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Appalti per le forniture: nuove regole e controlli

da Redazione

Bandi pubblici per tutti, anche per l’ISS e l’AASS (energia ma anche gas). Venturini: “Più trasparenza con la Centrale unica di acquisti”.

 

di Daniele Bartolucci

 

Ci sono voluti quasi 13 anni, ma alla fine anche San Marino si doterà di una Centrale Unica di Acquisti per le forniture della Pubblica Amministrazione e degli Enti Pubblici, e lo fa – come altre volte – prima della vicina Italia, che non è stata ancora in grado di concretizzare l’ambizioso progetto di Matteo Renzi di ridurre le 35mila stazioni appaltanti italiane a solo 35 centrali d’acquisto. E’ stato infatti ratificato il 23 febbraio il Decreto delegato n.226 – Norme di attuazione della Legge 27 marzo 2002 n. 49 “Legge sul contratto di fornitura o somministrazione della Pubblica Amministrazione e degli Enti Pubblici”. Per la cronaca, solo 25 i voti a favore, 15 quelli contrari e 3 gli astenuti: segno che la normativa non è stata del tutto condivisa dal Consiglio Grande e Generale, anche se l’obiettivo finale è certamente condivisibile. Tanto è vero che molti degli emendamenti proposti da Cittadinanza attiva e dal movimento civico Rete sono stati accolti, andando a modificare in parte il testo partorito dal Governo (vedi Fixing nr. 2). “E’ un decreto di importanza significativa”, ha infatti spiegato il Segretario Gian Carlo Venturini, “che disciplina le norme sulla fornitura per la Pa e per gli Enti pubblici, quindi su appalti di fornitura di beni e servizi, escludendo dal suo ambito di applicazione il settore delle concessioni di servizi pubblici e degli incarichi professionali, i quali dovranno trovare anch’essi una compiuta e peculiare disciplina nel già avviato percorso di revisione dell’intera materia di appalti e contratti pubblici, in linea con le indicazioni fornite dagli organismi europei”. Nel frattempo c’è comunque un grosso passo avanti nella direzione richiesta anche dal Greco, ovvero per “l’assoluta trasparenza di tutti i procedimenti, che verranno pubblicati online sul portale dei Servizi Pa”, ha spiegato il Direttore del Dipartimento Manuel Canti. “Trasparenza e controllo, vorrei specificare, visto che tutte le imprese (comprese quelle estere, ndr) interessate ai bandi dovranno obbligatoriamente iscriversi al Registro tenuto dalla Camera di Commercio, registrazione che prevede requisiti specifici anche sulla regolarità contributiva, lavorativa e giudiziaria. A questa verifica ex ante seguirà poi quella precedente l’assegnazione dell’appalto al vincitore, che dovrà confermare di aver mantenuto tali requisiti. Infine, anche prima del saldo finale – dell’incasso, ndr – ci sarà un’ulteriore verifica, per evitare l’inaccettabile condizione che imprese non in regola lavorino poi per lo Stato”. Trasparenza, controlli, possibilità di svolgere alcune aste direttamente sul web (allargando all’infinito il ‘mercato’), ma anche “nuovi criteri di valutazione”, ribadisce il Segretario Venturini: “Non ci si baserà più sul prezzo più basso, ma sull’effettiva convenienza economica per la Pubblica Amministrazione, trasformando gli appalti in una leva per perseguire finalità di pubblica utilità, come possono essere la tutela ambientale, l’inserimento lavorativo di iscritti nelle liste di collocamento o disabili, il numero di contratti a tempo indeterminato. Ma anche la qualità dei materiali, la tempestività dell’assistenza tecnica e la trasparenza degli assetti societari saranno determinanti per valutare tale convenienza”. Un insieme di obiettivi importanti, quindi, anche se il principale resta quello della razionalizzazione delle forniture (prezzo unico per tutte le amministrazioni, gli enti pubblici e le aziende autonome) e della concorrenza tra fornitori per ottenere prezzi più bassi e maggiore ‘convenienza’ per lo Stato. E’ per questo che la Centrale Unica d’Acquisto diventa fondamentale, anche se per la sua costituzione occorrerà uno sforzo importante da parte dello Stato, visto che si andrà a creare una struttura nuova e quindi dovranno essere individuati sia i dipendenti che la sede. Inoltre andranno raccordati tutti gli uffici deputati oggi all’acquisto di beni e servizi, perché pianifichino il loro fabbisogno e ne richiedano l’acquisto alla Centrale, che dovrà redigere il programma annuale di approvvigionamento e i conseguenti bandi di gara. Nessun ufficio pubblico, ente o azienda autonoma potrà più quindi fare proprie gare né le tanto contestate ‘licitazioni’ (previste anche dal Decreto, ma solo per alcuni casi specifici): e questo riguarderà in particolar modo l’Iss che è forse la struttura più complessa dello Stato, ma anche l’Aass, la quale dovrà sottostare all’evidenza pubblica anche per l’acquisto delle sue ‘materie prime’, quali l’energia, l’acqua e ovviamente il gas metano, oggetto di una annosa quanto irrisolta diatriba con le aziende (vedi Fixing nr. 5 e 7). Ma come detto, non sarà solo l’acquisto del gas a venire monitorato secondo le nuove regole, bensì in pratica tutto ciò di cui il Settore Pubblico allargato si rifornisce, dalla semplice cancelleria agli strumenti più tecnologici, fino ai servizi più complessi.

E proprio riguardo a questi ultimi, “per garantire la concorrenza anche alle imprese medio piccole”, ha spiegato Canti, “tali appalti potranno essere suddivisi in lotti funzionali”. Si continua comunque a parlare al futuro, visto che operativamente mancano ancora alcuni tasselli, ma se non ci saranno ostacoli, “il Registro delle imprese dovrebbe essere pronto per giugno e così anche la Centrale Unica”.

 

E-PROCUREMENT: LA CONSIP È GIÀ NELLA FASE DEGLI ACQUISTI ONLINE

L’utilizzo delle nuove tecnologie volte a ridurre i grandi costi della Pubblica amministrazione italiana sta crescendo a vista d’occhio, tanto che già nel 2012 tramite il ricorso all’insieme degli strumenti di eProcurement – ossia l’acquisto di beni e servizi online – ha consentito di ‘presidiare’ una spesa complessiva di 30,1 miliardi di euro, mettendo a disposizione delle amministrazioni, pubbliche attraverso acquisti ‘diretti’ con Consip o attraverso l’effetto benchmark dei prezzi Consip, un’opportunità di risparmio complessiva di oltre 4,6 miliardi di euro.

In Italia oramai tutte le amministrazioni locali più grandi (Regioni e Province) risultano dotate di uno specifico ufficio dedicato all’ICT, ma non tutte svolgono tali funzioni con personale interno bensì si affidano a fornitori privati. In ogni caso, i vantaggi non si esauriscono nel risparmio – comunque consistente – e nell’evitare i famosi sprechi per i quali si compra lo stesso bene o servizio a prezzi diversi da un ente all’altro.

Come ha spiegato a Corriere Comunicazioni Domenico Casalino, Amministratore Delegatro di Consip (la società del Ministero dell’Economia e delle Finanze): “Gli acquisti online sono in grado di modificare i comportamenti delle stesse PA, creando nuove opportunità per le imprese, anche per le piccole e medie, fornendo uno sbocco per beni e servizi innovativi”.

Alcuni dati: “Il 2014 si è chiuso con 600mila transazioni su piattaforme Consip, su un totale di 1 milione e 200mila effettuate in totale dalla Pubblica amministrazione”. Questo significa che c’è un movimento importante verso l’adozione di sistemi digitali per gli acquisti pubblici. non solo su piattaforme Consip: “Risultati significativi i sono stati raggiunti anche dai sistemi regionali, a cominciare da quello della Lombardia – Arca – e quello dell’Emilia Romagna – Intercent-ER, ma non solo. Per l’e-procurement sarà un anno fondamentale.

E non solo perché, oramai, i numeri degli acquisti sono corposi ma anche perché c’è un’esplicita intenzione del governo di spingere in questa direzione, con la riduzione delle attuali 32mila stazioni appaltanti a 35 (non ancora concretizzata, ndr): le centrali di committenza e altri aggregatori. Inoltre, i Comuni non capoluogo sono obbligati ad aggregarsi o comunque possono fare ricorso alle centrali di committenza (Consip e centrali regionali) e al Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa) gestito da Consip. Si tratta di azioni di sostegno alla diffusione del procurement digitale assolutamente necessarie che, a mio avviso, daranno buoni frutti, sia sul fronte dell’economia reale sia su quello dell’efficienza del sistema Paese.

Perché il procurement pubblico rappresenta uno straordinario strumento di politica industriale – uno dei pochi rimasti agli Stati contemporanei – perché è in grado di modificare, attraverso il coordinamento e l’indirizzo della domanda, i comportamenti di acquisto delle amministrazioni, creando nuove opportunità per le imprese, anche per le piccole e medie, e fornendo uno sbocco per beni e servizi innovativi.

Inoltre con gli acquisti di qualità fatti dalle centrali di committenza, si generano economie sui costi (pari ad una media del 20% di risparmio), guadagni di efficienza per il settore pubblico e privato, oltre che trasparenza, innovazione e, di conseguenza, sviluppo e occupazione”.

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