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San Marino, le previsioni parlano di un calo del PIL del 2,2% anche nel 2011

da Redazione

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Altro che recupero. Gli indicatori macroeconomici della Repubblica di San Marino parlano di una situazione di crescente difficoltà. Con la previsione di un calo del PIL del 2,2% anche nel 2011. Da San Marino Fixing oggi in edicola.

Da San Marino Fixing oggi in edicola.

 

SAN MARINO – Altro che recupero. Gli indicatori macroeconomici della Repubblica di San Marino parlano di una situazione di crescente difficoltà. È scritto a chiare lettere nella Relazione Economica al Bilancio Previsionale dello Stato 2012, il documento di riferimento per la stesura della Finanziaria che ha appena passato lo scoglio della prima lettura in Consiglio Grande e Generale.

 

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È scritto a chiare lettere nel testo redatto dall’Ufficio Programmazione Economica e Centro Elaborazione Dati e Statistica: “Nel 2010 non vi è stato alcun recupero per l’economia sammarinese che ha visto anzi diminuire ancora il Prodotto Interno Lordo, dopo il crollo del 2009, mentre il tasso di disoccupazione raggiunge il 6% con il ricorso alla cassa integrazione guadagni che si mantiene sui livelli del 2009 dove il ricorso era quasi triplicato”.

E ancora: “L’indice del Prodotto Nazionale Lordo è sceso all’87,1 e non va meglio per gli altri indicatori macroeconomici i quali, continuano a risentire non solo della stagnazione a livello mondiale delle economie occidentali e dal permanere in netta contrapposizione con il principale partner commerciale, ma anche della crisi finanziaria che sta di nuovo investendo l’area Euro e gli altri Stati ad economia avanzata”.

Secondo l’Upeceds, allo stato attuale delle informazioni disponibili, dopo una revisione al ribasso delle stime, la crescita per il 2011 sarà negativa, con una contrazione del ‐2,2%. “L’economia sammarinese mantiene quindi un ritmo di crescita negativo e la proiezione del PIL del primo e secondo trimestre conferma tassi di crescita deludenti. Nel corso del 2011 la variazione del PIL del secondo trimestre conferma una contrazione tendenziale del ‐4,0%, mentre nel confronto sul trimestre precedente la variazione è del +1,3%. Negative le previsioni per il terzo trimestre che vede contrarsi il PIL del ‐3,0% sul trimestre corrispondente, mentre sul trimestre precedente la variazione è del ‐1,3%”. Alla luce di questi andamenti, la crescita del Pil per il 2012, in un contesto economico alquanto incerto, sarà comunque positiva: +1,1%.

Le statistiche confermano che alla fine del 2010 il settore manifatturiero è quello che ha subito maggiormente i contraccolpi della crisi economica: “se da un lato la capacità produttiva ha perso competitività per i problemi ormai noti, dall’altro, la mancata crescita dei salari rallenterà la spesa delle famiglie”.

Anche il settore finanziario ha subito una notevole contrazione, e qui il problema principale – diciamo l’ovvio – è stato lo scudo fiscale. Di questa contrazione ne potrebbero risentire le condizioni finanziarie delle imprese.

In questo senso c’è anche ul problema aggiuntivo, segnalato dalla Relazione Economica, che potrebbe verificarsi nel 2012: le famiglie per fare fronte alla risalita vertiginosa dell’inflazione e alla conseguente perdita del potere d’acquisto degli stipendi potrebbero essere costrette a ridurre la parte di reddito destinata al risparmio. Cosa che andrebbe a “rimbalzare” sulla situazione difficile degli istituti di credito che potrebbero vedersi costretti, a loro volta, a chiudere i rubinetti alle aziende.

Diverso invece il discorso per quello che riguarda gli altri settori. Il settore commercio ha messo in mostra una certa tenuta, sia per quanto riguarda il numero di occupati (3.151 addetti a giugno 2011) sia per numero di imprese (1.526, stesso periodo). Si registra invece una caduta del settore delle costruzioni (‐3,8% per le imprese, giugno 2011 rispetto a giugno 2010, ‐11,0% di occupati), mentre il turismo guadagna posizioni con le presenze nelle strutture ricettive, ma rimane più contenuto nelle presenze di visitatori (+7,5%). Infine i servizi che diminuiscono sia in termini di occupati (‐1,9%) che per numero di imprese (‐7,8%). “Ritmi di crescita dunque deludenti – specifica il Rapporto – ed in linea con le previsioni”.

A cura della Red. Ec.

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