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Projet 192, parole e immagini di grande speranza

da Redazione

A Palazzo SUMS la mostra fotografica che ricorda l’attentato di Madrid. Storie che devono essere raccontate per non essere dimenticate.

 

di Daniele Bartolucci

 

La memoria come impegno, l’arte come vettore del messaggio, la fotografia come linguaggio. Al centro i nomi delle 193 vittime della strage di Madrid, l’11 marzo 2004. Parte proprio da quel numero l’idea di Ciro Prota, fotografo napoletano trapiantato a Parigi, per ricordare non solo le vittime, ma ciò che rappresentano per la società occidentale, così tronfia del suo benessere, ma anche così paurosa di perderlo nel momento in cui il terrorismo si affaccia alla finestra di casa. E’ un messaggio attuale, di pace e di speranza (che certe cose non accadano più), che la mostra fotografica nata da Projet 192 lancia al mondo occidentale, oggi da San Marino, domani da un altro luogo, magari in quel Canada oggi terrorizzato dai “cani sciolti” dell’Isis.

E’ un messaggio che filtra attraverso i 193 scatti (nel bilancio definitivo infatti le associazioni dei familiari ne hanno riconosciute una in più perché, pochi giorni dopo gli attentati, una donna incinta rimasta ferita, per lo shock ha abortito), che i fotografi hanno raccolto in un’unica opera espositiva, senza abbinare fotografia e autore, ma raccontando la storia delle vittime partendo da un nome, scritto rigorosamente a mano, su un oggetto e contestualizzandolo in un ambiente ferroviario, ovvero il “teatro” della scena finale della loro vita.

Una vita che non è finita però con l’attentato e che questa mostra vuole ricordare: vittime dell’odio e della paura, oggi, anche grazie a questi 193 fotografi, sono testimoni della più grande speranza di tutti i tempi, ovvero quella che non ci siano più guerre e conflitti, né vittime né carnefici. Il loro nome diventa, negli scatti ricercati o costruiti dai fotografi professionisti (alcuni di rilievo come Francesco Cito, Mario Spada, Graziano Perotti e Graziano Panfili e molti altri), soggetto della scena, non solo passivo, ma anche attivo, avendo la funzione di “raccontare” la propria vita passata fino al momento dello scoppio, o di uno degli scoppi, visto che Madrid, quel giorno, fu sconquassata da ben dieci esplosioni.

“La mostra fotografica, nata da Projet 192, è un progetto partito nel 2013 con l’intento di selezionare uno scatto per ogni vittima dell’attacco terroristico che subì Madrid e che provocò 192 morti e oltre 2.000 feriti”, ha spiegato Ciro Prota durante l’inaugurazione di sabato 25 ottobre a Palazzo Sums. “Ognuna delle foto è stata assegnata a un fotografo diverso con le informazioni sulla vita della vittima. L’unica regola era che gli scatti fossero in bianco e nero e riportassero il nome della vittima scritto a mano in qualche punto della scena e non aggiunto dopo, magari con Photoshop”.

Il risultato è stato straordinario: “Abbiamo coinvolto ben 193 fotografi di tre continenti e 11 nazioni (Germania, Francia, Turchia, Filippine, Spagna, India, Inghilterra, Canada, Italia, Portogallo e San Marino: per la Repubblica ha scattato Augusto Betiula) che sono stati selezionati con un bando internazionale online per commemorare il decennale della strage di Madrid, il primo attentato terroristico islamico in Europa del 2004”.

Il progetto ha sede a Parigi e tutti i fotografi sono membri di Associazione P192 avendone ceduti i diritti di copyright e l’associazione, regolarmente iscritta al registro francese, è no profit.

La mostra è stata in prima nazionale a Padova dal 18 luglio al 31 luglio 2014 e prorogata dal comune di Padova fino al 18 agosto.

Ora la mostra, preceduta da un flashmob in Piazza Navona a Roma, è ospitata nella Repubblica di San Marino fino al 15 novembre 2014 a Palazzo Sums (tra i sostenitori dell’importante evento dedicato alla memoria c’è anche San Marino Fixing), “e in futuro”, anticipa Ciro Prota con un moto di orgoglio, “arriverà anche a Madrid, il luogo ideale per concludere questo viaggio. Sarà un giorno importante, un giorno diverso, come lo fu l’11 marzo del 2004. Io non voglio dimenticare, e non posso. Un giorno uguale all’altro, un giorno dopo l’altro. Ma quell’11 marzo è stato un giorno diverso: nei treni è entrata la morte, quella più cieca, violenta, cattiva, portata da un odio cieco, violento. Il Progetto 192 fonde la vita, la morte, la pietà e l’accusa. Un passato molto prossimo sul quale però ogni giorno cala impercettibile un velo, il velo più pericoloso, il velo dell’oblio, lento e sottile”.

Un velo che l’arte ha deciso di svelare con questa mostra, ricostruendo l’elenco delle vittime non più come “bollettino di morte” sui giornali, ma come storie, storie di vita interrotte dall’odio e dalla violenza.

Storie che devono continuare ad essere raccontate, per non essere dimenticate.

 

 

CLICCA QUI per vedere il video della mostra “Projet192”

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