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San Marino verso la riforma della Giustizia: “Il cardine sarà l’indipendenza”

da Redazione

Il Segretario Ugolini ha presentato le linee di indirizzo per rinnovarne l’ordinamento. Da valutare anche possibili sanzioni per i magistrati che violino le condizioni disciplinari.

Ugolini 4

 

di Daniele Bartolucci

 

“Il cardine sarà il rafforzamento dell’indipendente della magistratura, presidio indispensabile per assicurare il rispetto dei fondamentali diritti umani”. Così il Segretario di Stato Massimo Andrea Ugolini ha annunciato le linee di indirizzo per la riforma dell’ordinamento giudiziario, su cui si è aperto il dibattito in Consiglio Grande e Generale.

 

“NO A INTERFERENZE TRA GIUDICI E FONDI ESTERNE”


Premesso che “non si dovrà dimenticare che i principi a livello internazionale dovranno essere declinati in funzione della realtà sammarinese”, ha spiegato Ugolini, “il cardine sarà il rafforzamento dell’indipendente della magistratura, presidio indispensabile per assicurare il rispetto dei fondamentali diritti umani: unico modo per difendere il diritto fondamentale ad avere un processo equo da un tribunale imparziale”. Per questo “andrà impedita ogni interferenza tra giudici e fonti esterne che potrebbero influenzarli. Nelle moderne democrazia l’esistenza di Consigli Superiori è una delle modalità per garantire l’indipendenza dei magistrati”. Ma, visto il clima di tensione che anima il Tribunale da tempo, “servirà una riflessione anche sul Consiglio giudiziario”, ha annunciato Ugolini: “L’attuale composizione prevede membri misti, di scelta politica e togata. Gli standard internazionali tuttavia ci suggeriscono di valutare una riflessione sulla presenza dei politici attivi all’interno del Consiglio giudiziario. La riforma dovrà valutare l’inserimento di membri non togati in Consiglio giudiziario. Il Consiglio giudiziario si ritiene non debba divenire sede dell’autogoverno della magistratura, ma garanzia della sua indipendenza”. Detto questo, “non si dovrà mai tollerare la separatezza e il corporativismo dei magistrati ma pretendere il pieno inserimento nella realtà istituzionale. La riforma dell’ordinamento giudiziario dovrà valutare l’introduzione di sanzioni per chi viola le condizioni disciplinari. Ciò consentirebbe di porre rimedio a una grave lacuna”.

 

IL PASSAGGIO IN CONSIGLIO GRANDE E GENERALE

 

Tra gli aspetti da affrontare anche le garanzie dei magistrati in materia di nomine, promozioni e regime retributivo: “Reputo opportuna”, ha spiegato Ugolini, “una riflessione all’interno del Consiglio Grande e Generale. Una riforma che arriva in un momento di straordinarietà in cui i conflitti sono sotto gli occhi di tutti. Importante che l’Aula possa dare una direttrice. Credo sia importante garantire ai giudici la possibilità di sentirsi liberi da ogni condizionamento. Importante capire come intersecare il rapporto e i punti di dialogo tra politica e magistratura. Occorre capire – anche nel rispetto degli organismi internazionali – come avere un riscontro e portare una rappresentanza della società civile all’interno del Consiglio giudiziario plenario, come la politica può inserirsi in questi organismi e andare a nominare altre persone”. Altro elemento “su cui dobbiamo ragionare è che i giudici nominati in questi consessi dovrebbero essere nominati da loro pari, dunque andrebbe aperto un ragionamento. Pensiamo a processi molto importanti, in cui ci sono molti imputati che rischiano pene gravi. La funzione monocratica di un giudice in appello non è semplice: un ragionamento lo dobbiamo fare, se creare un’ultima istanza o delle Corti. Il dirigente esterno non avrà mai un ruolo semplice. In un momento straordinario dobbiamo ragionare su cosa può fare la politica per rimettere in equilibrio certe dinamiche. Iniziare a ragionare oltre a un’ottica di riforma generale, su qualche intervento nel breve periodo. Magari ragionando su una figura di magistrato dirigente inferiore ai 5 anni”.

Sul tema, è stato quindi proposto e votato un Ordine del Giorno che certifica la “necessità e l’urgenza di interventi immediati e straordinari, nonché di una riforma complessiva dell’Ordinamento giudiziario”. Una riforma che “deve essere attuata in conformità agli standard europei, pur in continuità e in corrispondenza con le peculiarità dell’ordinamento costituzionale sammarinese e nel rispetto del massimo confronto sulle scelte di fondo investendo la Commissione per gli Affari di Giustizia, la Magistratura, l’Ordine degli Avvocati e dci Notai e complessivamente la società civile”.

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