Home FixingFixing La Repubblica di San Marino “bio” già entro il 2019

La Repubblica di San Marino “bio” già entro il 2019

da Redazione

Carlo Bazzocchi spiega i tempi, i costi e gli interventi da fare. 40 imprese interessate. Per l’export una norma equivalente a quella UE.

 

di Alessandro Carli

 

Le 40 richieste pervenute al Consorzio Terra di San Marino non sono esattamente un “sassolino nello stagno”. Del resto, la necessità di approdare al biologico, gli agricoltori, l’hanno manifestata più volte. Ora però quello che sino a pochi giorni fa era solo un progetto sulla carta, sta diventando realtà. Il Consorzio Terra di San Marino, in collaborazione con la Segreteria di Stato per il Territorio e all’UGRAA, ha dato incarico al dottor Carlo Bazzocchi, un professionista del settore, di occuparsi della parte operativa e tecnica: best practice, tempi di conversione e costi. Prima di presentare i dettagli del progetto però, sgombriamo subito un dubbio: per ottenere le certificazioni, anche in un’ottica di export, verranno recepite le normative UE.

 

I TEMPI: OBIETTIVO 2020, FORSE ANCHE PRIMA

Uno spunto interessante arriva dall’Italia: il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha presentato il Piano strategico Nazionale che per quel che concerne il bio prevede, entro il 2020, un raddoppio delle superfici e un aumento del fatturato del 30%. Ad oggi, in Italia, la superficie bio si attesta attorno al 10% del comparto agroalimentare e ha un “peso economico” di oltre tre miliardi di euro.

Una deadline che San Marino potenzialmente potrebbe rispettare. Il Titano difatti non parte da zero: la produzione agricola biologica e le relative tecniche di coltivazione sono inserite nella Legge numero 39 del 1991 mentre il Decreto n. 94 del 2012 recepisce le disposizioni dell’Unione europea in materia di produzione ed etichettatura dei prodotti biologici.

Attualmente però il Titano, specificatamente per il biologico, non ha (ancora) una normativa equivalente a quella attualmente in vigore in Europa, il Regolamento CE 837 del 2007 (e che, già a luglio, verrà rivisitata con una serie di novità).

E l’incarico che è stato affidato al dottor Bazzocchi si inserisce in questo solco: far sì che il Monte si doti di tutte quelle “attenzioni” che permettano agli agricoltori del nostro territorio di ottenere la certificazione bio. “Un prodotto bio – spiega il consulente del Consorzio Terra di San Marino – deve avere il 95% dei suoi componenti biologici. Da questa percentuale va esclusa l’acqua”.

 

TEMPISTICHE, COSTI E FERTILITÀ

Il processo di riconversione non è così immediato. “I tempi che intercorrono tra una coltivazione non bio a quella bio possono variare dai due anni per le coltivazioni annuali ai tre anni per quelle perenni, come ad esempio i frutteti” spiega Bazzocchi. Tempistiche che non devono spaventare. Se la Repubblica di San Marino sposa il bio (e l’intenzione è proprio questa, ndr) e si dota di una normativa equivalente a quella europea (che è appannaggio della Segreteria di Stato per il Territorio e l’UGRAA, ndr), entro il 2019 si potranno avere le certificazioni che, ricordiamo, vengono rilasciate da un ente terzo. “Per avere un’idea dei costi – chiarisce il professionista -, in Italia l’importo oscilla tra i 30 e i 50 euro ad ettaro all’anno”.

La qualità della produzione e la quantità di prodotto, in un’azienda biologica, derivano direttamente dalla fertilità del terreno, che dipende dalla sua gestione e dalle lavorazioni che sono svolte. Dagli studi effettuati sui terreni sammarinesi, Bazzocchi ha rilevato una criticità, che non inficia sulla certificazione ma che deve essere comunque tenuto in considerazione.

“Per l’Ue la fertilità organica, l’humus, è al centro del sistema bio – prosegue – e il Titano, ad oggi, presenta valori piuttosto bassi, all’incirca dell’1%” quando la media si attesta attorno al 3,5%.

Per recuperare il gap, secondo il professionista, “ci vorranno all’circa tre o quattro anni”.

 

UN NUOVO IMPULSO PER L’ECONOMIA

Il progetto è decisamente complesso e ambizioso, ma verrà realizzato. “Da una parte la Segreteria di Stato e gli uffici competenti – affermano dal Consorzio Terra di San Marino – stanno lavorando per allineare la normativa interna sammarinese a quella comunitaria, aggiornando ed integrando il quadro vigente; dall’altro ci sono gli operatori agricoli che dovranno ‘mettere in campo’ le buone pratiche di coltivazione legate al metodo biologico con il supporto e la guida di esperti del settore. Sarebbe veramente un grande orgoglio riuscire a diventare un Paese biologico potendo così dare riflessi positivi non solo al comparto agricolo ma all’intero Paese, nuovo impulso al settore del commercio e del turismo, dell’industria, della cultura e della sanità”.

 

COSA SI INTENDE PER BIOLOGICO

La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.

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