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Il collezionista. Racconto di Fabio Cavallari

da Redazione

Un racconto di Fabio Cavallari ambientato nella Repubblica di San Marino, per i lettori di San Marino Fixing.

Un racconto di Fabio Cavallari ambientato nella Repubblica di San Marino, per i lettori di San Marino Fixing.

 

IL COLLEZIONISTA

di Fabio Cavallari

 

Ho vissuto quarant’anni con Francesco. Ci siamo conosciuti che eravamo ragazzini. Non avevo neppure vent’anni quando ci siamo sposati. Altri tempi è vero, però io rifarei tutto nella stessa maniera. In questi ultimi due anni ho dovuto ricostruire i miei giorni senza di lui. Eppure potrei dire di vederlo tutte le mattine uscire dal bagno con la brillantina nei capelli e dirigersi verso il giardino. A volte mi portava un rametto di rosmarino, altre l’erba salvia e quando era la stagione anche le margherite del campo. Oggi è la mia memoria a ripercorre quei gesti. Mi piace pensare che sia ancora qui accanto a me. Forse è un pensiero consolatorio o come qualcuno mi ripete un segno della mia fede. In realtà per me c’è solo un verbo in grado di spiegare questo mio vivere. Lo coniugo sempre all’infinito. Amare. Non è il sentimento legato al ricordo, o la nostalgia dell’assenza che mi fa parlare così, ma per paradosso l’esatto opposto. E’ la sua presenza che mi consente di sorridere anche oggi che sono rimasta sola. Abbiamo vissuto il bello e la fatica, il dolore e la serenità, sempre trattenendo quanto di buono la vita è stata in grado di donarci. Gli ultimi dieci anni di Francesco sono stati duri, abbiamo dovuto rinunciare alle nostre passioni, a quella bellezza che andavamo ricercando nei luoghi del mondo. Non potrei dire però che non abbiamo vissuto. Siamo stati costretti a virare, a sperimentare nuovi modi per coltivare il nostro gusto per la vita. Non abbiamo sprecato giorni. Ci siamo parlati anche quando la voce non usciva più. Forse abbiamo rivissuto tutto dall’inizio con il racconto, la narrazione ed i frammenti del passato che avevamo riposto in un cassetto. L’ultima notte volle abbracciarmi alzandosi dal letto. Fu una vera impresa per lui. Ma ce la fece. Poche parole, sillabate, ripetute due volte.24

– Teresa. Sei stata il mio passo, la mia gioia, la mia sposa amica. Continua ad esserlo anche domani.

In quel momento ho trattenuto le lacrime. Si trattava del suo saluto. Non era un commiato o l’addio. No. Era il verbo “amare” coniugato all’infinito.

Francesco ha amato molto. Ha avuto passioni importanti, mi ha coinvolto, resa partecipe dei suoi sogni. Sono diventata sua complice e la sua compagnia. La montagna, i rifugi dove abbiamo trascorso notti in sacco a pelo con le volpi a farci da sentinella. E poi la fotografia, il cinema, i grandi registi del Novecento e la filatelia. Ecco, se mi sentisse ora, in realtà, avrebbe qualcosa da ridire. Non gli piaceva essere identificato come un collezionista di francobolli. Eppure erano proprio quei piccoli rettangoli gommati che gli facevano perdere giorni interi nella ricerca di rarità e pezzi unici.

– Per amare un francobollo devi andare oltre il desiderio di possederne un buon numero. Si tratta di passione quando si riesce a comprendere che dentro quel piccolo frammento di carta c’è una storia da raccontare e un narratore che ha voluto scriverne l’alfabeto. Un bozzettista è un artista che ha deciso di donare la propria opera al popolo. Non ci potranno mai essere professionisti o mestieranti che possano assolvere al compito. E se ci saranno la loro maschera sarà talmente fragile che anche una lieve folata di vento sarà in grado di farla cadere. E’ facile svelare la loro pochezza. Nello stesso modo un Artista si rivela al primo sguardo. A occhio nudo, non servono lenti, o giochi di prestigio.

Ho sempre osservato mio marito, talvolta come per le passeggiate nei boschi sono riuscita a comprende appieno la sua tensione emotiva. Altre come per la filatelia, sono rimasta con un passo indietro. Dentro quel solco lasciatomi come dono, oggi però mi ritrovo a scoprire una bellezza nuova.

Se sono a San Marino in questa giornata estiva è proprio 25

per riannodare alcuni fili che Francesco non ha avuto il tempo di riordinare. Il 1998 è stato il suo ultimo anno da sano, o da presunto sano, come ripeteva lui. Dopo quel terribile inverno, la nostra vita si è fatta più sedentaria. Sempre bella, ma espropriata di quel nomadismo che per molti anni ha distinto la nostra relazione. Ebbene, proprio in quegli anni si era innamorato di un francobollo emesso dalla Repubblica di San Marino, in occasione del Natale 1997. Si trattava di un particolare dell’adorazione dei Magi dipinta da Giorgio Vasari nel 1574 per l’Abbazia di Scocca a Rimini. Non una produzione pensata ad hoc e nemmeno un’opera completa, impossibile da riprodursi in pochi centimetri. Quanto lo aveva rapito era stato in effetti il “taglio” offerto. Io non riuscivo a comprendere il suo entusiasmo. Lo confesso, mi sembrava una sua “fissa”, una tipica mania da collezionista. Così un giorno, mi chiese di sedermi accanto a lui, nel tavolo dello studio, e cercò di coinvolgermi.

– Vedi Teresa, questa è un’opera d’arte. L’autore è il Vasari che tutti noi conosciamo, ma in questa emissione c’è una mano che ha compreso e dato una nuova interpretazione a quel dipinto. E’ un artista anche lui. Se guardi, potrai notare però che sul francobollo non è stato scritto il nome del bozzettista. Questo è un atto di umiltà e di amore per l’arte, che non ha eguali. Eppure dietro la decisione di offrire questo preciso particolare, c’è una mano esperta, uno sguardo limpido e pulito. Non è un “taglio” casuale, o il pugno di un burocrate. No! C’è connessione affettiva dentro questo lavoro. Pensa a coloro che hanno tradotto i romanzi della nostra epoca. Non erano dei semplici interpreti, bensì degli scrittori loro stessi. Spesso la fortuna di autori stranieri è stata quella di trovare traduttori capaci di offrire non solo parole giuste, ma sfumature in grado di offrire in un’altra lingua, dentro un’altra cultura, la medesima intensità emotiva. Per la poesia, se ci pensi, è stato sempre così. Ebbene, la stessa cosa io la vedo in questo francobollo. Chi ha operato è entrato in intimità con l’opera, ne ha condiviso 26

empaticamente la volontà e gli intenti. Ha tradotto quel dipinto. Lo ha reso immortale donandogli una nuova vita. Non più dentro l’Abbazia di Scocca, ma nella quotidianità di una lettera spedita.

Voglio essere sincera. In quel momento non ho visto ciò che lui era in grado di guardare, ma sono rimasta ammaliata dalle sue parole, da quella spiegazione che mi ha voluto regalare con tanta passione.

Oggi sono a San Marino per cercare quell’autore sconosciuto che ha lavorato per quell’emissione da ottocento lire che Francesco ha tanto amato. Sono una sprovveduta e non sapevo che il 28 Luglio in questa piccola Repubblica si festeggiasse la liberazione dal fascismo. Gli uffici filatelici e numismatici sono chiusi e non ho referenti diretti con cui cercare un dialogo. Poco importa, non è questo un cruccio di cui debba preoccuparmi. Il mio “sposo amico” sarebbe stato capace di scovare il bello anche dentro la circostanza di un appuntamento mancato. Non voglio venir meno a tutto questo, con una tristezza che non avrebbe senso.

Scrivo queste parole in una stanza del Palace Hotel che accoglie anche il viandante più sprovveduto con una lode all’arte e alla cortesia, con l’auspicio che possa rimaner traccia di tutta questa beltà, almeno in un piccolo angolo di questa vita terrena.

Scrivo ricordando Francesco, parlando con la sua voce. Scrivo per stargli ancora accanto, per continuare con lui a sorridere. Scrivo ricordando le sue parole per quel bozzettista senza nome. Scrivo perché la vita è un’opera meravigliosa che talvolta rimane incompiuta ed altre volte compie strani miracoli. Senza pretesa e con l’umiltà che un’anziana donna dovrebbe sempre avere, spero che questo racconto incontri la strada di quell’artista che ha saputo far innamorare mio marito dentro il mistero di un francobollo.

 

LEGGI L’INTERVISTA A FABIO CAVALLARI

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