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Lavoro, il “Patto” tra Confindustria e i sindacati

da Redazione

Sottoscritto un nuovo accordo. Tante le novità: la misurazione della rappresentanza, il TEC e il TEM.

 

“In un momento delicato per il Paese (l’Italia, ndr), le parti sociali si compattano, non si dividono”. Le parole del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, a latere dell’accordo siglato con CGIL, CISL e UIL, è un segnale da leggere con attenzione.

Mentre la politica italiana è ancora al “braccio di ferro” per capire a chi spetterà l’incarico di formare il nuovo Governo (e soprattutto in che modo e con quali equilibri verrà formato), Confindustria e sindacati hanno trovato un’intesa e nei giorni scorsi hanno firmato un accordo sul nuovo modello contrattuale e di relazioni industriali.

L’intesa, in estrema sintesi, prevede la conferma dei due livelli di contrattazione – nazionale e aziendale o territoriale -, vengono definiti i criteri di calcolo degli aumenti salariale e vengono introdotti il Trattamento Economico Complessivo e il Trattamento Economico Minimo. L’accordo inoltre introduce – ed è una novità – la misurazione della rappresentanza anche per le aziende.

 

LE RAGIONI DELL’ACCORDO

 

Poiché “un sistema di relazioni industriali più efficace e partecipativo” è diventato necessario “per qualificare e realizzare i processi di trasformazione e di digitalizzazione nella manifattura e nei servizi innovativi, tecnologici e di supporto all’industria”, con la firma dell’accordo Confindustria e Cgil, Cisl, Uil si pongono l’obiettivo di realizzare “un ammodernamento del sistema delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva” al fine di contribuire fattivamente “alla crescita del Paese, alla riduzione delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito, alla crescita dei salari, al necessario miglioramento della competitività attraverso l’incremento della produttività delle imprese, al rafforzamento dell’occupabilità delle lavoratrici e dei lavoratori e alla creazione di posti di lavoro qualificati”.

 

LA RAPPRESENTANZA

 

Democrazia sindacale, misurazione e certificazione della rappresentanza costituiscono uno dei pilastri fondamentali del modello di relazioni sindacali tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil.

Nel Testo Unico sulla rappresentanza del 2014 sono stati fissati i principi e le procedure volti a rafforzare l’autonomia negoziale delle Parti sociali ma anche le regole chiare e condivise per la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nei settori merceologici in cui si articola la rappresentanza di Confindustria. Il TU fissa inoltre principi per rendere efficaci ed esigibili gli accordi sottoscritti demandando ai CCNL di categoria la definizione delle procedure per la “previa consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori”.

L’attuazione di queste intese dovrebbe essere sostenuta dalla piena e leale collaborazione delle istituzioni essendo finalizzate a rendere universale ed effettiva l’acquisizione dei dati relativi alla misura della rappresentanza (iscritti e voti). La certificazione della misura dei dati della rappresentanza delle parti stipulanti i singoli CCNL è, infatti, la prima condizione per realizzare quel sistema di relazioni sindacali previsto dal dettato costituzionale.

Questo percorso, per essere compiuto e pienamente efficace, necessita, quindi, della misurazione della rappresentanza anche di parte datoriale.

Conoscere l’effettivo livello di rappresentanza di entrambe le parti stipulanti un CCNL, infatti, è indispensabile se si vuole davvero contrastare la proliferazione di contratti collettivi, stipulati da soggetti senza nessuna rappresentanza certificata, finalizzati esclusivamente a dare “copertura formale” a situazioni di vero e proprio “dumping contrattuale” che alterano la concorrenza fra imprese e danneggiano lavoratrici e lavoratori.

 

CONTRATTAZIONE COLLETTIVA


l continui processi di innovazione e trasformazione dei settori produttivi e del mondo del lavoro, i cui effetti debbono saper esser accompagnati dalla contrattazione, rendono opportuno adottare nelle relazioni industriali un modello di “governance adattabile” in grado di assicurare coerenza di sistema, pur nel rispetto delle differenti peculiarità che connotano i settori, i territori e le aziende dove la contrattazione collettiva del Sistema Confindustria si esercita.

Confindustria e Cgil, Cisl, Uil intendono, pertanto, definire le linee di indirizzo generale entro le quali la contrattazione collettiva, ai suoi differenti livelli, dovrà svolgersi:

A) la contrattazione collettiva continuerà ad articolarsi su due livelli, nazionale e aziendale, ovvero territoriale laddove esistente secondo le prassi in essere, e dovrà garantire, per ciascuno dei due livelli, specifiche caratteristiche e funzioni;

B) la contrattazione collettiva – nel quadro delle riforme finalizzate alla competitività delle imprese e alla crescita della produttività – dovrà contribuire a determinare le condizioni per migliorare il valore reale dei trattamenti economici e, nel contempo, favorire la crescita del valore aggiunto e dei risultati aziendali, nonché la valorizzazione dei contenuti professionali e delle competenze tecniche e organizzative che il lavoro delle persone può esprimere;

C) il contratto collettivo nazionale di categoria dovrà assolvere la sua principale funzione di fonte di regolazione dei rapporti di lavoro e di garante dei trattamenti economici e normativi comuni a tutti i lavoratori del settore, ovunque impiegati sul territorio nazionale;

D) il contratto collettivo nazionale di categoria conserverà la sua funzione di regolatore delle relazioni sindacali del settore, disciplinando anche le principali iniziative di bilateralità in coerenza con le linee di indirizzo definite negli accordi interconfederali;

E) Il contratto collettivo nazionale di categoria dovrà individuare il trattamento economico complessivo e il trattamento economico minimo;

F) Il trattamento economico complessivo (TEC) sarà costituito dal trattamento economico minimo (TEM) e da tutti quei trattamenti economici che il contratto collettivo nazionale di categoria qualificherà come “comuni a tutti i lavoratori del settore”, a prescindere dal livello di contrattazione a cui il medesimo contratto collettivo nazionale di categoria ne affiderà la disciplina.

G) il contratto collettivo nazionale di categoria dovrà incentivare lo sviluppo virtuoso quantitativo e qualitativo – della contrattazione di secondo livello, orientando le intese aziendali verso il riconoscimento di trattamenti economici strettamente legati a reali e concordati obiettivi di crescita della produttività aziendale, di qualità, di efficienza, di redditività, di innovazione, valorizzando i processi di digitalizzazione e favorendo forme e modalità di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

RELAZIONI INDUSTRIALI


È volontà comune di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil intervenire prioritariamente, attraverso specifiche intese, su alcuni ambiti che sempre più stanno interessando le relazioni industriali e la contrattazione: welfare, formazione e competenze; sicurezza sul lavoro; mercato del lavoro e partecipazione.

Contrattazione collettiva, investimenti e formazione sono le tre priorità per affrontare il tema della riduzione dei tassi di disoccupazione e favorire, in misura maggiore e in termini più qualitativi, l’inclusione dei giovani nel mercato del lavoro.

Al tempo stesso, Confindustria e Cgil, Cisl, Uil ritengono importante sostenere e accompagnare l’attuazione di quelle iniziative dirette ad affrontare sia le fasi di transizione del mercato del lavoro – con l’obiettivo di migliorarne il funzionamento e, contestualmente, supportare le politiche attive per l’occupazione – sia la gestione delle situazioni di crisi, attraverso un utilizzo flessibile degli ammortizzatori sociali per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sono convinte della necessità di rendere il mercato del lavoro più dinamico ed inclusivo: risultato che si potrà ottenere potenziando, non solo la rete dei soggetti pubblici e privati che operano per favorire l’incontro domanda offerta di lavoro ma, anche, dotando il Paese di un forte coordinamento nazionale, che sappia garantire livelli essenziali dei servizi, valorizzando contemporaneamente le specificità territoriali. Decisivo in questo ambito è soprattutto l’investimento su percorsi formativi di qualità finalizzati al reinserimento lavorativo.

 

FORMAZIONE E COMPETENZE


Per Confindustria e Cgil, Cisl, Uil la competitività del sistema produttivo e delle imprese si fonda sempre più sul patrimonio di competenze delle lavoratrici e dei lavoratori e, per questo motivo, sono convinte che serva intensificare gli investimenti. In questo quadro occorre anche potenziare gli strumenti per la certificazione delle competenze che vengono acquisite negli ambiti di apprendimento formali, non formali e informali, così da rafforzare la capacità di attivazione delle lavoratrici e dei lavoratori nel mondo del lavoro.

Confindustria e Cgil, Cisl, Uil ritengono di far leva sul sistema educativo, puntando a migliorare l’orientamento e l’efficacia dell’offerta scolastica, della formazione professionale e dell’istruzione terziaria, avendo come obiettivo condiviso quello del rafforzamento e della acquisizione delle competenze, della occupabilità dei giovani da conseguirsi, anche attraverso l’innalzamento dei livelli di istruzione, il miglioramento della qualità dell’offerta formativa, un più stretto collegamento con il mondo del lavoro, nonché con l’adeguamento delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nei processi di trasformazione del lavoro e di digitalizzazione.

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