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San Marino, l’avanzo 2014 supera i 3 milioni: pareggio sempre più vicino

da Redazione

Approda in Consiglio Grande e Generale l’assestamento di Bilancio 2015: la spesa corrente non diminuisce e le entrate da IGR e importazioni restano stabili.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il pareggio di bilancio diventa un traguardo sempre più vicino, tanto che già nel corso dei primi due quadrimestri del 2015 “il disavanzo, previsto inizialmente in 13.798.949,36 euro è passato in seguito alla presente Variazione al Bilancio ad 7.710.266,77 euro, con una diminuzione del 44,12%”. L’annuncio è del Segretario di Stato alle Finanze, Giancarlo Capicchioni, nella relazione che accompagna il progetto di legge di modifica della legge 23 dicembre 2014 n. 219 e la Variazione ai Bilancio di previsione del io Stato e degli Enti del Settore Pubblico Allargato per l’esercizio finanziario 2015, approdato in prima lettura in Consiglio Grande e Generale nella sessione dell’8 e 9 ottobre. La consistente riduzione del disavanzo rispetto alle previsioni dell’anno prima è dovuta anche ai dati relativi alla chiusura del Rendiconto Generale dello Stato per il 2014, definiti nel mese di settembre, in seguito all’acquisizione del dato relativo conguaglio IGR delle persone fisiche presentato in data 31 agosto 2015. In base a questi dati, si legge nella relazione di Capicchioni, “il consuntivo finanziario dello Stato per l’esercizio finanziario 2014 chiude con un avanzo d’amministrazione di € 3.895.370,69 a fronte di un disavanzo stimato in sede di Variazione al Bilancio di previsione 2014 pari ad € 14.932.2S9,50”. Dovesse confermarsi il trend positivo, il pareggio di bilancio potrebbe essere raggiunto già nel corso di questo esercizio finanziario, come auspicato dal Governo in estate: “L’obiettivo che il governo intende raggiungere durante la gestione dell’esercizio 2015, come anticipato nel Programma Economico 2016, è il pareggio di bilancio e il riequilibrio dei conti pubblici, proseguendo nell’azione di riduzione e razionalizzazione della spesa ed al reperimento dì maggiori entrate derivanti dallo sviluppo del sistema economico e finanziario”.

 

L’ECONOMIA NON È ANCORA RIPARTITA: ENTRATE STABILI

I fattori determinanti nel miglioramento del Bilancio dello Stato, quindi, come riepiloga lo stesso Segretario alle Finanze, sono in sostanza due: da una parte c’è la riduzione della spesa corrente (la famosa spending review), che non significa solo tagli ma anche riorganizzazione, razionalizzazione e ottimizzazione, rilanciando quindi anche e allo stesso tempo la ‘produzione’ dei servizi pubblici, che possono garantire maggiori economicità sia allo Stato, sia ai cittadini e le imprese che ne usufruiscono (si pensi solo all’auspicato allineamento degli orari degli uffici pubblici a quelli del privato); dall’altra parte c’è l’aumento delle entrate, dell’Igr in particolare, e dei servizi ‘a pagamento’ forniti dalla Pa e dalle Aziende autonome, ottenibile – ed è importante che Capicchioni abbia parlato di “sviluppo” e non aumenti di tassazione – con il rilancio dell’economia reale. Entrambi i fattori, quindi, possono essere rafforzati o indeboliti dalle scelte politiche che verranno fatte, sia per quanto riguarda l’efficientamento del pubblico, sia per quanto riguarda la ‘spinta’ che potrà essere data al privato. Per quanto riguarda il 2014, il segno positivo è da rilevarsi quasi del tutto nel primo fattore, non essendoci stata l’auspicata inversione di tendenza per quanto riguarda l’economia reale (calo continuo del numero delle imprese, aumento della disoccupazione a livelli record), mentre nel 2015 si sono potuti vedere i primi, timidi, segnali positivi anche in questo ambito. “Al raggiungimento dei risultato positivo”, spiega infatti Capicchioni, “hanno concorso, oltre agli interventi sui contenimento della spesa ed al consolidamento delle entrate, anche il recupero dei crediti definiti di dubbia e difficile esigibilità iscritti al Fondo Svalutazione Crediti”. Ancora: “Per le previsioni delle entrate fiscali relative alle imposte dirette sono state confermate le stime effettuate in sede di bilancio di previsione 2015, tenuto conto del dato effettivo e complessivo 2014 relativo all’introito dell’Imposta Generale sui Redditi derivante dall’entrata in vigore della Riforma Fiscale introdotta con la Legge n. 166/2013 comprensivo del conguaglio riscosso nel 2015 (pari ad €17.205.013,88) che ammonta ad €.112.157.588,75”. Stessa cosa per l’imposta sulle importazioni, il cui andamento, “rilevato mensilmente dall’Ufficio Tributario attraverso l’imposta auto liquidata dagli operatori economici nel primo semestre del corrente anno, rispetto allo stesso periodo del 2014 è stabile”. Del resto, se l’economia reale non è ripartita, non ci si poteva aspettare un aumento di questi capitoli di entrata. E’ comunque positivo che i dati si siano finalmente stabilizzati e non deteriorati ulteriormente (tra il 2013 e il 2014 il saldo era infatti ancora estremamente negativo): potrebbe essere stato toccato il ‘fondo’, da cui risalire. Ovviamente per risalire servono scelte più forti e coraggiose di quelle annunciate nel Programma Economico 2016 (si veda al proposito Fixing nr. 34).

 

AUMENTI E RISPARMI: ECCO IL DETTAGLIO

Riguardo allo schema del Bilancio di Previsione dello Stato per l’esercizio 2015 si può subito notare che il totale delle entrate e delle uscite è passato da 516.984.600,96 di euro a 588.899.478,71 (+ 13,91%). “La previsione assestata 2015 stanziata nel Tìtolo 4 – Entrate derivanti dall’accensione di mutui e prestiti –”, spiega Capicchioni, “contiene al suo interno lo stanziamento di € 72.000.000 relativi alla Sottoscrizione dei Titoli del debito pubblico previsto nel progetto di legge, compensato interamente dallo stanziamento In uscita per analogo importo nel Titolo 2 – “Spese in conto capitale”. Per il raffronto con la previsione Inizia le 2015, è necessario scorporare l’operazione dei €72 milioni, al netto di tale posta si evidenzia che il Titolo 4 delle entrate è pari ad €7.710.266,77 (-44,12% rispetto alla previsione iniziale) e corrispondente al disavanzo della Variazione al Bilancio 2015 mentre, il Titolo 2-“Spese in conto capitale” ammonta ad €21.933.350,69 (-3,07% rispetto alla previsione iniziale)”. Di seguito le principali variazioni delle previsioni d’entrata dell’esercizio 2015: proventi della vendita del valori fiscali e bollatì (cap. 70) + € 350.000; tasse sulle patenti di commercio industria (cap.160) – € 150.000; confisca beni, fondi e valori (cap.412) + € 2.397.200; sanzioni pecuniarie Ufficio tributario (cap.420) +€ 500.000; Imposta speciale sui prodotti petroliferi (cap.280) + € 200.000; ricavi cessione metalli per coniazioni numismatiche (cap .340) + € 650.000; ricavi gestione prodotti petroliferi (cap.360) – € 450.000; multe e spese di giustizia (cap.590) + € 780.000; proventi vendita valori filatelici (cap. 893) – €1.587.000 sulla base della stima prudenziale delle vendite; proventi vendite valori numismatici, (cap. 895) – € 500.000 in considerazione della prevista minore tiratura dei quantitativi ed alla stima prudenziale delle vendite; avanzo Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (cap. 920) + € 1.600.000; introiti relativi a risarcimento danni da procedimenti giudiziari e/o accordi transattivi (cap.1025) + € 220.000. In definitiva, “il totale delle variazioni positive in entrata, incluse le partite di giro, ammontano a € 86.216.260,34 comprensivo dello stanziamento di € 72.000.000 per emissione titoli del debito pubblico; il totale delle variazioni negative, incluse le partite di giro ammontano a € 14.301.382,59, € 6.088.682,59 dei quali per diminuzione del capitolo 1220 “Accensione di mutuo a pareggio del bilancio”. Pertanto, l’accensione del mutuo a pareggio di bilancio iscritto sul capitolo in entrata 1220 previsto per il 2015 in seguito alle variazioni apportate con il presente progetto, passa da € 13.798.949,36 a € 7.710.266,77″. Le principali variazioni in uscita per l’esercizio 2015 riguardano: interessi passivi su finanziamenti, anticipazioni e scoperti di conto corrente (1-3-2760) – € 1.200.000, considerata l’eventuale attivazione di finanziamenti solo per l’ultima parte dell’esercizio finanziario; interessi passivi su finanziamento per la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche per lo sviluppo (cap.l-3-2762) – € 450.000; interventi di cui ai Decreto legge 27 giugno 2013 n.72 art.2, (1-3-2394) + € 1.000.000; Fondo di dotazione per manodopera A.A.S.L.P., (cap. 1-5-2590), -€ 1.000.000; Contributo all’Università degli Studi per spese di funzionamento, (1-6-4980) – 250.000,00 e Contributo all’Università degli Studi per investimenti (cap. 2-6-7S60) – € 13.500,00; Contributo dello Stato al CONS, (cap.1-7·2580) – € 109.600 e Contributi vincolati alla partecipazione a manifestazioni sportive estere (sul cap. 1-7-3955) – € 114.000 e “Contributo dello Stato al CONS per investimenti” (cap. 2-7-7315)- € 14.700; promozione, manifestazioni sportive e varie a valenza turistica, (cap. 1-7-4060) – € 234.500; oneri a carico dello Stato per gestione Fondo Pensioni lavoratori Dipendenti, (cap.l-10- 4530) + € 5.952.000; oneri per trasporti interni e oneri vai connessi con i trasporti (cap. 1-4-4940) + € 106.000; oneri per il diritto allo studio (cap. 1-6·5120) + € 304.850; Fondo speciale per interventi sull’occupazione e contenimento costo del lavoro, (cap.2-4-7460) + € 250.500; contributo a carico dello Stato sugli interessi per prestiti di edilizia ed eliminazione barriere architettoniche, (cap. 2-4-7435) – € 700.000; acquisto beni immobili (cap.2·5·6600) + € 923.423,34. “Le variazioni positive in uscita complessivamente”, conclude Capicchioni, “comprese le partite di giro, ammontano ad € 86.711.258,36 compreso l’importo stanziato di €72.000.000,00 per utilizzo titoli del debito pubblico; mentre le variazioni negative, comprese le partite di giro ammontano ad €14. 796.380,61”.

 

RIDUZIONE DELLA SPESA: STRADA DA PROSEGUIRE

Se è vero che “i trasferimenti al Settore Pubblico Allargato per gli Enti e le Aziende sono stati variati in Diminuzione”, la spesa corrente continua ad assorbire quasi tutti i soldi del Bilancio, riducendo la liquidità al lumicino (problema evidenziato dallo stesso Capicchioni durante la presentazione del P.E.2016) e, di conseguenza, la necessaria flessibilità per compiere scelte importanti o anche solo fare gli investimenti nel Paese. A tal proposito, non si può non evidenziare come anche in questo progetto di legge si metta una seria ipoteca sui 30 milioni di opere pubbliche annunciate in finanziaria (dai parcheggi alle nuove sedi di Gendarmeria, Rtv ecc ecc), in quanto questi soldi, al momento, non ci sarebbero. Tanto è vero che “il progetto di legge prevede all’articolo 23 la disposizione generale per l’emissione dei titoli del debito pubblico, da emettersi entro il 31 dicembre 2016, in una o più soluzioni, sino ad un ammontare complessivo di 102.000.000 euro nominali”, che serviranno anche per il “finanziamento degli interventi di cui alla Legge 11 maggio 2015 n. 67 relativa alla legge di spesa pluriennale per la realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche di cui all’articolo 62 della Legge 23 dicembre 2014 n. 219, mediante l’emissione nell’esercizio 2016, in una o più soluzioni, di 30.000.000 di euro di titoli del debito pubblico”. Gli altri 72 milioni, invece, hanno “la finalità di acquisire le risorse per finanziare i seguenti interventi: rafforzamento del patrimonio di vigilanza della partecipata Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.A. anche tramite la sottoscrizione di strumenti ibridi di patrimonializzazione o passività subordinate, anche nella forma convertibile, mediante l’emissione € 40.000.000,00 di titoli del debito pubblico; rimborso del finanziamento sottoscritto con gli Istituti di credito sammarinesi ai sensi degli articoli 20 e 21 della Legge 20 dicembre 2013 n. 174, dall’articolo 7 della Legge 31 ottobre 2013 n. 153, così come modificato dall’articolo 8 della Legge 19 settembre 2014 n. 146 e dall’articolo 20, comma l, della Legge 23 dicembre 2014 n. 219, mediante l’emissione di € 32.000.000,00 di titoli del debito pubblico”. Tutti interventi che, se vorranno essere concretizzati, aumenteranno l’indebitamento dello Stato, mentre con maggiori entrate derivanti dalla ripresa economica e da una più efficace riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, probabilmente quei soldi sarebbero già stati in cassa. Serve un vero progetto di riorganizzazione e di accorpamento degli uffici, supportato da una forte implementazione della rete web per l’erogazione dei diversi servizi alle imprese e ai cittadini. Mentre non è più rinviabile una seria riflessione sul contratto di lavoro del pubblico, troppo ‘vantaggioso’ rispetto a quello dei settori privati: al di là dell’emolumento, che comunque andrebbe allineato all’orario di lavoro del privato, andrebbero studiate e introdotte forme di part time – anche incentivanti – in grado di garantire sia i posti di lavoro che il servizio ad orari più ampi, evitando l’anacronistica situazione per cui al pomeriggio (e al sabato mattina) molti uffici restano chiusi, mentre tutto il resto del Paese è in attività e necessita dei loro servizi.

 

PENSIONI: SOLUZIONI CERCANSI URGENTEMENTE

Come detto, i trasferimenti agli Enti e alle Aziende dello Stato sono diminuiti, ma c’è un’importante eccezione, ovvero quella “del trasferimento all’Istituto per la Sicurezza Sociale per il settore previdenziale che comporterà per Il 2015 una maggiore spesa di € 5.952.000 sul capitolo 1-10-4530 Oneri a carico dello Stato per la gestione fondo lavoratori dipendenti”. Come già più volte Evidenziato”, scrive Capicchioni nella sua relazione, “il significativo incremento degli oneri a carico dello Stato per la previdenza richiede opportune valutazioni e soluzioni nel breve termine”. Come rilevato su Fixing in più occasioni, ma anche nella relazione finale dei tecnici incaricati dal Governo per valutare lo stato dei fondi pensione, si tratta di una soluzione a una non-soluzione, essendo il problema iniziale quello dei troppi dipendenti statali, risolto (si fa per dire, ndr) con i prepensionamenti. Il risultato iniziale è che per lo Stato si è ottenuta una riduzione di stipendi, ma per i fondi pensione si è trattato di un aumento delle erogazioni. Un aumento che, stando anche a quanto hanno rilevato i tecnici incaricati al tempo, non è più sostenibile nel lungo periodo.

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