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Editoriale: mobilità e CIG, primi sintomi

da Daniele Bartolucci

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è una prassi normale, prevista dall’ordinamento e spesso anche utile a superare momenti di difficoltà, purché siano momenti, appunto. A San Marino forse ci si era quasi dimenticati della mobilità e della Cassa Integrazione Guadagni, grazie ai fatturati record delle aziende industriali nel periodo post pandemico e all’azzeramento della disoccupazione interna.

Ma le preoccupazioni delle stesse aziende, che ammonivano istituzioni e parti sociali di prepararsi ad una fase di incertezza, si sono purtroppo avverate. Lo si è visto già con il calo dei consumi prima di Natale (lasciando perdere le “sbornie” da black friday, che ormai è una promozione che dura tutto l’autunno), ora lo si legge anche nei bollettini della CSU, che raccontano di un aumento sia dei licenziamenti collettivi (348 nel 2023 contro i 338 del 2022) ma soprattutto della CIG (3,3 milioni nel 2023 contro i 2,8 del 2022). Un trend che da fine 2023 non sarebbe affatto scemato, fanno capire tra le righe i sindacati, e che potrebbe caratterizzare, anche solo come “raffreddamento” dell’economia, tutto l’anno in corso. Motivo per cui si torna al punto iniziale: se gli avvertimenti erano stati fatti, se ora i sintomi sembra ci siano tutti, cosa è stato fatto per limitare i danni? Quanto è stato investito, come Paese, per affrontare questo periodo di stagnazione? Le aziende hanno fatto provviste, si sono attrezzate (vedi formazione, investimenti, assunzioni) per creare nuovi prodotti e sbarcare su nuovi mercati. Sarebbe forse il caso di fare altrettanto, una volta tanto.

Ma dopo le elezioni, sia chiaro…

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