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“Liska”, etichettatura e tracciabilità dei pesci

da Redazione

Con questo progetto Stefania Borasca ha vinto la targa dell’ADI: “Ha suscitato un certo interesse e c’è la possibilità che si concretizzi”.

BorascaTargaGiovani

 

di Alessandro Carli

 

Ha gli occhi azzurri come il mare, quel mare che ha sempre visto sin da quando è piccola, e che le ha dato lo spunto per creare un progetto – oggetto della sua testi di laurea Triennale al Corso di Design Industriale della Repubblica di San Marino – che le ha permesso di aggiudicarsi la “Targa giovani” al concorso “Compasso d’Oro”, il massimo premio per il design italiano dell’Associazione Disegno Industriale (ADI).

Lei si chiama Stefania Borasca, 24 anni di Gabicce Mare (nella foto assieme al docente Donatello d’Angelo e alla direttrice del Corso di Laurea Triennale in Design dell’Ateneo, Alessandra Bosco), e attualmente studia a Urbino: “Ho iniziato un corso di Design editoriale all’ISIA” racconta. Con lei parliamo di “Liska”, il progetto che ha trionfato al certamen di Milano.

“Si tratta di un sistema per l’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti ittici confezionati e venduti al banco. Grazie alla ‘targa giovani’, l’ho ripreso in mano, anche perché ha suscitato un certo interesse, e c’è la possibilità che si concretizzi, visto che ad oggi è ancora un progetto”.

Nome indovinato, non c’è che dire, di bell’impatto. “Mi sono rifatta alla lisca del pesce – specifica -, che rappresenta lo scheletro dell’animale. Liska, allo stesso modo, vuole rappresentare è lo scheletro delle informazioni legate ai pesci. L’idea iniziale è stata abbastanza semplice e naturale: abito in un paese ittico e quindi ho sempre avuto a che fare con il pesce”.

L’etichettatura alimentare deve rappresentare uno strumento per informare con correttezza e trasparenza sulle caratteristiche del prodotto e del produttore diventando informazione attiva che educa ad un consumo consapevole. Al momento dell’acquisto del prodotto però i termini di tracciabilità e rintracciabilità risultano poco chiari al consumatore che si trova a doversi confrontare con sistemi di etichettatura complessi che lo portano a scegliere in base al prezzo piuttosto che alla provenienza. Da qui al progetto “Liska” – dove la k in realtà si allunga a formare una crasi con la j, a ricordare la forma dell’amo – il passo è relativamente breve. “Ho diviso i prodotti in categorie, definito le etichette e dato la possibilità di leggere sul proprio telefonino caratteristiche come la zona in cui il pesce è stato pescato e i suoi valori nutrizionali. Sarà così possibile capire, per esempio, che il calamaro confezionato presente nel frigo del supermercato è un mollusco da 92 chilo-calorie, che è stato pescato nel mare Adriatico in una certa data e che, fra le altre cose, dei suoi 100 grammi di peso 3,08 sono carboidrati e 15,58 sono proteine”.

Sulla voce “provenienza” – molto importante oggi – la dottoressa Borasca spiega di aver “fatto riferimento ai dati Fao sull’Adriatico”.

Al momento “Liska” è solo in italiano, ma non esclude che “possa essere sviluppato anche in altre lingue”.

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