Home FixingFixing Parlano i Vicepresidenti ANIS. Edilizia: è davvero difficile controllare i forensi?

Parlano i Vicepresidenti ANIS. Edilizia: è davvero difficile controllare i forensi?

da Redazione

Delio Maiani, Franco Capicchioni, Roberto Renzi. Sono i tre vicepresidenti dell’Associazione Nazionale Industria San Marino. Intervistati da Fixing, esprimono le loro impressioni sulla situazione attuale. E fanno il punto sulla questione dello stop all’apertura della vendita immobili ai forensi.

di Alessandro Carli


SAN MARINO – Affiancano, dal mese di maggio, il neo Presidente dell’ANIS, Emanuel Colombini. Sono i tre vicepresidenti dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, presentati sulle pagine del nostro settimanale una settimana fa. Abbiamo posto qualche domanda a Delio Maiani (Sedi), Franco Capicchioni (Aliparquets) e Roberto Renzi (Tecnoplay), per aprire un confronto e raccogliere le loro idee sulle traiettorie che deve intraprendere la Repubblica e sul ruolo che hanno le imprese per lo sviluppo del Paese.

 


DELIO MAIANI

La crisi dei mercati hanno investito anche il Titano. Come vede lo stato dell’economia locale?
“L’economia del Paese sta andando a rotoli. Mi sembra che non ci siano prospettive, specie nel nostro settore, quello dell’edilizia. Le imprese sono a rischio giorno dopo giorno. Abbiamo certamente peccato in passato: lo Stato, al momento del piano regolatore del 1992, ha creato zone convenzionate che, se da un lato hanno portati alcuni vantaggi, dall’altro ha messo in difficoltà il territorio”.
Qual è, secondo lei, il ruolo delle imprese nell’economia del territorio?
“Sicuramente di grande rilievo. Ci sono tante cose da fare, e non solo nel campo dell’edilizia. Le imprese rappresentano il volano dell’economia”.
Ultimamente si è parlato di una possibile apertura del mercato immobiliare ai forensi.
“Ho seguito il dibattito in Consiglio. Si è parlato di categorie, ma il progetto ha subito uno stop, purtroppo. Molti edifici, a San Marino, sono incompiuti. Il mercato dell’edilizia sta vivendo una fase di grande affanno, anche perché dà lavoro a diverse categorie, come ad esempio gli artigiani, i falegnami, i professionisti che si occupano di infissi, eccetera. tutti lavoratori che riusciranno ad andare avanti ancora per poco tempo, se non si trova una soluzione. Non abbiamo nuovi cantieri in programma. La richiesta di apertura ai forensi, secondo me, può rappresentare una buona linfa per il comparto. Si tratterebbero di appartamenti acquistati come case di villeggiatura. Anche se si riuscisse a vendere un 10-15% del patrimonio immobiliare, si innesterebbe un circolo virtuoso: le banche, in difficoltà di liquidità, ne trarrebbero giovamento. Potrebbero rientrare certe somme”.
La polemica si è accesa sulla difficoltà di mappare gli eventuali clienti…
“Con tutti i mezzi che ci sono a disposizione, non credo sia difficile individuare i forensi che vogliono acquistare un appartamento sul Titano. Credo che se si volesse davvero sapere l’identità dei compratori, i mezzi ci siano. In passato, forse, non si è voluto approfondire questo aspetto”.
A circa un anno dalla tornata elettorale, stanno nascendo molto movimenti trasversali.
“La mia impressione è che la cittadinanza si stia allontanando dalla politica, che invece ha un ruolo-chiave per la gestione della cosa pubblica. Abbiamo avuto un incontro con i capigruppo. In quell’occasione abbiamo chiesto di lavorare. Molte imprese hanno chiuso e molte potrebbero chiudere. Si può uscire dalla crisi solo mettendo in campo un grande impegno, come avvenne negli anni Sessanta e Settanta. E’ necessario riuscire a muovere i mercati, ma anche superare gli ostacoli della black list italiana, che rappresenta un punto di arrivo ma anche di ripartenza, e si lega alla credibilità del nostro sistema Paese”.

   
FRANCO CAPICCHIONI

Ci può fare il punto sulla situazione dell’economia locale?
“In Italia l’edilizia, alla quale le imprese sono legate, è in crisi e sta ingessando sempre più il Paese. A San Marino si aggiunge il fatto che il mancato chiarimento dei rapporti con l’Italia, oltre che a comportare una robusta perdita del fatturati, fa sì che molti commercialisti suggeriscono di non comperare sul Titano”.  
All’ultimo forum economico promosso dalla Segreteria all’Industria si è discusso anche del Parco Scientifico e Tecnologico.
“Rappresenta senza dubbio un valore. Organizzato assieme alle regioni limitrofe può avere un valore anche europeo. Credo che non serva individuare un’area specifica: tutta la Repubblica, viste le sue dimensioni, può contenere le aziende che si occupano di ricerca e sviluppo. C’è però bisogno della fibra ottica: dopodiché si può già iniziare a fare una start up solo sammarinese. Possiamo contare sulla bassa fiscalità. Per partire, servono poche altre cose. Poi si può aprire una trattativa con l’Italia”.
A circa un anno dalle elezioni politiche, quali sono le sue sensazioni?
“La politica deve fare il suo mestiere, ma forse oggi è un po’ troppo attenta ai voti. Il Paese deve fare scelte, a costo che risultino impopolari. San Marino deve iniziare a preparare un programma che preveda la riduzione della spesa pubblica corrente: le risorse sono calate e bisogna evitare di fare debiti. Con la riduzione della spesa si potrebbero liberare risorse per fare investimenti in ricerca e sviluppo. L’Associazione Nazionale Industria San Marino, questo concetto, lo porta avanti da tempo”.
Qual è il ruolo delle imprese per lo sviluppo del Paese?
“Tra i piccoli Stati, il Titano rappresenta un’eccezione in quanto vive di economia produttiva reale. Dopo lo schiacciamento dei sistemi bancari e finanziari, le imprese sono diventate il primo volano per quel che concerne il gettito allo Stato. Per il futuro è necessario permettere alle imprese già presenti di poter lavorare e allo stesso tempo attrarre altre aziende dall’estero”.


ROBERTO RENZI

Quali le priorità per la Repubblica di San Marino?
“Premessa l’importanza della risoluzione dei rapporti con l’Italia, fondamentali per lo sviluppo del Paese in quanto solo con regole scritte e scelte importanti si può tornare ad essere competitivi sui mercati, credo che per le aziende sia necessario recuperare la produttività. Tra le priorità che deve inseguire San Marino, trovano spazio certamente l’individuazione degli sprechi. Per rilanciarci, sarebbe opportuno preparare un piano che riduca sensibilmente la spesa pubblica: un piano di interventi sul medio-lungo termine, ovvero tra i 5 e i 10 anni. Un piano che, tra le altre cose, si inserisca nell’obiettivo espresso da Fondo Monetario Internazionale: riduzione della spesa pubblica e pareggio di bilancio. La logica dell’hic et nunc non sposa le dinamiche dei mercati: bisogna individuare una strategia pluriennale che dia alla popolazione una base su cui lavorare. Oggi il bilinguismo e l’informatizzazione sono due parole fondamentali”.
A poco più di un anno dalle elezioni, si stanno imponendo una serie di movimenti. Come vede la politica?
“Il Paese chiede un rinnovamento perché sono cambiate le dinamiche dei mercati. La popolazione non ha più ideologie: oggi, davanti alla crisi, i cittadini chiedono trasparenza, scelte, sacrifici. La base politica dovrebbe avere, al suo interno, qualche tecnico in gradi di leggere e cogliere i segnali. Solo i tecnici sono in grado di lavorare attorno a una serie di strategie improntate sul futuro in quanto operano sulla base dei dati, dei numeri. Che forse, nel territorio, latitano”.  
Qual è la mission dell’Associazione degli industriali per il futuro?
“Sicuramente quello di dare un colpo di timone: quello che paga è il lavoro, è l’investire in nuovi sistemi di comunicazione per poter aprire una finestra sul mondo. Le aziende devono investire sulla competitività e allo stesso tempo essere attente all’innovazione”.

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