta ai 9 mila euro iniziali ci dà la cifra che dovremo spendere con la SMaC nel corso dell’anno. Nel nostro caso la parte variabile SMaC ammonta a 3.277,10 euro.

Tornando alle nostre deduzioni, tolti i 9 mila euro (fissi e/o variabili) dall’Imponibile SMaC, arriviamo finalmente al reddito imponibile, che nel nostro esempio ammonta a 11.287,80 euro, su cui si calcola l’imposta lorda tramite gli scaglioni d’imposta specificati nell’allegato C della riforma (si va dal 9% sotto i 10 mila euro al 35% sopra gli 80 mila euro). Nel nostro caso l’aliquota d’imposta è del 13%. Ma non è ancora finita. Perché l’imposta lorda a questo punto viene sgravata dalle detrazioni (non più deduzioni) per i carichi familiari (250 euro per il coniuge e i figli a carico, 125 per ogni altro familiare, con un 20% in più se a carico sono più di 3 persone o ci sono persone con disabilità).

Tutto questo è indicato in busta paga: ritroviamo (seconda riga della metà bassa) tre delle quattro caselle dei contributi (fondo pensione, CIG e contributo sindacato, la quarta va ripescata nell’ultima riga), il totale delle ritenute IGR, la quota divisa per un singolo mese delle deduzioni SMaC fino ad arrivare al sospirato netto mensile in busta, giustamente evidenziato.

 

Una scadenza molto importante


Chiudiamo segnalando una scadenza estremamente importante. Entro il 30 aprile tutti i lavoratori, residenti o frontalieri, devono comunicare al proprio datore di lavoro (in qualità di sostituto d’imposta) tramite un apposito modulo da compilare, se intendono beneficiare delle detrazioni SMaC; solo i lavoratori residenti devono compilare ancora prima di aprile un secondo modulo in cui sono indicati i propri carichi familiari (il frontaliere ha i suoi sgravi analoghi in Italia). Ai lavoratori che non avessero ancora ricevuto notizia dal proprio datore circa questo modulo, il consiglio è quello di muoversi per tempo.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento