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Diario della crisi del 26 agosto 2011

da Redazione

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Barack Obama non perdona. Gli ha fatto troppo male quel declassamento. E quindi cambio al vertice per l’agenzia di rating Standard & Poor’s.

 

 

di Saverio Mercadante

 

Obama non perdona. Gli ha fatto troppo male quel declassamento. E quindi cambio al vertice per Standard & Poor’s. Il presidente dell’agenzia di rating, Deven Sharma, dal 12 settembre sarà sostituito dall’attuale direttore operativo di Citibank, Douglas Peterson. Sharma lavorerà alla ristrutturazione strategica del gruppo McGraw-Hill, di cui S&P fa parte, fino alla fine dell’anno e poi uscirà dall’azienda. Ma, secondo il Financial Times l’addio di Sharma non è legato al taglio del rating degli Stati Uniti d’America. Ben 1.200 miliardi di dollari, per non far affondare le banche “too big to fail”, troppo grandi per fallire. La Federal Reserve ha messo mano al portafoglio per evitare il crollo dell’”aristocrazia di Wall Street”, come l’ha definita un articolo firmato da Bloomberg. Prestiti che hanno permesso agli istituti bancari di continuare a operare e di superare – questa almeno era l’intenzione – la crisi subprime, che aveva riempito i loro portafogli di titoli tossici. E prestiti che non sono, evidentemente, neanche bastati, visto che dopo tre anni appena da quando hanno ricevuto la liquidità da ‘mamma Fed’, questi istituti continuano a far fronte ancora a diversi problemi. Basti pensare ai rumors che stanno colpendo Bank of America, per esempio, secondo cui l’istituto, prima banca commerciale degli Stati Uniti, dovrebbe procedere a una operazione di aumento di capitale, sempre a causa della sua esposizione sui mutui immobiliari, mai risolta. Il risultato è che il titolo ha testato il livello minimo dal marzo del 2009. In rialzo, inoltre, i credit default swap per assicurarsi contro il debito della banca. Eppure, secondo i dati che Bloomberg ha ottenuto, soltanto Bank of America ha ricevuto dalla Fed 91,4 miliardi di dollari; possibile che quei finanziamenti, pagati dai contribuenti americani, non siano stati sufficienti a risanare il sistema finanziario americano?

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