Home FixingFixing Contratto industria: festività alla domenica, c’è l’accordo bilaterale

Contratto industria: festività alla domenica, c’è l’accordo bilaterale

da Redazione

Il contratto industria che viene firmato oggi da ANIS e CSU comprende anche due importanti allegati. Il primo riguarda lo spostamento alla domenica di tre festività. Il secondo vuole risolvere, una volta per tutte, la questione della rappresentatività.

SAN MARINO – L’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese ha riunito in assemblea i propri soci, fra l’altro in fretta e furia a causa del precipitare della situazione politica, per poter concedere al Presidente Emanuel Colombini l’autorizzazione a sottoscrivere il contratto collettivo del settore industriale per il periodo sino a tutto il 2015. E così si è espresso il Presidente ANIS all’assemblea: “Questo accordo arriva dopo una lunga gestazione. I punti salienti sono la parte economica naturalmente, che data la crisi è un argomento sensibile per il mondo imprenditoriale e non poteva essere affrontata alla leggera, e poi gli orari di lavoro. Da domani questi saranno sicuramente più flessibili, permettendo alle nostre aziende di affrontare in maniera migliore le necessità dei mercati. Mi sento di dire che si tratta di un contratto innovativo, anni fa sarebbe stato un obiettivo impossibile da raggiungere”.  E ancora, il Presidente Emanuel Colombini prosegue: “Fatto salvo che lo riteniamo  un buon contratto, la nostra è stata una scelta di responsabilità. Usciamo da quattro anni di relazioni industriali senza un contratto, abbiamo voluto dare un segnale al Paese, ma anche alla politica. Malgrado le grandi difficoltà con cui ci dobbiamo confrontare quotidianamente, noi imprenditori abbiamo dunque deciso di mandare un messaggio di grande concretezza.


Gli allegati / 1: le festività
L’Istanza d’Arengo specifica era stata bocciata dal Consiglio Grande e Generale forse con un eccesso di superiorità, ma l’esigenza delle imprese di recuperare competitività per fare fronte ad un mercato che non fa sconti, oggi più che mai, era tangibile. Tanto che quello di cui non si è resa conto la politica, l’ha fatto proprio il sindacato. Così a margine del contratto collettivo per il settore industriale che Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese e Centrale Sindacale Unitaria firmeranno (o almeno dovrebbero firmare, in discussione a questo punto potrebbe al massimo finire la data, non più il contenuto del testo) ci sono due allegati. Il primo riguarda la comune volontà – comune a imprese e lavoratori – di spostare tre festività alla domenica più vicina, recuperando le ore in busta paga.
L’articolato è piuttosto sintetico ma chiaro. ANIS e CSU ribadiscono il proprio impegno a spostare alla domenica più vicina due festività religiose, il Corpus Domini e il 2 novembre (come in Italia), più una terza da concordare con il Governo. Tali festività saranno compensate su base annua con 19 ore retribuite, ovvero recuperate in momenti di minor lavoro indicati dall’azienda (indicativamente nel periodo natalizio).
Le parti firmatarie del contratto convengono anche di permettere ai lavoratori e alle aziende di concordare la possibilità di lavorare ulteriori due giornate festive, pagandole come lavoro ordinario riconoscendo il corrispondente riposo compensativo.
Naturalmente tutto questo è uno di quei punti su cui imprese e sindacato dipendono dalla politica, perché un intervento di questo genere richiede una legge. Va da sé che la sopraggiunta crisi di governo complica ulteriormente le cose, e in questi giorni è prevedibile un pressing delle parti sociali per giungere a un provvedimento che impegni la politica a decidere in tal senso.

 

Gli allegati / 2: Rappresentatività
L’altra questione chiave è quella legata alla rappresentatività. L’allegato 2 del Contratto Industri è un accordo bilaterale con cui ANIS e CSU, nello specifico la Confederazione Sammarinese del Lavoro (CSdL) e la Confederazione Democratica Lavoratori Sammarinese (CDLS), concordano tutta una serie di principi generali sulla delicata materia della rappresentatività.
La materia della validità erga omnes e della legittimità dei contratti di lavoro è una materia spinosa, di cui Fixing ha sviscerato ogni possibile sfumatura nei mesi e negli anni scorsi. Il Segretario di Stato al Lavoro Francesco Mussoni aveva inserito il punto all’interno della trattativa per la riforma del mercato del lavoro, ma il governo è finito gambe all’aria e anche questo aspetto non sarà portato a casa entro la fine della legislatura.
Così ANIS, che è la principale associazione di categoria del Paese, e la CSU, che è la principale organizzazione dei lavoratori, hanno trovato un proprio accordo sulla materia.
Tale accordo è, di fatto, un vero e proprio “testo di legge”, che può fungere a tutti gli effetti da testo unico in materia: ecco perché parliamo di “regalo” per il Legislatore.
L’accordo sulla rappresentatività prevede che tutte le categorie, i settori e le aree di contrattazione nazionale devono essere definite. Come? In base ai contratti di categoria e di settore già esistenti. La legge di riferimento, la vetusta 7/1961 (entrò in vigore subito dopo quella italiana, ma di quella italiana non recepì poi le importanti variazioni che seguirono appena l’anno dopo), viene modificata per quello che riguarda le nozioni e il requisito numerico. Per ottenere la registrazione i sindacati devono comprendere almeno sei categorie e il 5% di iscritti del totale dei lavoratori subordinati. Per le associazioni datoriali invece la registrazione può avvenire solo con almeno sei categorie/settori, oppure con un minimo di 150 iscritti qualificati, nelle cui imprese siano complessivamente impiegati almeno il 5% del totale dei lavoratori subordinati di tutti i settori privati.
Quindi viene specificato il concetto di “organizzazioni maggiormente rappresentative”, le uniche legittimate a a partecipare alle trattative per la stipulazione di un contratto collettivo idoneo ad ottenere efficacia erga omnes. Ed entriamo nel nocciolo della questione. Il contratto collettivo d’area assume efficacia erga omnes (valido per tutti) se e solo se, unitamente o separate, raggiungono il 51% dei lavoratori da un lato e dall’altro per quello che riguarda i datori di lavoro se le loro associazioni occupano almeno il 51% dei lavoratori dipendenti a cui è destinato il contratto. In alternativa, per allargare la base di consenso al contratto, può essere indetto un referendum sia tra i lavoratori sia tra i datori di lavoro – il cui voto è proporzionato al numero dei dipendenti occupati – “che raggiunga per ciascuna parte la maggioranza dei consensi espressi”.
Nel caso l’associazione datoriale o il sindacato non raggiungano la quota del 51%, molto semplicemente, il contratto avrà validità semplicemente per chi lo ha firmato.
Altra questione topica: chi deve valutare (e come) se una organizzazione sindacale o datoriale è in possesso dei requisiti per sottoscrivere un contratto erga omnes? A questo proposito è prevista l’istituzione di una Commissione garante per la contrattazione collettiva. Sei mesi prima della scadenza di un contratto collettivo d’area, la Commissione invia la notifica dell’apertura formale della trattativa. Le organizzazioni regolarmente registrate possono dunque inviare la documentazione necessaria a valutarne l’effettiva rappresentatività.


La palla passa alla politica
E adesso la palla passa alla politica. La questione legata alle festività e il principio della rappresentatività sono stati messi nero su bianco sul contratto. Ma ci sono tutta una serie di nodi, ancora da risolvere. E c’è praticamente a disposizione una sola riunione del Congresso di Stato prima dell’ordinaria amministrazione e una sola seduta del Consiglio Grande e Generale, quella che a inizio agosto si pronuncerà anche sulla fine della Legislatura. Ecco che ANIS e sindacato sono impegnati in un pressing a tutto campo per far sì che la politica si impegni, verosimilmente con un ordine del giorno da approvare nel prossimo consiglio, a risolvere tutta una serie di questioni. Dagli interventi sul credito agevolato alla ripartenza della stabilizzazione dei frontalieri, fino ad arrivare alla possibilità di accedere alla disoccupazione anche per i dirigenti. Su diversi di questi punti, ci risulta ci siano già bozze di decreti in visione.

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