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San Marino, industria: ANIS e CSU sottoscrivono gli aumenti 2020-2021

da Redazione

Dopo la prevista verifica dell’andamento dell’inflazione, ai lavoratori è stato confermato il +0,5% sulle retribuzioni per ogni anno del biennio in oggetto.

firma accordo anis csu

 

di Daniele Bartolucci

 

ANIS e CSU hanno firmato in questi giorni l’accordo riguardante gli aumenti retributivi per il prossimo biennio. Il loro contratto Industria, il più importante nel contesto privato sammarinese, quindi, continua ad essere “aggiornato” e valido a tutti gli effetti, ma, purtroppo, lo stesso non si può dire degli altri settori economici, dove la maggior parte sono scaduti e in diversi casi (banche e settore pubblico, in particolare) attendono non solo un rinnovo, ma una vera e propria revisione per allinearli all’attuale fase economica di San Marino.

 

INDUSTRIA: L’ACCORDO TRA ANIS E CSU

 

L’accordo siglato con la CSU, spiegano da ANIS, è avvenuto “a seguito degli impegni assunti nel rinnovo contrattuale siglato nel 2015 in base ai quali la ‘flessibilità’ nella prestazione dell’attività lavorativa e ‘il mantenimento del potere d’acquisto delle retribuzioni’ sono elementi contrattuali imprescindibilmente correlati tra loro. Lo strumento della flessibilità, fortemente voluto da ANIS”, sottolineano gli Industriali, “ha permesso a numerose aziende di intervenire in maniera efficace rispetto alle dinamiche di mercato, evitando l’utilizzo di altri strumenti, come la cassaintegrazione. ANIS e CSU si sono quindi incontrate per constatare la reale incidenza dell’inflazione rispetto agli aumenti retributivi corrisposti al fine di verificare se dover apportare i necessari correttivi a fronte di un eventuale consistente scostamento”. Entrando nel dettaglio, “alla luce delle verifiche effettuate è emerso che la differenza tra gli aumenti già corrisposti e l’inflazione reale registrata nel periodo 2013 – 2019 è del 1,4%, quindi inferiore al parametro prestabilito del 2%, per cui sono stati confermati gli aumenti già programmati per il 2020 e il 2021 nella misura dello 0,50% ognuno. Nel periodo 2017 – 2019 la differenza tra gli aumenti corrisposti e l’inflazione era pari al 2,5% e oggi si è ridotta all’1,4% perché l’inflazione reale è stata maggiore di quella programmata: in sostanza è stato recuperata una parte di quanto già corrisposto dalle imprese negli anni precedenti”.

Dall’altra parte, quella dei dipendenti, la CSU rimarca che “le buste paga dei lavoratori nell’Industria sono cresciute del 6% dal 2013 ad oggi, contro un’inflazione media del 4,5%”. Sono questi i numeri della periodica verifica tra le Federazioni Industria della CSU e l’ANIS sull’inflazione prevista e quella reale degli aumenti contrattuali sottoscritti nel 2012. “Nel verbale d’accordo firmato nella sede dell’Associazione Industriali”, spiegano inoltre i sindacati, “è stato ribadito l’obiettivo di allineare entro il 31 dicembre 2021 gli aumenti retributivi rispetto all’inflazione reale registrata durante i nove anni di copertura contrattuale”.

Inoltre “gli stessi aumenti sono previsti anche per le buste paga dei lavoratori del settore artigianato, con la firma del verbale d’accordo tra Federazioni Industria CSU e UNAS in agenda giovedì 23 gennaio”.

Anche per questo i sindacati si dicono soddisfatti e a due anni dalla scadenza, i segretari industria della CSU, Agostino D’Antonio ( FULI-CSdL) e Paride Neri (FLIA-CDLS) tornano a sottolineare il valore dell’accordo contrattuale sottoscritto nel 2012, in piena tempesta economica: “E’ stato un contratto battistrada per l’intero sistema economico di San Marino, che per nove anni ha dato stabilità, prospettive e regole certe a migliaia di lavoratori e centinaia di imprese”. “Un contratto che in questi anni di dura recessione economica ha rappresentato”, affermano D’Antonio e Neri, “un vero e proprio argine anti-crisi, un accordo di sistema che ha messo a disposizione delle imprese gli indispensabili strumenti per rispondere alle esigenze e alle turbolenze dei mercati, riducendo il ricorso alla cassa integrazione, e ha pienamente difeso il potere d’acquisto dei lavoratori”. Del resto, è la conclusione, “negli ultimi dodici mesi il settore manifatturiero ha innalzato la media dei dipendenti: in un anno infatti il numero dei lavoratori occupati nelle fabbriche sammarinesi è passato da 6.237 a 6.527, pari ad un aumento di 290 unità”.

 

IL COMITATO GARANTE E LA “RAPPRESENTATIVITÀ”


“Premesso che questo patto tra imprese e lavoratori potrà essere rinnovato anche in futuro”, spiegano da ANIS riferendosi alla flessibilità per le imprese e al potere d’acquisto per i lavoratori, “la scadenza dell’accordo è fissata per il 31 dicembre 2021 e a quella data le parti procederanno ad una nuova verifica per allineare gli aumenti retributivi erogati all’inflazione reale. Entro la stessa data c’è l’impegno a redigere il testo unico del Contratto Industria al fine del riconoscimento della sua efficacia erga omnes. Al tal fine è assolutamente necessario che il Consiglio Grande e Generale provveda alla nomina dei due membri del Comitato Garante indicati dalle parti sociali, affinché gli stessi possano poi procedere ad individuare la figura del Presidente, redendo pienamente operativo questo istituto e dare il via ai rinnovi dei tanti contratti di lavoro scaduti, alcuni dei quali ormai da diversi anni”.

 

LA “STAGIONE DEI RINNOVI” CHE NON PARTE

 

Il calendario delle scadenza contrattuali parte da lontano: il contratto del settore “Bancario”, infatti, è scaduto nel 2010, mentre quello dei dipendenti del “Settore Pubblico Allargato” nel 2012. In pratica due dei settori più delicati per San Marino, che necessitano di interventi di ristrutturazione complessiva, hanno anche il problema del contratto di lavoro. A ciò si aggiunga che erano scaduti da tempo anche quello del settore “Bar, Ristoranti e Alberghi” nel 2014 e quello delle “Agenzie di Assicurazioni” nel 2016, per capire quanta parte della forza lavoro occupata, già oggi, non abbia un contratto pienamente in vigore. Un numero che è aumentato negli ultimi anni, di parecchio, quando anche i contratti dei Servizi e dell’Edilizia sono scaduti a fine 2017, seguiti poi da quello del Commercio a fine 2018.

Anche per questo serve un Comitato Garante pienamente operativo, visto che la norma prevista è ampiamente disattesa. La nuova Legge, proprio per evitare situazioni come quella odierna, aveva infatti previsto un anticipo dei tempi: “Entro sei mesi prima dalla scadenza del contratto collettivo di settore”, recita il comma 3 dell’Art. 31, “le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali devono avviare la concertazione per la revisione dei contenuti o per il rinnovo del contratto collettivo stesso”.

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