Home FixingFixing Scuola, la severità  di un buon maestro

Scuola, la severità  di un buon maestro

da Redazione

le famiglie preferiscono una scuola “facile”? I risultati di un’indagine di Unioncamere, le dinamiche sulla produttività, sui banchi e nel mondo del lavoro

Sono in aumento i casi di famiglie che, a fronte di un insuccesso scolastico dei figli, protestano presso gli istituti o il ministro competente. E’ giusto preoccuparsi che i ragazzi non siano scoraggiati da un risultato insufficiente? Le poche ricerche sul tema, ritengono che criteri di valutazione più severi favoriscano l’apprendimento e che votazioni immeritatamente più alte, deprimano il grado di conoscenza medio degli studenti. Il voto è uno strumento strategico per l’insegnante, che serve a incoraggiare o a punire. E’ quindi arduo ricostruire un complesso di fenomeni e di rapporti per loro natura dinamici, che si dipanano nel corso di uno o più anni di scuola; si può però individuare una serie di comportamenti tra gli insegnanti più severi e quelli più generosi nelle valutazioni. L’analisi che ne deriva mostra che anche per i nostri studenti, gli insegnanti più severi ottengono risultati migliori per l’apprendimento effettivo nel cui processo conta anche il background familiare e il percorso scolastico, ma il criterio di giudizio dell’insegnante sembra rilevante: gli apprendimenti nelle classi in cui sono applicati criteri più rigidi superano di molto i valori registrati nelle classi con gli standard di valutazione più generosi. Chi crede nelle virtù del mercato, dovrebbe quindi temere una scuola troppo indulgente, che finisce per mandare giovani poco attrezzati su un mercato del lavoro meno incline di quanto non sia l’istituzione scolastica a cedere alle sollecitazioni delle famiglie.
Perché, allora, le famiglie preferiscono una scuola “facile”? Forse la convinzione che il mercato del lavoro non premi il merito e la competenza e che il compito della scuola sia ridotto al rilascio di un diploma? Anche un’indagine Unioncamere suggerisce che per trovare lavoro contano ancora la “conoscenza diretta del candidato” e le “segnalazioni”. Se i timori delle famiglie fossero fondati, basterebbe guardare alla sconfortante dinamica della produttività del lavoro per convincersi dell’importanza, tanto nella scuola quanto nel lavoro, di valutazioni fondate sul merito e sulla competenza.
Forse, la ripresa economica passa anche attraverso qualche insufficienza scolastica in più. Con buona pace dei genitori ansiosi.

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