Home FixingFixing L’asfalto di materiale riciclato, l’Ateneo e la CBR assieme

L’asfalto di materiale riciclato, l’Ateneo e la CBR assieme

da Redazione

Ingegneria Civile: al via la ricerca nel campo dello sviluppo delle tecnologia ecosostenibili. Il ricercatore Andrea Grilli: “Introdurre nuove tecniche di produzione e costruzione”.

asfalto

 

Dopo le vernici antiscivolo prodotte dal Colorificio Sammarinese e che vengono utilizzate anche in Formula Uno (sappiamo tutti la pericolosità delle strisce bianche quando sono bagnate o semplicemente umide), il Titano affronta – ma questa volta attraverso l’Ateneo e la sinergia con un gruppo riminese – la base su cui queste vengono dipinte: l’asfalto.

E’ partito nei giorni scorsi un nuovo studio sperimentale dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino nell’ambito dell’Ingegneria Civile, e per la precisione nel campo dello sviluppo di tecnologie ecosostenibili per la costruzione delle strade, con l’obiettivo di definire una ‘miscela’ di asfalto in grado di utilizzare in misura sempre più ampia materiali altrimenti destinati alla discarica. Coinvolta anche la Cooperativa Braccianti Riminese, che metterà a disposizione dell’Università di San Marino il suo impianto produttivo di Pietracuta, in provincia di Rimini, per le ricerche legate all’iniziativa.

A occuparsi della progettazione in laboratorio e delle altre operazioni coinvolte sarà uno studente dell’ultimo anno del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile, Stefano Silvegni, che andrà così ad applicare le nozioni teoriche acquisite durante il suo percorso di studi.

“Lo scopo principale del progetto – afferma a proposito Andrea Grilli, ricercatore dell’Ateneo – è quello di giungere a una miscela a uso stradale prodotta a freddo e contenete un alto quantitativo di materiale fresato opportunamente trattato, proveniente dalla demolizione di vecchie pavimentazioni stradali”.

Grilli rileva che l’applicazione di queste tecniche è diventata sempre più importante per il territorio, “dove le montagne naturali vengono frantumate per la produzione di aggregati di cava e contemporaneamente altre montagne artificiali si generano dal continuo stoccaggio dei materiali di demolizione”.

Il progetto, precisa infine il ricercatore, “nasce dalla volontà condivisa di introdurre nuove tecniche di produzione e costruzione che possano ridurre l’impatto ambientale dei siti di stoccaggio e dei sistemi di produzione, creando delle valide alternative progettuali agli enti pubblici gestori della rete stradale”.

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