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Marino Borbiconi e la causa del Montenegro

da Alessandro Carli

Non è proprio un caso di “nemo propheta in patria” – sul Titano ha lasciato un’impronta importante – ma di certo al di là dell’Adriatico è una persona che ha fatto tanto.

Il 25 gennaio è stato presentato ai Capitani Reggenti e successivamente al pubblico il libro “Marino Borbiconi e il Montenegro”, scritto da Nenad Stevović : un volume che racconta la vita e le azioni del professore, politico sammarinese (fu cinque volte Capitano Reggente) nato nel 1862.

Marino Borbiconi fu una delle figure più importanti della vita sammarinese dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento; si interessò a tutte le questioni scientifiche, appassionandosi anche alla meteorologia. A San Marino è pioniere di quella scienza. Sostenitore dell’apertura dell’Osservatorio meteorologico, effettuò numerose osservazioni con apparecchiature del laboratorio della scuola, registrando i valori di temperatura, pressione e precipitazioni. Ricoprì anche la carica di amministratore di Telefonia della Repubblica di San Marino e fu autore dei regolamenti di tale istituto per i dipendenti di tutti gli uffici dello Stato.6 Fu anche membro a lungo termine della Commissione per la Conservazione dei Monumenti e degli Oggetti d’Antichità ed Arte. A San Marino fu anche un pioniere del ciclismo. Quando le sue numerose responsabilità glielo permettevano, spesso lo si vedeva pedalare sulla sua robusta bicicletta ben oliata, vestito da atleta, suscitando curiosità, stupore e simpatia dei cittadini. Marino Borbiconi fu un uomo di grande cultura, che propugnava che la scienza assumesse maggiore importanza nella società, insistendo sulla sua divulgazione. Tuttavia, il suo amore per la scienza, la ricerca dell’innovazione e i frequenti esperimenti lo mettevano a volte in situazioni spiacevoli. Fu così che nel 1915, avendo presente che a quel tempo non esisteva alcuna regolamentazione in materia di collegamenti e frequenze radio con l’Italia, collegò con un filo di rame le due torri di San Marino per farne un’antenna radio. La reazione del Regno d’Italia, entrato nella Grande Guerra, fu immediata e durissima e Borbiconi fu costretto a smantellare tutto.

L’opera rivela i contorni del ritratto di Borbiconi, rappresenta un segno di rispetto dell’autore nei confronti di un importante intellettuale e statista e un modesto contributo al rafforzamento della comprensione, dell’amicizia e della cooperazione tra i due antichi Stati europei, quello di San Marino e del Montenegro, tra i loro popoli e le loro culture.

Il professor Marino Borbiconi è uno di quegli amici stranieri del Montenegro che si sacrificarono altruisticamente per promuovere i suoi interessi di Stato. Aveva acquisito simpatia per il Montenegro molto prima, ascoltando le impressioni del suo amico di lunga data, compagno di studi e ricercatore presso l’Università di Bologna, il professor Antonio Baldacci, che aveva visitato più volte il Montenegro a scopo di ricerca botanica. Dopo il crollo del Montenegro, Baldacci fu fondatore e presidente del Comitato Centrale per l’Indipendenza del Montenegro in Italia, con sede a Bologna. L’entusiasmo dei membri più agili del comitato bolognese, Antonio Baldacci, Giacomo Gonflera ed Ettore Mazzoni, fu trasmesso a Borbiconi che, con il loro appoggio, fondò un analogo Comitato a San Marino, e ne fu lo spiritus movens, guida e anima. Durante il 1920, 1921 e 1922, furono istituiti comitati filo-montenegrini in quasi tutte le principali città italiane e molti senatori e parlamentari italiani si batterono per il ripristino dell’indipendenza montenegrina.

Il comitato pro Montenegro a San Marino ricevette il sostegno per le sue attività dai più importanti indirizzi statali e intellettuali della Repubblica. Marino Borbiconi fu a capo del Comitato nel periodo in cui fu Capitano della Reggenza, dal 1° ottobre 1923 al 1° aprile 1924, mentre nella delegazione sammarinese al Convegno Pro Montenegro che si tenne nel novembre 1922 a Milano insieme a lui c’era anche Onofrio Fattori, allora Capitano Reggente.

Inoltre, il Capitano Reggente Giuliano Gozi presentò al Parlamento di San Marino la questione del Montenegro, conferendole un carattere umanitario. In questo modo furono aiutati gli emigranti montenegrini con problemi di salute perseguitati dalle polizie segrete di Italia e Francia.

Il Parlamento approvò i fondi per le loro cure e, al momento dell’approvazione della decisione, tutti i presenti si alzarono in piedi esprimendo il loro sostegno alla libertà del Montenegro.

Marino Borbiconi, in qualità di Presidente del Comitato pro Montenegro di San Marino, inviò una protesta alla Società delle Nazioni a Ginevra in merito all’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della questione montenegrina e ai crimini del governo serbo nei confronti dell’eroico popolo montenegrino.

Il professor Marino Borbiconi collaborò intensamente con i membri più attivi del Comitato Centrale per l’Indipendenza del Montenegro, con sede a Bologna, il cui presidente era il suo amico, professore universitario e insigne botanico Antonio Baldacci, e tra i membri vi era anche un numero significativo di senatori e membri del Parlamento italiano.

Un sostenitore della questione montenegrina e amico di Marino Borbiconi fu l’ingegnere Krsto Martinović, emigrante politico e ufficiale dell’esercito reale montenegrino.

La loro amicizia iniziò a Bologna; furono presentati da un comune amico, il professor Antonio Baldacci.

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