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Un nuovo approccio culturale verso la terra con i frutti antichi

da Redazione

Il caso principe è rappresentato dalla “Pera Decana del Comizio”, un frutto di grandi dimensioni che si mantiene anche per tre mesi, migliorando nel tempo le sue proprietà organolettiche.

 

di Cristina Righi

 

Riscoprire la storia, i tradizioni e i gusti del passato attraverso gli alberi da frutto, in particolare i cosiddetti frutti antichi, significa anche scoprire, spesso per la prima volta nella propria vita, anche il buonsenso della natura. Per frutti antichi non si intendono solo quelle varietà scomparse da tempo, difficili da reperire, rare se vogliamo, ma quegli alberi che fanno parte della tradizione locale, espressione di un territorio, che possono donare profumi e sapori più aromatici e gradevoli, perché più veri e più legati alla stagionalità oltre che a un determinato luogo. Quel gusto della tradizione e, soprattutto, la riscoperta della genuinità, che non hanno quindi niente a che vedere con la qualità che si trova oggi in commercio.

A tal proposito, un’altra differenza dai comuni frutti in commercio è quella di possedere una capacità di conservazione assai maggiore, si parla anche di diversi mesi per alcuni di questi frutti. Il caso principe è rappresentato dalla “Pera Decana del Comizio”, un frutto di grandi dimensioni che si mantiene anche per tre mesi, migliorando nel tempo le sue proprietà organolettiche. Un altro albero strabiliante e proveniente dal nostro territorio, è il ciliegio conosciuto come il “Durone di Vignola”, ma forse non tutti sanno che esiste anche il “Durone di Cazzano”, una varietà antica, di pezzatura anche in questo caso molto grossa, ma nonostante questo è croccante e resistente alla pioggia. Come si capisce anche dal nome, sono piante legate a un luogo o anche a tradizioni locali, come potrebbe essere la “Susina Coscia di Monaca”.

Tutti questi alberi hanno poi un’altra importante virtù, ovvero quella di non necessitare di ampi terreni o campi di grandi dimensioni e spazi: Infatti bastano i terreni marginali, oppure quelli cortilizi ad uso familiare o domestico, quindi alla portata di ogni cittadino. Va infine detto che il periodo migliore per la messa a dimora di queste piante va dall’autunno alla primavera.

La tempistica dunque è fondamentale, come in tutte le fasi della pianta, dalla messa a dimora alla raccolta dei frutti. Oggi c’è una rinnovata attenzione anche da parte del pubblico e non solo dei vivaisti e produttori, per questo tipo di piante, utili a riscoprire un sano rapporto con la natura e favorire una più corretta cultura ambientale, oggi più che mai necessaria nella nostra società. La cura di queste piante, durante tutte le fasi di sviluppo, fioritura, impollinatura e raccolta frutti, educa inoltre chi le possiede alla stagionalità dei frutti. Saper riconoscere quando i frutti sono maturi e pronti da cogliere è importante, ma è anche essenziale anche per una corretta alimentazione: come dimostrano molte ricerche scientifiche, infatti, è consigliabile mangiare solo frutta fresca di stagione. E avere cura di un albero da frutto aiuta a prendere consapevolezza di quali siano effettivamente le stagioni e i ritmi della natura. Oltre a regalare sapori genuini e, per rimanere in tema stagionalità, tutti i gradevoli profumi e colori della fioritura, che rappresentano il risveglio dall’inverno che accompagna sempre la primavera.

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