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San Marino, 2018-2018: in ricordo di Gianni Di Pasquale

da Redazione

Il 19 marzo ricorre il decimo anniversario dalla scomparsa del Direttore “storico” di San Marino Fixing.

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di Alessandro Carli

 

Il 19 marzo 2018 è una data importante per il nostro settimanale: ricorre il decimo anniversario dalla scomparsa del Direttore “storico” di San Marino Fixing. Gianni Di Pasquale (foto di Filippo Pruccoli) era uno straordinario giornalista “di carta stampata” (aveva bisogno dei suoi tempi per redigere un articolo o un editoriale e non aveva una grande simpatia per il mondo del web, forse perché lo riteneva troppo “veloce” per i suoi tempi di scrittura) e soprattutto un grande professionista che sapeva “leggere” le notizie e “farle sue” con rara profondità.

Un “professore” – anche se sono certo che non amava questa definizione – capace di scrivere ma anche di insegnare ai suoi collaboratori i segreti di questa bizzarra professione che ancora oggi la redazione – io, Daniele e Roberto – cerca di portare avanti con passione ed entusiasmo.

Il giornale che sfogliate ancora oggi è “figlio” (cresciuto nel tempo per pagine grazie all’interesse e all’impegno del suo successore Loris Pironi) di un suo progetto: quello di raccontare nei dettagli, senza mai alzare la voce, la Repubblica e il mondo delle imprese. Parlava piano, Gianni, e questo suo modo di vivere ritornava anche nella sua scrittura: mai una notizia “urlata” ma piuttosto una “spiegazione” acuta di un fatto, di un evento, di un nuovo provvedimento normativo. Timido sino a risultare quasi schivo, Gianni amava – oltre la musica prog straniera e la Juventus (i suoi due amori “giovanili” ma anche “maturi”) e la famiglia, la moglie Marlies e i figli Dario e Ilaria – il suo lavoro, soprattutto l’approfondimento Giuridico legislativo e le grandi questioni sindacali. Uno dei suoi ultimi pezzi dedicato a uno studio approfondito sulla scala mobile. Sapeva trattare con eleganza e competenza temi di carattere economico e sociale, mettendo in luce una forte sensibilità umana. Leggeva molto (anche i suoi editoriali e i suoi articoli: li leggeva alla redazione e dopo essere arrivato all’ultimo punto, ti guardava; per lui la scrittura doveva essere “contenuto” ma anche “musicalità” ovviamente, doveva essere un piacere per l’udito), si informava e chiedeva sempre il confronto, pronto e aperto eventualmente a cambiare “posizione”, a imparare qualcosa di nuovo, a spiegare – entrando in punta di penna nelle pieghe più nascoste e complicate da decodificare – un nuovo provvedimento o un progetto che stava per partire.

Un uomo “senza porte”, appassionato, che si sapeva stupire, e che amava invitare a casa sua gli amici più stretti per parlare di politica, di calcio e di sentimenti: era l’amico che parlava d’amore e ti sapeva dare consigli. A me ne ha dati molti, riprendendomi quando sbagliavo (e sbaglio ancora oggi) oppure dicendomi “buon pezzo”, spiegandomi perché quell’articolo o quell’intervista gli erano piaciute.

Tra i fondatori dell’Usgi e già vice-presidente, Gianni aveva lavorato, sino dalla costituzione dell’associazione, per la difesa dei diritti dei giornalisti e per l’affermazione della libera informazione.

Sarei curioso di ascoltarlo ancora, tra una pausa e una sigaretta, commentare lo stato di salute dell’informazione di oggi. Io credo che avrebbe qualche ottimo consiglio anche per “il suo giornale”. E anche per me. Soprattutto per me…

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