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La Spagna, le ali delle farfalle e la riforma delle casse di risparmio

da Redazione

Il battito delle ali di una farfalla in Amazzonia può provocare una tromba d’aria a New York. È vero, lo dice la teoria delle catastrofi. E infatti le balle raccontate da un governo ad Atene possono provocare una riforma delle casse di risparmio in Spagna. Approfondimento di Lou Nissart: il cedimento di una piccola cassa in Spagna può causare una crisi dell’euro e forse (lo si vedrà nelle prossime settimane) anche una crisi del credito internazionale.

di Lou Nissart

 

Il battito delle ali di una farfalla in Amazzonia può provocare una tromba d’aria a New York. È vero, lo dice la teoria delle catastrofi. Le balle raccontate da un governo ad Atene possono provocare una riforma delle casse di risparmio in Spagna. E il cedimento di una piccola cassa in Spagna può causare una crisi dell’euro e forse (lo si vedrà nelle prossime settimane) anche una crisi del credito internazionale paragonabile a quella seguita al fallimento di Lehman Brothers.
La cassa in questione è la Cajasur e le sue difficoltà, come quelle di molte altre casse di risparmio, sono state acutizzate dalla crisi economica e dall’austerità di bilancio che stanno devastando la Spagna. L’economia spagnola ha innestato la marcia indietro fra il 2008 e il 2009 e l’arretramento si è arrestato solo nel primo trimestre di quest’anno (con una quasi impercettibile crescita dello 0,1%). Come appunta l’Ine, l’Istituto statistico spagnolo, «La contrazione accumulata dal pil nel periodo di recessione dell’economia è stata del 4,6%». Per evitare il peggio il governo di Madrid ha incrementato la spesa pubblica, arrivando a un insostenibile deficit pari all’11% del prodotto interno lordo. Solo la settimana scorsa è stato varato un piano di austerità da 15 miliardi di euro, che include anche un taglio del 5% agli stipendi del settore pubblico.
L’austerità ovviamente è la risposta agli inviti della Commissione Europea e della Bce perché gli Stati membri perseguano un riequilibrio dei loro bilanci, visto che il colossale piano varato nell’Eurozona per aiutare i Paesi più in difficoltà non può stare in piedi da solo. Occorre ripristinare il merito di credito dei Paesi più indebitati o più squilibrati, rendendo credibili le loro finanze pubbliche.
La sempre maggiore incredulità globale verso i debitori sovrani sta provocando un effetto collaterale pericoloso ma sornione: una nuova diminuzione del credito interbancario. Non sono ancora disponibili i dati numerici diretti, ma c’è una proxy: la lenta (ma non poi troppo lenta) ascesa del Libor a tre mesi in dollari. Da febbraio questo tasso di riferimento è raddoppiato. Pur restando a livelli storicamente bassissimi, il suo movimento è spia di un malessere. Molte banche sono immerse fino alle basette nel debito sovrano. Le loro consorelle non sono molto entusiaste di prestare loro denaro sull’interbancario e il Libor si libra in alto.
Il problema delle casse di risparmio spagnole è la loro natura ambigua e, per contro, la loro franchissima propensione a finanziare il settore mobiliare. Le casse non soggiacciono alle medesime regolazioni delle banche, il che è rilevante quando si parla di riserve. Le casse sono articolate su basi regionali e il più sovente sono sottoposte a uno stretto controllo politico o religioso. La loro cattiva gestione è leggendaria. Il progetto del governo è di staccare l’azienda bancaria da un nucleo non-profit da trasformare in fondazione, come è avvenuto in Italia, e di perseguire un consolidamento fra le neo banche. Cajasur però non ne ha voluto saperne di fondersi con un’altra entità del settore, Unicaja, sebbene i suoi problemi finanziari fossero mostruosi. Alla fine il Banco de España ha assunto il controllo di Cajasur e la venderà al miglior offerente in tempi brevissimi.
Le cifre della crisi di Cajasur sono intollerabili per un’azienda, ma non si può dire che siano senza precedenti. Il Tier 1 (che misura la capacità di assorbire perdite con i mezzi propri dell’azienda) è sceso nel 2008 al 5,6% (il minimo richiesto è 8%), il rating Fitch è stato tagliato a BB+ il 21 aprile dell’anno scorso, i crediti in sofferenza sono arrivati a 450 milioni, rendendo impensabile riassorbirli in tempi non geologici.
Con tutto questo, le dimensioni di Cajasur sono ridicole in confronto a quelle del sistema bancario spagnolo, di cui costituisce solo lo 0,6% in termini di attivo di bilancio. La reazione dei mercati finanziari, come fin troppo spesso negli ultimi mesi, è apparsa assurdamente sproporzionata. L’euro ha perso il 2-3% rispetto al dollaro, le Borse europee sono scese di oltre il 3%, il differenziale sui tassi d’interesse fra i Paesi minori dell’Eurozona e la Germania si è ampliato.
A sua volta, questi eventi stanno mettendo in forse la ripresa in tutto il continente. Qui, a dire il vero, gli influssi sull’economia sono contrastanti. L’austerità evidentemente non favorisce la crescita della produzione, ma la debolezza dell’euro rappresenta un atout non indifferente per gli esportatori. Nel bilancio, tuttavia, sembrano prevalere le spinte depressive.
Chiudiamo allora il cerchio. Il battito delle ciglia di una cassa del Sud della Spagna può riempire di lividi le Borse e i mercati valutari e precipitare una recessione europea quando già tutti stavano assaporando la ripresa. È ovvio che questa situazione di fragilità ed iperreattività dei sistemi economici non produce nulla di buono. Coeterum censeo: non sono sufficienti le risposte nazionali, è l’Europa che deve muoversi.

 

 

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