Chiedere collaborazione non basta, riconoscere i meriti di ciascuno è strategico se si vuole continuare ad avere successo.
di Roberto Parma
Questa parolina mi richiama immediatamente alla mente il concetto di meritocrazia. Premetto che personalmente non amo troppo sentire pronunciare questa parola, non certo perché particolarmente affezionato a ideologie egualitarie ma perché credo che dietro la “meritocrazia” si nasconda spesso una gran bella fregatura. Anzitutto trovo curioso pensare che ci sia qualcuno che non apprezzi essere selezionato per i propri meriti. Il problema semmai si verifica quando senza meriti specifici si accetta pacificamente qualsiasi criterio di scelta pur di non essere esclusi da ghiotte opportunità. Ma se in fase di selezione la situazione è intricata quando si deve valutare il lavoro svolto le distorsioni secondo me aumentano. Ad esempio si sente tanto parlare di lavoro di squadra, persino di intelligenza collettiva, come unica risposta alla complessità dei problemi di oggi che non riesco a comprendere come mai non si riconosca il valore di tutti coloro che hanno concorso alla realizzazione di un successo. C’è talmente tanto esibizionismo, prevaricazione e arrivismo che si è davvero poco inclini a riconoscere il contributo altrui. Chiedere collaborazione non basta, riconoscere i meriti di ciascuno è strategico se si vuole continuare ad avere successo.
Questa volta chiedo scusa se sono entrato nel “merito” e non mi sono limitato a offrire una definizione.
