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Ecco l’Ue che conviene (anche) a San Marino

da Redazione

Per la ricerca e per l’innovazione l’Europa conviene. E’ il solo modo per creare occupazione stabile per far fronte alle pressioni della globalizzazione. Al centro le piccole e medie imprese anche quelle al di sotto dei 15 addetti. Forse una buona occasione per una San Marino all’interno dell’UE.

di Saverio Mercadante


Per la ricerca e per l’innovazione l’Europa conviene. E’ il solo modo per creare occupazione stabile per far fronte alle pressioni della globalizzazione. Al centro le piccole e medie imprese anche quelle al di sotto dei 15 addetti. Forse una buona occasione per una San Marino all’interno dell’UE. Con una disoccupazione che rimane a tutt’oggi il grande nodo gordiano della crisi la prospettiva di creare 3,7 milioni di nuovi posti di lavoro e aumentare da qui al 2025 la crescita del Pil annuo comunitario di 795 miliardi, non deve essere miraggio. Basta rispettare l’obiettivo previsto: investimenti in R&S pari al 3% del Pil Ue. Altra condizione determinante: l’UE, dovrà disporre di un milione di ricercatori in più rispetto ai livelli attuali. Bruxelles allora lancia “l’Unione dell’innovazione”. E punta sul partenariato a tutti i livelli per stimolare la ricerca, coordinare gli investimenti, favorire la partnership tra capitali pubblici e privati, accelerare la definizione di standard comuni, azzerare la frammentazione del mercato unico, sfruttare il “medium” degli appalti pubblici.
Cambiamento climatico, sicurezza energetica e alimentare, salute e invecchiamento della popolazione i settori su cui far esplodere la nitroglicerina dell’innovazione. Detonatore in questa nuova iniziativa le piccole e medie imprese. L’UE apre quindi l’accesso al programma quadro di ricerca Ue anche alle imprese quelle più piccole (15 addetti) e lancia un nuovo meccanismo di venture capital transeuropeo, rafforzando al tempo stesso gli strumenti di finanziamento della Bei per le piccole e medie imprese. Nel 2011 sarà lanciato il programma pilota per invecchiare in attività e salute con l’obiettivo di allungare di due anni, entro il 2020, la vita in salute. A ruota altri partenariati: per la mobilità, le città intelligenti, l’uso più razionale dell’acqua, l’agricoltura sostenibile e produttiva, le materie prime non energetiche. E il brevetto europeo a costi ragionevoli per tutelare la proprietà intellettuale, propulsore della crescita del terzo millennio.
A stretto giro di posta Emma Marcegaglia, che a breve incontrerà una delegazione dell’ANIS, nei giorni scorsi all’interno dell’Ottava Giornata Annuale dell’innovazione ha chiesto di rendere permanenti (“strutturali”) i crediti automatici d’imposta sulle spese di ricerca e sviluppo delle imprese, in particolare quando vengono coinvolte università e centri non accademici. Strumento semplice ed efficace anche per le imprese piccole e medie e utile per ridurre la distanza tra ricerca scientifica e innovazione produttiva. Una buona idea anche per San Marino.
L’Italia è certamente in ritardo. Mette in campo un misero Programma operativo nazionale Sud-Nord di complessivi 600 milioni di euro e un volonteroso piano di 915 milioni per un programma di distretti high-tech. Ma per doppiare il Capo di Buona Speranza della competitività e della attrattività l’Italia ha un’unica possibilità: valorizzare le numerosissime e polverizzate risorse umane e tecnologiche del tessuto produttivo per fare massa critica lungo almeno alcune delle grandi filiere innovative: dalle energie rinnovabili, anche il nucleare per alcuni, alle scienze biomedicali, dall’interconnettività delle reti alle nanotecnologie, dai modelli urbani e rurali ecosostenibili ai nuovi materiali compositi. Insomma da una parte c’è la montagna estera di investimenti in grandi progetti, dall’altra l’esiguità dei fondi pubblici e privati dispersi dagli italiani in mille rivoli di corto respiro. Tanto per fare un esempio: lo sviluppo impetuoso dei parchi eolici nel Mare del Nord trainato dai finanziamenti Ue e di alcuni governi nazionali che trascina un prezioso indotto di fornitori di cavi sottomarini, sistemi e reti intelligenti per la distribuzione di energia elettrica. A tutt’oggi vengono posati ogni anno 150 milioni di chilometri di fibra ottica nel mondo, con l’Asia che insegue a un respiro l’Europa e l’Occidente.

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