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San Marino, la vision azzurra dei Pascoli (Giovanni)

da Redazione

Il poeta romagnolo, scomparso esattamente 100 anni fa, usò i colori per descrivere il Monte Titano. Per ricordarlo, le due liriche che scrisse per la Repubblica, e l’emissione di una moneta d’argento.

 

di Alessandro Carli

 

Giovanni Pascoli è piantato come un cardo, nella terra che ospita la Repubblica di San Marino, quella terra ospitale che è “Sempre un villaggio, sempre una campagna” quando “mi ride al cuore (o piange), Severino: il paese ove, andando, ci accompagna l’azzurra vision di San Marino…”. Siamo nell’incipit di “Romagna”, morbido componimento lirico che il poeta inserì nella raccolta “Myricae”, una delle sue poesie più serene, nonostante alcuni accenni di tristezza dovuti ai ricordi dell’infanzia, che però in questi versi ne mostra il suo volto più gioioso e sereno prima della tempesta. Il poeta, che si rivolge all’amico Severino, ricorda i momenti felici passati nella sua terra d’origine, a San Mauro, un paese immerso nella campagna, sormontato dal monte di San Marino che appare azzurro in lontananza. Di questa Romagna, patria in passato delle potenti famiglie dei Guidi e dei Malatesta, ma anche del brigante detto il Passatore (all’anagrafe Stefano Pelloni, celebre brigante dell’Ottocento, passato alla storia con il nome di Passator Cortese: passatore perché esercitava il mestiere di traghettatore su un fiume, cortese, perché nelle leggende popolari i briganti finiscono spesso per diventare degli eroi gentili e altruisti, come Robin Hood), il poeta ricorda le scene campestri le grandi aie immerse nel sole d’estate, gli stagni d’acqua, con gli animali da cortile, i grilli e le rane che cantano in mezzo al profumo del fieno appena falciato, e poi i grandi olmi ombrosi che un tempo erano molto frequenti nelle nostre campagne. Su questi alberi si arrampicavano i bambini e si chiamavano gridando nel gran silenzio del mezzogiorno assolato. Pascoli coglie proprio questo momento di quiete, quando i contadini smettono di lavorare e tornano per il pranzo e gli animali prendono un po’ di riposo all’ombra delle stalle. Eppure, secondo un carteggio firmato da Maria Pascoli (“Lungo la vita di Giovanni Pascoli”, Memorie curate e integrate da Augusto Vicinelli, con 48 tavole fuori testo, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1961), la poesia “Romagna” ebbe una genesi abbastanza travagliata. Il numero della “Cronaca Bizantina” che conteneva la sua lirica “A ridiverde” (ossia a Severino) non poté nemmeno mai vederlo perché nessuno glielo mandò. Tale poesia fu poi da lui inclusa in “Myricae” col titolo “Romagna” e modificata in molti punti e decapitata della prima strofa che, secondo qualche vecchio manoscritto, sembra che fosse così:

 

“Deh! Ridiverde,

come lo voglio io

quel ribechino

che tu scarabilli,

e suvvi tesser fila

a parer mio, fila d’argento,

che squilli e scintilli!…”.

 

Ma la raccolta “Myricae” contiene un altro riferimento al Titano. E sempre nei primi versi. Siamo in “Tristezze”:

 

Io dissi a quel vecchio,

“Dove?”

Io cercava un fanciullo mio

buono, smarrito:

il mio Placido: mio!

Cercavo quelli occhi

(… un cipresso?)

co’ quali chiedeva perdono

di vivere, d’esserci anch’esso.

Cercavo. Ero giunto.

Era quello

per certo il paese azzurrino

suo: monti, una selva,

un castello,

poi monti:

più su, San Marino.

 

“L’azzurra vision di San Marino” non perde la tua tonalità pastello: Giovanni Pascoli qui chiama la Repubblica “il paese azzurrino”, in un punto di tonalità meno deciso, forse reso più morbido dalla distanza.

 

19012-2012


Il 6 aprile del 2012 è caduto il centenario della morte di Giovanni Pascoli: il poeta più grande – ormai per ammissione unanime – che l’Italia ha avuto dopo l’età di Leopardi e Manzoni: poeta che ha influenzato quelli novecenteschi a venire e che ha contribuito, non poco, alla formazione dell’identità nazionale. E la Repubblica di San Marino, omaggiata in due dei versi più celebri, non ha voluto dimenticare la forza e l’importanza del poeta romagnolo: nei giorni scorsi infatti è stata emessa di una moneta  in argento da 5 euro realizzata dall’Azienda Autonoma di Stato Filatelica e Numismatica.

 

L’articolo su San Marino Fixing n. 14, in edicola dal 6 aprile

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