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Le imprese si sfidano sulle condizioni di lavoro

da Redazione

Great Place to Work: attenzione alle famiglie, merito e wellness. Dalla “compensazione” al volontariato, fino al maggiordomo aziendale.

 

di Daniele Bartolucci

 

Fare il lavoro che piace significa essere una persona fortunata, ma anche farlo nel posto migliore ha lo stesso valore. E le aziende lo sanno bene, tanto che nel mondo esiste una vera e propria competizione tra chi offre condizioni di lavoro migliori. E come ogni “gara”, c’è un vincitore. Anzi, 25 vincitori, ovvero le migliori multinazionali dove lavorare nel mondo, secondo i criteri dell’agenzia Great Place to Work. Al primo posto, incontrastato, il colosso di Mountain View, Google, tra i primi a sviluppare il concetto di welfare aziendale a livelli quasi estremi, dalla palestra integrata alle sale giochi per le pause dei dipendenti. Una politica del benessere sul luogo del lavoro perseguita oggi da moltissime aziende, che supera il mero concetto di “salute”, più collegato alla sicurezza. Il wellness non è però l’unico asset su cui si muovono queste dinamiche, perché se l’obiettivo è quello di migliorare le condizioni lavorative (misurabili poi anche nella produzione), non si può fare a meno di riflettere su ciò che c’è anche fuori dall’ambiente di lavoro. Dalla famiglia (in particolare per le donne madri) agli impegni quotidiani, spesso i problemi vengono portati all’interno dell’azienda, a partire dalle condizioni di salute, certamente. In questo caso l’attività fisica (palestre interne o eventi sportivi aziendali, atti a stimolare anche il team building, come la Corporate Run, finalmente arrivata anche a San Marino) e controlli continui (pagati ovviamente dall’azienda) possono evitare malattie e assenze. In questo senso anche sul Titano alcune aziende stanno investendo, ad esempio proponendo un percorso personale con una dietista per controllare il proprio peso, ma l’idea di SAS Institute (seconda classificata) probabilmente resta quella più originale di tutte: il maggiordomo aziendale. In pratica un addetto a disposizione di tutti i dipendenti per svolgere le commissioni domestiche, dal ritiro dei vestiti in lavanderia al pagamento di una bolletta, ci si può affidare a lui senza dover prendere permessi o rischiare ritardi sul lavoro. Meno stress, più tranquillità e più produttività. Ma non è una questione di profitto fine a se stessa, le aziende che operano a livello mondiale conoscono bene l’effetto positivo di queste politiche, al di sopra dell’aumento di produttività: infatti, oltre ad avere una visibilità enorme, come dimostrano queste speciali classifiche pubblicate annualmente da Financial Times e Fortune, dall’altra parte sarà molto più facile attirare i migliori profili presenti sul mercato, giocando la carta delle condizioni lavorative, che a certi livelli fanno la differenza molto più del guadagno o dello stipendio. E’ questa la sfida attuale, infatti, come conferma l’assegnazione del Premio Nobel per l’economia ai due economisti che hanno sviluppato la teoria dei contratti, valorizzando i cosiddetti benefit, un’altra componente importantissima nella scelta del posto di lavoro, così come della fedeltà allo stesso. I migliori ambienti di lavoro, quindi, si prendono cura dei propri dipendenti, offrendo compensazione agli sforzi che fanno per l’azienda, premiando il merito e stimolando tutti a far emergere le proprie capacità. Inoltre, si prendono cura delle loro famiglie, incentivando la cultura dell’essere “buoni cittadini” nelle rispettive comunità e del mondo, ad esempio mettendo a disposizione permessi retribuiti per attività di volontariato.

La metodologia di Great Place to Work è rigorosa, oggettiva e stabilisce uno standard globale per definire gli ambienti di lavoro eccellenti nelle aziende, mondo accademico, settore non profit e P.A. Le liste dei migliori ambienti di lavoro ne rappresentano i risultati. Per il team di Great Place to Work “la conoscenza approfondita della cultura dell’ambiente di lavoro ci consente di assistere le aziende nell’impegno a migliorarsi e distinguersi dalla concorrenza. Le liste delle migliori aziende, infatti, hanno un peso maggiore rispetto a una campagna pubblicitaria o ad una semplice classifica. Esse producono report e feedback che offrono conoscenza pratica e strumenti di trasformazione dell’ambiente di lavoro. Oltre al nostro massimo riconoscimento e alla pubblicità, le competizioni e le liste delle migliori aziende costituiscono la materia prima di rapporti contenenti informazioni su misurazione e benchmark, accesso alla leadership di pensiero, migliori pratiche per le persone e condivisione della conoscenza”. Tutti elementi oggi imprescindibili per le imprese che operano a livello globale.

Di seguito la classifica 2016: Google, SAS Institute, W.L. Gore & Associates, Dell Emc, Daimler Financial Services, NetApp, Adecco, Autodesk, Belcorp, Falabella, Hyatt, Mars, Accor, Cisco, Cadence Design Systems, Atento, Hilton, Scotiabank, Diageo, S.C. Johnson, EY, Adobe, Monsanto, 3M, American Express. Come si vede, molte sono le aziende del settore ITC, a riprova che in parallelo all’innovazione tecnologica viaggiano anche concetti innovativi come welfare aziendale, responsabilità d’impresa, team building. Molte di queste aziende hanno una sede anche in Italia, nessuna a San Marino. Almeno per il momento.

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