Non si può prevedere quale sarà realmente l’effetto finale sui Paesi segnati in rosso, ma è certo che chi riuscirà a guadagnarsi il bollino di Paese sicuro, avrà dei vantaggi.
di Daniele Bartolucci
Una cosa è la salute pubblica, la cura dei malati e la tutela di chi sta bene, che è misurabile secondo gli standard internazionali e i numeri, altra cosa è la “salute di un Paese”, intesa come sicurezza sanitaria, strutture, competenze, tecnologie, protocolli, eccetera. Ha ragione il Direttore dell’Authority Sanitaria, Gabriele Rinaldi, quando dice che “non è misurabile secondo i parametri del PIL, ma ha un valore anch’essa”. La Repubblica di San Marino ha sempre riconosciuto questo valore e lo sta mettendo in campo anche oggi, per fronteggiare una battaglia che vede coinvolti anche Paesi molto più grandi e strutturati. L’obiettivo principale resta, ovviamente, quello di contenere il contagio fuori dai confini, ma anche se dovessero verificarsi dei casi interni, è fondamentale essere preparati. E San Marino lo è. Questo è un valore, misurabile o meno, che il sistema Paese può spendere nel contesto internazionale, al pari della sua millenaria storia di democrazia o della sicurezza dal terrorismo. Garantire ai propri cittadini la sicurezza sanitaria è certamente una prerogativa dello Stato, ma in questo caso – vista anche la gogna internazionale che sta subendo l’Italia – vale anche per chi arriva a San Marino da fuori, siano essi lavoratori, imprenditori o turisti. Nella mappatura globale del Covid-19, San Marino è ancora un puntino verde e, soprattutto, sta facendo di tutto per restare tale. Non si può prevedere quale sarà realmente l’effetto finale sui Paesi segnati in rosso, ma è certo che chi riuscirà a guadagnarsi il bollino di Paese sicuro, avrà dei vantaggi. Per questo, la salute del Paese oggi vale quanto il PIL.