Il Governo, spinto anche dal FMI, punta ad una legge in estate. Aliquote: al momento si ragiona sull’ipotesi del 15% per i consumi interni.
di Daniele Bartolucci
Entro l’estate la proposta di Legge con l’auspicio di portarla in seconda lettura già a settembre, entrata in vigore dal 1 gennaio 2019 e a pieno regime nel 2020 dopo un anno di periodo transitorio. Prende forma il progetto del Governo per l’imposta sui consumi, dopo mesi di gestazione e annunci (anche contrastanti tra loro, si vedrà), che andrà finalmente a completare la riforma fiscale del 2013. Perché è da anni che San Marino discute, internamente ed esternamente, sull’introduzione di un sistema VAT che superi la monofase, ma ancora oggi, a distanza di tempo e di diversi Governi che ci hanno provato, non se ne è fatto nulla, facendo perdere al sistema San Marino tempo e probabilmente anche risorse. Ora, però, spinto anche dall’invito – abbastanza deciso quest’anno – del Fondo Monetario Internazionale, il Governo targato Adesso.sm sembra voler accelerare, tanto che il Segretario Simone Celli, nell’incontro con le forze politiche ha già annunciato la road map che porterà la riforma a pieno regime entro un paio d’anni, ma già dal 2019 sarà in vigore a tutti gli effetti.
LA TEMPISTICA: UN ANNO DI TRANSIZIONE
La riforma rientra a pieno titolo nel piano di stabilità nazionale che il Governo ha annunciato nelle scorse settimane e dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio del 2019, ma considerando l’anno di transizione che verrà dato per agevolare il passaggio alla nuova imposta e permettere a imprese e aziende di “smaltire” anche tutte quelle merci gravate da monofase (si pensi solo ai magazzini) sarà a pieno regime dal 2020. Il confronto è appena partito, con l’idea di portarla in prima lettura questa estate a luglio e in seconda lettura già a settembre, quindi permettendo di individuare i primi capitoli di entrata già nella prossima finanziaria. Al tavolo la Segreteria di Stato ha portato anche i propri consulenti, che come noto provengono dalla Scuola europea di alti studi tributari.
LE ALIQUOTE: DIFFERENZE E NEGOZIATI
Una delle questioni più “politiche” riguarda l’aliquota, ovvero la percentuale che commercianti, operatori e professionisti dovranno applicare per ogni cessione di beni e servizi. In questo caso, ma non solo in questo, le linee guida del Governo sembrano molto diverse da quelle impostate dal precedente Esecutivo targato Dc-Psd: in primo luogo, contrariamente all’IGC, il progetto di Celli si ispira più al modello europeo che alla disciplina italiana, pare di capire. Mentre sulle aliquote l’asticella viene alzata rispetto all’ipotesi 10-12% formulata dal predecessore Capicchioni. Si parla ora di un’aliquota unica al 15% per i consumi interni, ma non è del tutto tramontata l’ipotesi di costruire quel “doppio binario” annunciato in campagna elettorale, prevedendo un’aliquota differente (forse poco più alta, in linea con l’attuale monofase al 17%) per le sole importazioni. Ovviamente sono solo ipotesi, tanto che le minoranze hanno chiesto approfondimenti: “Al di là del numero”, spiega Alessandro Mancini del PS, “abbiamo richiesto quali studi sono stati fatti sull’impatto che genererà questa nuova imposta, e ovviamente anche delle proiezioni, magari specifiche per ogni settore, stante la peculiarità del nostro Paese e del nostro territorio”. Il riferimento è all’ipotetico aumento dei prezzi finali, che potrebbe rendere il mercato interno sammarinese meno competitivo (più di quanto non lo sia oggi nonostante – e inspiegabilmente – tutte le agevolazioni fiscali presenti rispetto alla vicina Italia). Sarà anche interessante, se dovesse essere confermato il 15%, capire come evolveranno i prezzi interni, e come verrà giustificato il differenziale con l’Italia che ha un’IVA al 22%, quindi più alta.
Comunque, è intenzione del Governo prevedere aliquote differenziate, quindi anche una al 5% “agevolata” su alcune categorie merceologiche e per le quali sarà emesso apposito Decreto Delegato.
Non vengono però escluse aliquote inferiori, che potrebbero essere oggetto di un negoziato con la Commissione Europea, ma anche con il MEF italiano.
BUROCRAZIA DIGITALE E FATTURA ELETTRONICA
L’altra grande novità è l’intenzione del Governo di abbinare la riforma all’implementazione digitale del sistema fiscale, con l’informatizzazione delle procedure e, quindi anche la fatturazione elettronica. Ovviamente per il momento sarebbe solo ad uso interno, in quanto come noto San Marino ha già accordi per la fatturazione con l’estero e andrebbero rivisti proprio questi, a iniziare dall’Italia. L’auspicio, soprattutto per chi opera quotidianamente in mercati stranieri, è che si giunga prima possibile anche a nuovi accordi in tal senso, permettendo a tutte le imprese di emettere fattura elettronica e riceverla, velocizzando e automatizzando dei processi che, ad oggi, va ricordato, prevedono ancora in tantissimi casi la timbratura a secco.