Home FixingFixing Diario della crisi del 20 maggio 2011

Diario della crisi del 20 maggio 2011

da Redazione

dsk

 

 

Se fossimo in un sito web i tags, i riferimenti di questo articolo, potrebbero essere: potere, sexual addiction, patacca, tafazzi (quello che si menava i cabbasisi con la clava). E soprattutto, stupro.

 

di Saverio Mercadante

 

Se fossimo in un sito web i tags, i riferimenti di questo articolo, potrebbero essere: potere, sexual addiction, patacca, tafazzi (quello che si menava i cabbasisi con la clava). E soprattutto, stupro. Come è possibile che uno degli uomini più potenti della terra, uno che poteva decidere del destino di stati e di milioni di persone, possa arrivare così ciancicato, stropicciato, sgualcito nella vita per sempre, sciupato dalla sua incontinenza sessuale, spiegazzato dalla sua sicurezza di farla franca, incredulo, sulle panche della Lower Court di Manhattan, in mezzo a ladruncoli, papponi, spacciatori, solo, in attesa del suo turno? Dominique Strauss-Kahn, l’ex ormai direttore del FMI, il predestinato alla successione all’Eliseo di Sarkozy, è deflorato dalla spietatezza della legge americana dopo l’aggressione alla cameriera, Ophelia, originaria della Guinea, nell’hotel di Times Square. Ora rischia sino a settant’anni di carcere per i sette reati contestati. E’ iniziato subito il balletto della successione al FMI. L’americano John Lipsky, ex numero due del Fondo Monetario, designato sostituto di DSK dopo il suo arresto a NY, ha annunciato che a luglio 2011 lascerà l’incarico. Da ogni parte del mondo in campo i migliori economisti. Angela Merkel vuole a tutti i costi che la direzione del FMI rimanga in Europa. Il Financial Times si è assunto il ruolo di quarta colonna: “Gli europei sarebbero pazzi a lasciarsi togliere la posizione in un momento come quello attuale”. Il 55enne Lorenzo Bini Smaghi, dal 2005 stimato membro italiano del board esecutivo della Bce è uno dei candidati più accreditati insieme a Christine Lagarde, ministro dell’Economia francese. Gli europei sono al comando dell’istituzione, fondata dall’Onu nel 1944, dal 1951. Ma le potenze emergenti, asiatici e sudamericani premono alle porte del FMI. Turchia, India, Cina, Sud Africa, Messico, Brasile. Anche gli USA storcono il naso sulla troppo lunga reggenza europea del FMI: “Anche se c’è la crisi, il fondo non ruota attorno all’Europa”. L’FMI sostiene 187 Paesi e ha accordi finanziari con 26 Stati.

 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento