Home Dal giornale Una storia controversa che conquistò il mondo 

Una storia controversa che conquistò il mondo 

da Alessandro Carli

La ricostruzione storica dei fatti corredata da brani tratti da documenti ufficiali, da memorie dei protagonisti e da articoli di stampa di quei giorni: è questo il sottotitolo del libro “60 anni fa, Rovereta” (Associazione Emma Rossi, edizione Bookstones 2021) che affronta un caso di “storia controversa”, di un’eredità “non condivisa”: i fatti del 1957. “Una delle rare occasioni – si legge nel libro – in cui la Repubblica di San Marino, suo malgrado, si è trovata al centro di una complessa vicenda che, collocandosi negli anni della cosiddetta ‘guerra fredda’ tra Stati Uniti e Unione Sovietica., ha assunto significativi risvolti internazionali, ben documentati dal contributo di Sergio Barducci che ha analizzato la stampa di quelle settimane”.

La stampa internazionale si occupò molto della questione sammarinese. Il New York Times – scrive Barducci – fu tra i più presenti sul Titano, con inviati e corrispondenti impegnati a seguire gli sviluppi di quei giorni di tensione. La questione si giocava soprattutto sul ruolo dell’Italia. Il 2 ottobre il quotidiano tedesco Rheinische Post, rendeva noto il riconoscimento di Roma del governo provvisorio e sosteneva che le ridotte dimensioni della Repubblica costituivano un vantaggio: diversamente la grave tensione in corso avrebbe finito per ‘provocare una crisi internazionale’. Da Parigi, Le Figaro svela l’intenzione del Governo italiano di versare anticipatamente al nuovo Governo democristiano sammarinese, una parte dei 150 milioni che ogni anno vengono accreditati a San Marino con 180 quintali di tabacco, e che rappresentano la risorsa principale di San Marino. ‘Grazie a tale disposizione – commenta – il manico si troverebbe in mano ai democristiani”.

I FATTI DI ROVERETA

I fatti di Rovereta ebbero inizio il 19 settembre 1957, quando, scrive Laura Rossi, “avvenne quello che fu considerato da parte dei roveretiani un colpo di stato, mentre i socialcomunisti attribuirono la valenza del golpe al 14 ottobre, giorno in cui si conclusero. Il 19 settembre la Reggenza sciolse il Consiglio Grande e Generale, sulla base dell’art. 8 della legge elettorale allora in vigore del 15/10/1920, n. 18. Per lo scioglimento del Consiglio vennero fatte valere le dimissioni dei consiglieri della maggioranza, comprese quelle dei secessionisti del Partito Socialdemocratico”.

La sera del 30 settembre i consiglieri della nuova maggioranza occuparono a Rovereta uno stabilimento industriale in costruzione. Allo scoccare della mezzanotte del 1º ottobre, in concomitanza con la scadenza del mandato dei Reggenti in carica, i membri del Comitato esecutivo si proclamarono a capo di un governo provvisorio. Subito dopo i carabinieri italiani circondarono lo stabilimento per tre lati su quattro, quelli in territorio italiano. Il governo italiano riconobbe immediatamente i ribelli, autoproclamatisi governo provvisorio. Sparsasi la voce della ribellione, la Reggenza istituì un Corpo di Milizia Volontaria, temendo l’intervento armato del governo provvisorio, sostenuto militarmente dall’Italia, verso il Palazzo Pubblico.

In un quadro di crescente tensione, alimentata dall’afflusso di armi dall’Italia a sostegno di entrambe le parti e dal fallimento dei tentativi di mediazione, il Comandante della Gendarmeria Ettore Sozzi si dimostrò in grado di mantenere l’ordine pubblico.

Tra l’8 ed il 10 ottobre, il governo provvisorio affidò proprio a Sozzi i pieni poteri per il mantenimento dell’ordine pubblico e la costituzione di un nuovo Corpo di Gendarmeria in Città.

L’11 ottobre i Reggenti misero fine alla crisi, riconoscendo il governo provvisorio e sciogliendo la Milizia Volontaria. Il 14 ottobre il nuovo governo, legittimato tre giorni prima, lasciò Rovereta per salire sul Monte Titano e insediarsi a Palazzo Pubblico.

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