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Industria, il contratto ANIS-CSU fa il pieno

da Redazione

Il 92% dei lavoratori ha votato Sì all’accordo firmato a gennaio. Nel frattempo anche la CSU lamenta lo “stallo burocratico” sui rinnovi.

anis csu firma aumenti industria 2

 

di Daniele Bartolucci

 

Quasi un plebiscito. E’ molto ampio il si dei lavoratori dell’industria e dell’artigianato all’accordo contrattuale sottoscritto lo scorso gennaio da ANIS e CSU. Il referendum promosso della Federazione Lavoratori Industria (FLI-CSU) ha infatti incassato il 92% di sì, contro il 7,96% di no, 1,5% le schede bianche. La consultazione, a cui hanno partecipato nei mesi scorsi quasi 3.000 lavoratori e che si è articolata in 194 assemblee nel settore industriale e 19 nel settore artigianale, doveva verificare il nuovo piano di aumenti distribuiti nei prossimi 5 anni e il potenziamento del Fondo Servizi Sociali a favore dei lavoratori che hanno subito la perdita delle retribuzioni nei fallimenti aziendali. “La scelta di lasciare ai lavoratori l’ultima parola attraverso lo strumento referendario – hanno commentato i segretari della FLI-CSU, Enzo Merlini e Giorgio Felici – conferma un percorso democratico ormai decennale e l’inequivocabile via libera arrivato dalle fabbriche e dagli uffici è un punto fermo importante perché garantisce altri cinque anni di stabilità contrattuale e di coesione sociale. Molto alta poi la partecipazione nelle aziende più piccole: un segnale forte e chiaro a favore del contratto nazionale da parte di quella grande fascia di lavoratori occupati in una realtà economica composta all’80% da piccole e medie imprese”. L’accordo approvato conferma infatti un riallineamento degli stipendi rispetto all’inflazione che si sviluppa su un arco temporale che va dal 2017 al 2021.

 

PREVISTE PIÙ RISORSE PER ARGINARE LA CRISI


Anche l’intervento a sostegno dei lavoratori vittime dei fallimenti aziendali ha incrociato un ampio fronte favorevole nell’assemblee con i lavoratori. “L’accordo raggiunto con l’Associazione industriali – affermano i segretari FLI-CSU – ha previsto la destinazione di 1 milione e 700 mila euro da parte del Fondo Servizi Sociali, oltre a quelli già stanziati negli anni scorsi nell’unico strumento in campo per difendere quella fascia di dipendenti doppiamente penalizzati dalla crisi, perché con il fallimento dell’azienda oltre ad aver perso il lavoro sono anche creditori per diverse mensilità”. Un potenziamento del fondo salva-stipendi, continuano Merlini e Felici, “che è figlio di questa crisi decennale i cui effetti non sono ancora finiti. Negli ultimi 10 anni l’ammontare degli stipendi non pagati è stato pari a 4 milioni e il Fondo Servizi Sociali è riuscito a garantire il 50% dei crediti ai circa 450 lavoratori interessati. Con il netto sostegno arrivato dai lavoratori c’è ora l’impegno di assicurare il medesimo trattamento per i casi futuri”.

“CONTRATTI BLOCCATI DALLA BUROCRAZIA”

Dopo la denuncia di San Marino Fixing (vedi nr 37) sullo stallo legislativo e burocratico che impedisce al Comitato Garante di attivare le procedure del rinnovo dei contratti collettivi, anche i segretari FLI-CSU hanno dovuto sottolineare che “in base alla nuova legge sulla rappresentatività l’accordo approvato dal referendum non ha efficacia erga omnes, ma sarebbe valido solo per le aziende che già applicavano il contratto CSU-ANIS”. “Con la nuova legge, infatti, la contrattazione con efficacia erga omnes, cioè valida per tutti, è vincolata alla verifica preventiva degli iscritti dei sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro. Adempimento che, a distanza di molti mesi dall’approvazione delle legge, è ancora bloccato per motivi burocratici”, lamentano anche dalla CSU, quindi. “Uno stallo che mette a repentaglio tutele e diritti di migliaia di lavoratori”, tanti quanti potrebbero trovarsi senza contratto collettivo rinnovato.

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