Se qualcuno è convinto di essere un buon giocatore dovrà per primo assumersi la responsabilità di costruire una squadra coesa e motivata.
di Roberto Parma
Fare squadra è fondamentale, perché è sempre la squadra che vince: il singolo può esaltare le proprie doti solo quando la squadra funziona.
Sono “frasi da bar”, nel senso che se le ascolti al bar, prima o dopo una partita di calcio, non c’è nulla di strano. Ma quando si esce dal bar e queste frasi riguardano la vita di tutti i giorni, e soprattutto ciò che accade quotidianamente al lavoro, la percezione non è univoca. Quando si è coinvolti personalmente, ogni cosa acquisisce un particolare punto di vista.
Per esempio è semplice trovare unione d’intenti per contrastare un nemico comune: di fronte a una minaccia il gruppo si compatta, collabora quasi spontaneamente.
La situazione si complica invece quando la cooperazione non porta vantaggi immediati, cioè quando la ricompensa per la collaborazione non è assicurata, perché incerto è il risultato atteso o perché sarà sufficiente che uno solo dei membri della squadra si perda d’animo o decida di perseguire un interesse personale che tutto sfumerà. Il rischio d’insuccesso c’è sempre, non si elimina, al massimo si controlla
Se qualcuno poi è convinto di essere un buon giocatore dovrà per primo assumersi la responsabilità di costruire una squadra coesa e motivata. Altrimenti sarà destinato a essere uno dei tanti “fenomeni” che si è perso per strada. E che per giunta, non ha mai vinto nulla.