Home Dal giornale “Il ballo delle Rose”, un “giallo” che strizza l’occhio a Fellini

“Il ballo delle Rose”, un “giallo” che strizza l’occhio a Fellini

da Alessandro Carli

“Il ballo delle Rose” (Edizioni Ensemble) è il libro che Federico Fellini avrebbe scritto se fosse stato un giallista. Siccome non lo è stato – grazie al cielo si è dedicato alla cinepresa con meravigliosi risultati -, ci hanno pensato Davide Bagnaresi (che ha in curriculum più di una pubblicazione sul Maestro) e Davide Cannizzaro (foto: Carli/Fixing) a “fellinizzare” la prima indagine di Bruno Risassi, aspirante giornalista spedito da Bologna a Cittadella, un borgo della Romagna che conosce bene visto che i suoi nonni erano di lì.

A dare il via al giallo, un morto, Augusto Bini, Capo del movimento dei fasci di combattimento (i fatti si svolgono nel 1921) del luogo trovato esanime dopo la festa, “Il ballo delle Rose” appunto. Scatta l’indagine, il maresciallo calabrese Antonino Gangemi cerca di districarsi in un ginepraio di ombre, di personaggi felliniani – ritroviamo anche il matto del villaggio, Futuro, ma anche un bambino di nome Federico assieme a suo babbo Urbano -, di eventi sportivi come il Giro di Romagna, passato proprio a Cittadella assieme ai suoi campioni (Girardengo e Binda), di momenti di sconforto vernacolare (il maresciallo parla e pensa in calabrese), di amori (quello tra Bruno e Angelina), di “vedette” (la signora che dal balcone controlla ogni spostamento e ogni persona che le appare sotto gli occhi) e, ovviamente, di politica.  

Un libro piuttosto gradevole, che odora di “Amarcord” – specie in alcuni capitoli – ma anche di comicità: si ride, ma senza far rumore, mentre il buon Gangemi, giorno dopo giorno, piano piano si “romagnolizza”. Il finale – è un giallo quindi non si può spoilerare – è un colpo di teatro: quando ogni sospettato sembra essere quello definitivo, solo in chiusura “si sbroglia” la matassa. Impossibile arrivare prima alla soluzione: è per questo che il giallo è un giallo a tutti gli effetti. Un giallo “felliniano”, ovviamente. 

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