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Un Paese votato all’export: ora può ripartire l’interscambio

da Redazione

In Europa oltre il 90% di merci, ma l’Italia vale l’84%. Brexit: UK meno dell’1%. Il trend negativo dal 2009 si è fermato nel 2014 e nel 2015 la produzione industriale è aumentata.

 

di Daniele Bartolucci

 

San Marino è un Paese votato all’export: lo dice la sua storia e ovviamente lo impone anche la sua dimensione. Importazione di materie prime e risorse energetiche sono invece i “pesi” sull’altro piatto della bilancia commerciale, che comunque pende sempre verso le esportazioni. Il saldo positivo tra ciò che viene importato e ciò che viene esportato, infatti, è un valore dell’economia reale sammarinese, solo scalfito dalla lunga crisi economica che ha colpito il Paese e, soprattutto, il suo bacino preferenziale, ovvero l’Europa e in particolar modo l’Italia.

 

I PRINCIPALI MERCATI: EUROPA, USA E RUSSIA

Da sempre il Belpaese rappresenta lo “sbocco” principale per l’economia del Titano, ma lentamente anche questo assioma sta cambiando: pur rappresentando oltre l’81% delle importazioni e quasi l’85% delle esportazioni, cresce di anno in anno il peso degli altri Paesi europei (l’Unione Europea nel 2014 rappresentava infatti, nel suo complesso, il 92% delle importazioni e il 90% delle esportazioni), e quello delle altre aree geografiche, dove si distinguono gli USA (il 2,3% delle esportazioni nel 2014) e la Russia (l’1,8%). Interessante notare, invece, che sul fronte delle importazioni, a parte il già citato mercato italiano, i principali Paesi da cui San Marino importa sono Cina (3,1%), Paesi Bassi (2,3%, probabilmente per le dinamiche portuali e doganali, che privilegiano i porti olandesi rispetto a tutti gli altri del continente) e Germania (2,3%). Le quote percentuali sembrano dunque spingere verso una internazionalizzazione sempre più marcata, rispetto alla sola Italia. In termini di volumi, l’import dall’Unione Europea nel 2014 valeva 1.499.531.093 di euro (la sola Italia contava per 1.320.893.089), mentre l’export nell’UE valeva 1.863.419.644 di euro (1.751.660.644 in Italia).

 

L’EFFETTO BREXIT DOVREBBE ESSERE IRRILEVANTE

Il tema d’attualità più sentito sui mercati internazionali è ovviamente il Brexit e gli effetti che si verificheranno con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Al momento infatti la strada da ipotizzare è quella di un’uscita, anche se tentativi (politici e burocratici) di una permanenza sono all’ordine del giorno. Ma, di fatto, il popolo ha espresso una volontà e sarà difficile calpestare quel voto referendario. Detto questo, quanto conta la Gran Bretagna per San Marino? Poco. La risposta è abbastanza secca, se si guardano i numeri dell’import/export: nel 2014 le importazioni dal Regno Unito valevano 5.572.315 di euro (lo 0,34% delle importazioni totali) e le esportazioni 13.047.601 di euro (0,63% delle esportazioni totali). Cifre irrilevanti, che probabilmente, dovessero anche cambiare, non muterebbero di molto la bilancia commerciale sammarinese, come si è visto più spostata sull’Europa, gli Stati Uniti e la Russia. Ovviamente il Brexit non riguarda solo l’interscambio commerciale, ma anche tanti altri settori, dallo studio (diversi i sammarinesi che frequentano le scuole e le università inglesi) allo sport, fino alla sanità. Gli effetti di un’uscita dall’UE, però, per San Marino saranno molto mitigati, se non altro dal fatto che San Marino già oggi non è nell’Unione e domani potrebbe ritrovarsi in compagnia degli inglesi. Per ora, dal punto di vista commerciale, stante i rapporti in essere che valgono come interscambio complessivo sui 18,6 milioni di euro (dato 2014), non dovrebbe cambiare molto.

 

ORA L’EXPORT PUÒ RICOMINCIARE A VOLARE

“Da un’analisi dettagliata dell’import-export negli ultimi sette anni si evince che, dal 2009, l’ammontare dell’interscambio segue un costante trend al ribasso. Il 2009 vede un’importante flessione perdendo il -18,3% rispetto al 2008”. Così si legge nel Programma Economico 2016 del Governo, dove viene specificato che “nel periodo dal 2008, in cui si raggiunge l’apice degli interscambi, fino a fine 2013 assistiamo ad una perdita del -46,8% del volume d’affari con il resto del mondo”. Una situazione che si è prolungata per diversi anni, fino a che “nel 2014 le importazioni vedono invertirsi il trend negativo del quinquennio precedente, attestandosi su un valore di 1.629 milioni di euro, +0,34% rispetto l’anno precedente. Le esportazioni rimangono a valori negativi se comparate con il 2013, ma la discesa si è fortemente ridotta con una riduzione di soli -0,6 punti percentuale. Ci si attende quindi, anche dall’analisi dei dati della bilancia commerciale, un segno positivo per la ripresa del ciclo economico”. I dati del 2015 – non ancora disponibili – dovrebbero confermare questo auspicio, come previsto dal FMI che ha stimato anche il PIL in leggero aumento nel 2016. Di certo è che l’indice PMI (vedi Fixing nr 23) è stabilmente positivo e ciò determina, secondo gli analisti, un’espansione dell’economia; di certo è che nel 2015 sono ripresi i consumi interni (vedi Fixing nr 13) come confermato anche dall’ultima “Indagine sui consumi e lo stile di vita delle famiglie sammarinesi” dell’Upeceds; di certo è che la produzione industriale nel 2015 è aumentata (in generale dello 0,4%) e ci si aspetta una conseguente crescita dell’export. Altrettanto certo è che negli ultimi anni il sistema Paese, come dimostra la spinta in tal senso di ANIS e non solo, si sta aprendo all’internazionalizzazione, in primis delle sue imprese, quindi della sua società e istituzioni. Come dimostra la trattativa in corso con la Commissione Europea per l’associazione all’UE: un trattativa che potrebbe segnare un nuovo sviluppo delle relazioni internazionali e, visto che quello è il principale mercato di riferimento per San Marino, anche dell’interscambio commerciale.

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