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Una “puntata” sul Futsal tra bi-zona e dogmi ribaltati

da Redazione

Il calcio a 5 sta prendendo sempre più piede a San Marino: campionato e nazionale. Iscritte ben 13 squadre, si gioca soprattutto per “hobby”. Ma quando l’arbitro fischia…

futsal striscia alta foto

 

di Alessandro Carli

 

Se guardiamo l’età anagrafica, milita nella categoria “pulcini”: nato nel 2006, il futsal targato RSM quest’anno compie 10 anni.

Non parliamo di un nuovo talento, di un Messi in erba o di un CR7 che sta iniziando a dare i primi calcio a un pallone, ma di un campionato, più esattamente quello di calcio a 5, che a San Marino oggi conta di ben 13 squadre, suddivise in due gruppi, “A” e “B”.

Un mondo popolato da ragazzi giovanissimi – i più “verdi” hanno tra i 17 e i 18 anni – ma anche da persone un po’ più grandi: alcuni calciatori hanno superato gli “anta”. In parte è questo il segreto del futsal, carriera ben più lunga di quelle dei calciatori tradizionali (quelli dell’11 contro 11, per essere chiari), forse anche perché gli allenamenti sono meno intensi e frequenti, ma soprattutto perché alla base del gioco, quasi una regola non scritta, c’è una parola: “hobby”, come conferma Davide Zafferani, laterale del Juvenes Dogana e che quest’anno, all’ultima partita della regular season, ha mancato l’accesso ai play off. “Rispetto al campionato più conosciuto, quello che vede 22 giocatori in campo – racconta –, l’approccio è diverso: la base di partenza è il divertimento, lo stare con gli amici. Poi però è vero che appena l’arbitro fischia l’inizio della partita, l’agonismo non manca”.

Dopo aver spiegato le differenze – a livello di regole – tra i 5vs5 e l’11vs11 (“Nel futsal le rimesse laterali si battono con i piedi e non con le mani, i tempi di gioco sono di 30 minuti più altri 30 minuti, ogni squadra ha diritto a due time out”), Davide si sofferma su alcuni aspetti e chiarisce qualche dubbio. “Anche se non sembra, nel calcio a 5 ci si muove di più rispetto al calcio a 11”. E non ingannino le dimensioni ridotte dei campi: “Se si esclude il portiere, sul campo si gioca 4 contro 4. Si attacca e si difende tutti insieme e se un compagno perde palla, deve ritornare subito in difesa a dare man forte”. Quindi possiamo parlare di perfezionamento della “bi-zona”, di sublimazione del leggendario schema “5-5-5” inventato dal mitico Oronzo Canà, allenatore della Longobarda nel film più amato sul calcio, che sul campo, nonostante la salvezza raggiunta, mostrò comunque qualche falla.

Il futsal poi è più “gentile” rispetto al calcio tradizionale. Anche nei colpi. “Beh, sì, è vero – aggiunge -. Nel calcio a 11 il tiro di punta fa torcere il naso ai puristi, ma non nel calcio a 5, anzi: con la ‘puntata’ si riesce a rubare il tempo al difensore e a fare un tiro imprevedibile”.

Ah, povero Franz Beckenbauer e il suo “tocco” elegante, ah, povero Franz e quel suo termine tutto teutonico (e forse detto un po’ prendendo le distanze) pronunciato a cavallo del Duemila quando, intervistato, disse che “Rumpelfüßler” è quel tronco d’albero umano che pur non avendo mai passato la palla nella direzione giusta e avendo i piedi non esattamente fatati (dire “quadrati” è troppo?), è allegramente riuscito a partecipare sia ai mondiali che agli europei.

Con il “papà” 11 versus 11 (o 10 versus 11, o 9 versus 11 se pensiamo alla una delle ultime partite dell’Inter) ha – oltre alla forma del pallone (“Quello del futsal è più piccolo e ha un rimbalzo controllato cioè rimbalza di meno” spiega) – anche un’altra sostanziale differenza. Parliamo di tattica. “I dogmi ‘palla lunga e pedalare’ oppure il lancio verso la torre che poi spizzica il pallone di testa ai compagni nel calcio a 5 non esistono. Si lavora molto sugli schemi: calcio d’angolo, punizioni, eccetera. Anche se non sempre funzionano”. Ora: il calcio a 5 non ha letteratura di quello a 11: non pensate di trovare un “Bar sport” di Stefano Benni declinato al futsal, però alcuni luoghi (bar e ristoranti) sono più o meno gli stessi. Forse mancheranno i “tennici da bar” ma non i commenti, le discussioni, le delusioni e i momenti di gioia. Il movimento, in Repubblica, è in espansione: in 10 anni sono aumentati i praticanti e i tifosi. E dal 2009 c’è anche una Nazionale.

 

IL “LATERALE” DAVIDE ZAFFERANI, IMPIEGATO ANIS E TIFOSO DEL PARMA


davide zafferani

 

In stile “Le Iene”, facciamo qualche domanda secca a Davide Zafferani, tra il serio e il faceto.

Nome? “Davide”. Cognome: “Zafferani”. Nato? “Sì”. Ok, ma dove e quando? “A San Marino il 27 ottobre del 1984”. Altezza? “Un metro e ottantadue”. Ruolo? “Laterale”. In che quadre hai giocato? “Per tre anni nella Folgore, poi sono passato alla Juvenes Dogana”. Fiuto per il gol? “Il primo anno ne ho realizzati 32, il secondo 20, il terzo 18 e quest’anno 7. Ma non ho il raffreddore: sono stato fermato dagli infortuni”. Impiego nella vita? “Lavoro da più di 10 anni all’Associazione Nazionale Industria San Marino, mi occupo di paghe e contabilità”. Squadra del cuore? “Parma”. Calciatore? “Hernan Crespo”. Hobby? “Futsal”. Naturalmente…

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