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San Marino, CCIAA, lieve crescita del clima di fiducia

da Redazione

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Camera di Commercio: presentata l’analisi congiunturale delle imprese. Il direttore Massimo Ghiotti: “Il problema è il rapporto con l’Italia”.

 

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di Alessandro Carli

 

Una fotografia con tinte meno opache rispetto a ottobre del 2010, ma che testimonia come gli effetti della crisi economica non siano ancora superati. Durante la presentazione del “Clima di fiducia delle imprese nel 2011”, l’analisi congiunturale curata dalla Camera di Commercio, il direttore Massimo Ghiotti ha sottolineato il continuo “calo dell’occupazione, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni e le difficoltà nel fabbisogno finanziario” che colpiscono ancora il tessuto imprenditoriale del Paese”. Il panel di aziende che ha risposto ai questionari – 500 su circa 4.500 – rappresentano una fedele e precisa “voce” sullo stato di salute delle imprese della Repubblica di San Marino.

 

Le imprese e la localizzazione


Per le 500 imprese che hanno risposto ai questionari, lavorare a San Marino non è più un vantaggio. In una scala di valutazione che va da 0 a 10, il voto medio a maggio 2011 è di 5,3 quando a ottobre 2010 era di 5,5 e ad aprile dello stesso anno galleggiava attorno alla sufficienza. Il calo del voto però non è generalizzato: sono i settori dei servizi e dell’industria a abbassare la valutazione, mentre il manifatturiero, gli alberghi, le ristorazioni e le attività finanziarie hanno incrementato il giudizio espresso a ottobre 2010. Gli elementi di maggior insoddisfazione segnalati dalle imprese sono legati all’inserimento della Repubblica di San Marino nella black list italiana (quasi il 60%). “E’ evidente che gli attuali rapporti con l’Italia stiano condizionando in negativo l’andamento della grande maggioranza delle imprese – ha rimarcato Massimo Ghiotti – ed è altrettanto evidente che su questo punto si devono concentrare gli sforzi delle istituzioni, così come suggerisce il 53% delle imprese che hanno risposto. A un 10% di imprese che vede come via d’uscita l’adeguamento alle norme internazionali e l’entrata nella Comunità europea, fa da contraltare un 3% che preferisce puntare sulla sovranità di Stato autonomo”.  Tra i fattori segnalati come motivo di valutazione positiva, spiccano il basso regime fiscale e l’ubicazione.

 

Rapporto tra crisi  e occupazione


Da ottobre 2010 a maggio 2011 le imprese che hanno dichiarati che il numero dei dipendenti è rimasto invariato è di 69 punti percentuali. Solo l’8% ha implementato il proprio organico a fronte di un preoccupante 23% che invece è stato costretto ad applicare una riduzione della forza-lavoro. a soffrire di più della scure della crisi sono le PMI (da 5 a 50 addetti), mentre le grandi imprese hanno risposto che gli effetti negativi sull’occupazione sono meno evidenti. Tra i settori che hanno portato alla luce più difficoltà, le attività finanziarie, gli alberghi e i ristoranti (ma va considerata anche la stagionalità) e l’edilizia. “Proseguendo nell’analisi degli effetti della crisi sull’occupazione – ha detto Ghiotti – è significativo approfondire le conseguenze riscontrate in termini di Cig. I dati non si discostano di molto rispetto a quanto rilevato a ottobre 2010: l’industria manifatturiera rimane il settore con il dato più significativo, con circa il 40% delle imprese del comparto (a ottobre 2010 erano il 35%), seguito dal settore edilizio, al 32%”. Il futuro è meno nero. Alla domanda di una possibile variazione del numero di addetti per i prossimi mesi, il 66% delle aziende ha risposto che “non ci saranno movimentazioni”, un interessante 10% ha dichiarato che aumenterà i dipendenti mentre il 12% ha sottolineato che il numero verrà ridotto.

 

Il fabbisogno finanziario


Negli ultimi sei mesi è stata registrata una forte riduzione delle imprese che sono riuscite a far fronte al fabbisogno finanziario con difficoltà. Per una parte delle aziende, la situazione è cambiata in meglio, passando dal 60% al 70%. “Le aspettative a sei mesi sul fabbisogno finanziario – ha chiarito Nicola Michi della Camera di Commercio di San Marino – mostrano una particolare fiducia nel settore finanziario: tutti gli operatori hanno dichiarato che il fabbisogno migliorerà o rimarrà invariato. Difficoltà invece per il settore edilizio e per i servizi”. Circa il 70% delle imprese non effettuerà investimenti nel breve e nel medio periodo. Chi invece deciderà di investire (il 12% in maniera poco significativa, il 10% in maniera massiccia), punterà la maggior parte degli sforzi economici in nuove tecnologie produttive e in sistemi informatici.

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