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L’arte della potatura degli ulivi: tempi, tecniche e attrezzi da impiegare

da Redazione

Con Giorgio Pasquinelli alla scoperta dei tanti segreti del mestiere.

 

“Pure colline chiudevano d’intorno marina e case; ulivi le vestivano / qua e là disseminati come greggi / o tenui come il fumo di un casale / che veleggi / la faccia candente del cielo”. Il vento della poesia – qui è Eugenio Montale di “Ossi di seppia” – che soffia da quella Liguria così amata dal Premio Nobel, ha il dono di saper raccontare, tra profumi e reminiscenze e percorrendo la Linea Gotica, anche i declivi del monte Titano.

In zona Laiala, nel cuore della Repubblica di San Marino, incontriamo il poeta della potatura degli ulivi, Giorgio Pasquinelli. Chiaramente impegnato nel suo lavoro…

Scende da una pianta e ci sorride. Ha in mano gli attrezzi che utilizza per “accarezzare” i rami degli ulivi. Le foglie e la segatura che rimangono attaccate ai suoi vestiti danno una sensazione di sicurezza.

“La mia passione per la potatura risale a circa 10 anni fa – esordisce -. Poiché non si può ‘improvvisare’, ho seguito alcuni corsi specializzati. Il mio maestro è stato Tonino Caproni: da lui ha appreso molto”. Giorgio Pasquinelli è una sorta di premio Nobel dell’ulivo: ogni anno ne pota 15 mila. La sua attività non si ferma solo sul Monte: viene spesso chiamato a Pesaro e a Bologna.

Prima di parlare dei “tagli”, Pasquinelli dipinge le varietà più diffuse in Repubblica: “Certamente il Leccino e il Frantoio. Molto importante è anche sono i ruoli del Pendolino e della Capolga. Quest’ultima è la vera tipologia di ulivo del territorio, e funge anche da impollinatore”.

Il professionista poi ci rivela un aneddoto, che racconta con straordinaria precisione l’importanza dell’olio. “In passato, quando una donna partoriva, per cicatrizzare veniva utilizzata la Carbonella o la Sursina”.

Giorgio Pasquinelli poi entra nelle pieghe del suo lavoro. “L’ulivo è una pianta ‘programmata’ e decide in maniera autonoma se fare le olive. Spetta al potatore il compito di metterla in condizione di ‘lavorare’ al meglio”. Il periodo più indicato per la potatura degli ulivi spazia dalla metà di febbraio sino alla fine di maggio.

“Si inizia dall’alto e poi si scende verso il basso ed è necessario avere gli attrezzi adatti: non le forbicine ma il ‘segaccio’, le ‘forbicione’ e la motosega. Poiché l’ulivo ha una bassa redditività, è necessario ottimizzare i tempi: in un giorno riesco a sistemare dai 120 ai 150 ulivi: pochi tagli ma essenziali”.

Attenzione poi a che parti potare della pianta. “Come recita un antico proverbio, ‘tutto quello che pende è produttivo’. Il legno serve solamente alla querce, non agli ulivi. Vanno quindi curate le cosiddette ‘femminelle’, i rami che accolgono i frutti. Le piante poi devono avere sempre le ‘punte’: sono loro che ‘tirano’ la linfa”.

Già, ma come dev’essere una potatura fatta a regola d’arte?

I detti dei nostri nonni ci vengono ancora una volta a supporto: “Tra i rami deve passarci un berretto, o una colomba in volo. Ci vede essere molta luce. Devono cioè girare l’aria e passare i raggi del sole”.

Luce che deve esserci anche tra una pianta e un’altra. “Generalmente – conclude Giorgio Pasquinelli – la regola è quella del 7×6, ovvero sei metri da un lato e sette dall’altro”.

“Ed ecco che in un attimo / invisibili fili a me si asserpano / farfalla in una ragna / di fremiti d’olivi, di sguardi di girasoli” scrive ancora Eugenio Montale in una celebre lirica. Fremiti d’olivi che ci incantano gli occhi.

 

L’ARTE DELLA POTATURA

La potatura dell’ulivo è un’arte che sta appassionando i sammarinesi: visto il grande successo dello scorso anno – circa 120 partecipanti – anche nel 2015 la Cooperativa Olivicoltori e l’UGRAA organizzano una serie di corsi, che partiranno già a marzo e che prevedono lezioni teoriche e pratiche.

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