Home FixingFixing Speciale cultura: San Marino, la “Madonna del latte” di Serravalle

Speciale cultura: San Marino, la “Madonna del latte” di Serravalle

da Redazione

Grazie ai lavori di restauro eseguiti da Graziella Venturini e Anna Malpeli oltre dieci anni fa è emerso un “dettaglio” particolare: un seno vicino alla bocca del bambino. Da qui il nuovo nome del quadro.

Madonna latte

 

di Alessandro Carli

 

La Chiesa di Sant’Andrea di Serravalle, da circa due secoli, conserva al centro della parete absidale un meraviglioso affresco che raffigura la “Madonna con il bambino”, un’opera del pittore veneto Antonello da Serravalle che è stata riscoperta e quindi restaurata poco più di 10 anni fa. Le operazioni sono state raccontate in un piccolo libro che a suo tempo mi donò Don Giuseppe Innocentini, “Don Peppino”: un prezioso cartaceo curato da Pier Paolo Pasini e Anna Simoncini e che spiega, passo dopo passo, lo stato inziale dell’opera, i lavori effettuati e il risultato finale. Il recupero della Madonna è stato effettuato da Graziella Venturini e Anna Malpeli del Laboratorio di Restauro del Museo di Stato di San Marino. “A uno sguardo ravvicinato – scrive Anna Simoncini – il dipinto appariva completamente artefatto a seguito di un vecchio restauro eseguito nei primi del Novecento che con l’impiego di diffuse stuccature e pesanti ridipinture aveva completamente nascosto e forse irreparabilmente cancellato l’immagine iniziale”.

Dopo un primo studio però, prosegue Simoncini, “sono apparse tracce apprezzabili dell’antico affresco che ci hanno persuaso a tentare un intervento radicale, finalizzato a rimuovere tutti i rifacimenti e a riportare in luce la sottostante pittura, anche se frammentaria e quasi certamente danneggiata”.

Finiti i lavori, l’antica immagine della “Madonna con il bambino”, che ha saputo superare le ingiurie del tempo e gli approssimativi rimaneggiamenti, “è riapparsa in tutta la sua dolce umanità, quasi a rivendicare il bisogno di essere fatta oggetto di una rinnovata devozione”.

Gli studiosi hanno fatto una meticolosa ricerca filologica e sono arrivati all’Archivio Diocesano di Rimini dove, in un documento del 1740 che riuniva un “Inventario de’ Suppellettili sacri dell’Oratorio di Serravalle”, hanno scoperto che sull’altare maggiore della chiesa risultava esserci “un ancona dipinta di varii colori e le cornici tutte dorate, e con l’immagine della Beatissima Vergine dipinta sulla muraglia”.

Sull’opera intervenne anche padre Teodosio Lombardi che con competenza e fermezza afferma: “è del Quattrocento, ma ritoccata all’inizio del nostro secolo da mano inesperta”.

Ma è Pier Giorgio Pasini, a lavori finiti, a entrare nei dettagli del risultato finale dei lavori. “Con il restauro, l’immagine ha cambiato completamente aspetto; sono spariti i colori violenti e i chiaroscuri forti delle ridipintura, e ad essi sono subentrati colori luminosi e i profili sottilmente modulati dell’originale”. Il restauro ha però portato anche un cambiamento sostanziale dell’iconografia, quindi il suo significato.

Siamo quindi nel Quattrocento, nel secolo che ha rifiutato le decorazioni complicate e che ha voluto raccontare Maria in maniera pura ed essenziale, nella sua natura di giovane donna.

Venturini e Malpeli, hanno invece spiegato le modalità del loro intervento. Le condizioni iniziali in cui hanno trovato la Madonna erano davvero preoccupanti. “…si presentava totalmente eseguita a tempera e in uno stato generale di offuscamento dovuto alla presenza di polveri e nero fumo”. Poi, iniziato il restauro, le prime, importanti scoperte. “A un’attenta analisi a luce radente si è potuto notare he l’aureola della Vergine era in rilievo rispetto alla superficie della pittura: connotazione tipica degli affreschi del tre e del quattrocenteschi”. La pulitura poi ha rivelato che “nel manto e nella veste della Vergine risultava una pellicola pittorica molto abrasa mentre una porzione pulita del viso della Madonna lasciava intuire una pittura elegante, delicata e in discrete condizioni, così come nel piede del bambino, nel braccio e nella manina che tira il manto della Madre”. Le professioniste hanno scoperto “un seno vicino alla bocca del bimbo”. Con questo nuovo elemento, l’opera viene identificata non più (solamente) come “Madonna del Bambino” ma come “Madonna del latte”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento