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San Marino: i “titani” vanno avanti tra dubbi e calcoli reali

da Redazione

Serata pubblica: tante le domande, soprattutto dei commercianti. Per comprendere il progetto riportiamo un esempio di “incasso” e “spesa”.

serata CCF Titani2

 

di Daniele Bartolucci

 

I “titani” fanno un altro passo in avanti, anche se i dubbi che accompagnano il progetto sulla prima moneta fiscale sammarinese (tecnicamente Certificati di Compensazione Fiscale) non sono pochi. Lo dimostrano le tante domande rivolte agli esperti, presenti insieme agli organizzatori e promotori del progetto di legge (i partiti di maggioranza) alla serata pubblica di Murata. L’obiettivo dichiarato – capire lo strumento, individuarne le potenzialità e chiarire i dubbi – è stato raggiunto per il momento, anche grazie alle risposte puntuali e volutamente meno tecniche del previsto. Riportiamo in calce il commento alla serata di Marco Cattaneo, uno degli ideatori dei CCF, pubblicato sul suo blog, dopo aver ospitato la proposta, qualche mese fa, dell’economista Biagio Bossone, entrambi relatori della serata, insieme ai parlamentari italiani del Movimento 5 Stelle, Pino Cabras e Alvise Maniero, promotori di una proposta simile a quella dei gruppi di maggioranza sammarinese (presenti come relatori Giovanni Zonzini di Rete, primo firmatario del pdl, e il consigliere della Dc Stefano Giulianelli).

Come noto, l’impianto normativo dei Certificati di Compensazione Fiscale è già stato presentato come progetto di legge, ma come hanno ammesso gli stessi proponenti, si tratta di un “work in progress” e questa serata, come altri confronti con categorie e parti sociali che si svolgeranno a breve, serviranno proprio per “condividerne funzionalità e potenzialità, correggendo eventuali criticità”, tra cui il possibile accumulo di CCF nelle banche e la predisposizione di un tetto massimo di emissione. Dubbi a cui, sia Bossone che Cattaneo hanno dato risposte puntuali, come detto. Anche con esempi pratici, come quello dello stesso Cattaneo.

 

L’ESEMPIO: I “TITANI” DEI COMMERCIANTI


“In questo post”, spiega Cattaneo, “ritengo opportuno sviluppare in modo più approfondito la risposta a un’obiezione specifica che è stato sollevata durante l’incontro”, ovvero: “Un progetto CCF non rischia di risultare inefficace se applicato a un territorio e a un’economia di piccole dimensioni, come quelle sammarinesi? Nello specifico”, argomenta Cattaneo, “un commerciante presente al dibattito ha formulato la domanda che segue: Io compro prodotti che a San Marino non si producono – li compro in Italia, pagandoli in euro – e li vendo all’interno della Repubblica del Titano. Se accetto di essere pagato in CCFS, non rischio di trovarmi titoli che non so come utilizzare, e di non essere invece in grado di pagare gli acquisti che devo effettuare in euro?”

“Il PIL di San Marino”, risponde Cattaneo, “è pari a circa 1.400 milioni di euro, e il gettito fiscale annuo a 400. Dei 1.400 milioni di PIL, semplificando possiamo ipotizzare che 200 siano retribuzioni dei lavoratori pubblici, 600 redditi di attività commerciali (inclusi gli stipendi dei loro dipendenti), e 600 redditi di attività produttive (inclusi gli stipendi dei dipendenti). Immaginiamo di emettere CCFS per un importo pari al 10% del gettito fiscale, quindi per 40 milioni”. Da cui ne consegue che il settore commerciale avrebbe una situazione di questo tipo:

Vendite 2.000; Acquisti 1.400; Costi di lavoro 180; Margine 420; Tasse 140; Reddito del settore commerciale 280; Contributo al PIL (margine + costi di lavoro) 600.

“Nel caso limite in cui tutti i CCFS emessi (40, come detto) vengano utilizzati per comprare beni e servizi presso il settore commerciale, il settore commerciale avrà appunto 40 di incassi sotto forma di CCFS, a fronte di 140 di tasse da pagare che potranno indifferentemente essere onorate in euro o in CCFS. Il settore produttivo avrà una situazione simile, con la differenza che tutti i ricavi e tutti i costi saranno pagati in euro, perché si sta facendo l’ipotesi-limite che tutti i CCFS vengano utilizzati presso il settore commerciale”. Il settore produttivo avrebbe questa situazione:

Vendite 2.000; Acquisti 1.400; Costi di lavoro 180; Margine 420; Tasse 140; Reddito del settore produttivo 280; Contributo al PIL (margine + costi di lavoro) 600.

“Da tutto questo deriva che il settore commerciale incassa 40 CCFS e ha tasse da pagare per 140, quindi al suo interno ha spazio in abbondanza per utilizzare tutti i CCFS. Questa è la situazione complessiva: alcuni esercizi commerciali potrebbero avere invece più CCFS che tasse da pagare. Ma allora ce ne saranno altri interessati a comprare CCFS con un piccolo sconto, per pagare le loro tasse con quelli invece che con gli euro, conseguendo un beneficio sicuro (pari allo sconto). A maggior ragione sarà interessato il settore produttivo, che ha tasse da pagare e non incassa nessun CCFS. E saranno interessati tutti i dipendenti” del privato “come del pubblico, perché tutti devono pagare tasse. Tutto ciò che serve è un meccanismo di intermediazione che consenta a chi detiene CCFS in eccesso, di venderli a chi è interessato a risparmiare sul pagamento delle sue tasse. Ma dato che l’idea è di emettere CCFS per un importo pari al 3% del PIL e al 10% del gettito fiscale, e che solo una parte ha bisogno di essere intermediata, il problema (che tale non è) risulta gestibile con grande facilità. Un’altra cosa da sottolineare”, aggiunge Cattaneo, è che “non è nemmeno necessario che le banche siano compratori finali dei CCFS, come alcuni partecipanti al dibattito hanno ipotizzato: le banche sammarinesi potrebbero avere scarso interesse ad essere detentori di CCFS perché hanno grossi crediti d’imposta dovuti alle perdite realizzate negli anni scorsi e quindi hanno poco spazio di utilizzo. Ma la funzione delle banche è di essere un tramite, generando commissioni d’intermediazione. Non c’è alcun bisogno che siano uno dei settori utilizzatori: aziende e cittadini hanno già spazi di utilizzo enormemente superiori rispetto ai CCFS da emettere”.

 

MARCO CATTANEO

 

Marco Cattaneo è nato a Magenta nel 1962. Laureato a pieni voti in economia aziendale (Bocconi 1985). Tra il 1985 e il 1994, ha ricoperto cariche nell’area pianificazione, controllo, finanza aziendale e finanza straordinaria presso il Gruppo Montedison. Dal 1995 gestisce fondi e rappresenta primari investitori internazionali in operazioni di private equity e finanza strutturata: è stato amministratore delegato di LBO Italia (1995-2007) e dal 2008 è presidente di CPI Private Equity. “Basta con l’Eurocrisi” è invece il suo blog, “dedicato principalmente al progetto Moneta Fiscale, finalizzato a risolvere la crisi dell’Eurozona”.

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