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L’amaranto, la scommessa “colorata” di Lorenzo Canini

da Redazione

“San Marino deve puntare sui settori di nicchia per potersi contraddistinguere”.

 

“Tutto pulsa come un’onda vorace / e il tuo amore si dilunga sul mio / come un filo d’amaranto”. Se per la poetessa Lena Orfeo l’amaranto è un colore, per Lorenzo Canini è (anche) un nuovo, importantissimo e innovativo progetto legato all’agricoltura. Un comparto che per Lorenzo Canini deve crescere e deve allo stesso tempo specializzarsi: “San Marino deve puntare ai settori di nicchia, a quelle particolarità – e l’amaranto ne è un esempio – che ci permettono di contraddistinguerci rispetto all’offerta italiana”. Per arrivare all’amaranto, Lorenzo Canini ha dovuto percorrere molta strada. Esattamente il chilometraggio che separa il Titano da Firenze. “Sono partito dalla Quinoa. In Toscana è stato effettuato un esperimento su questa tipologia di pianta, chiamata ‘la madre di tutti i semi’. Purtroppo però non sono riuscito ad ottenere i semi per provare una coltura a San Marino. Sempre l’Università di Firenze, a termine di uno studio durato più o meno cinque anni, ha pubblicato un libro che conteneva una serie di preziose indicazioni anche pratiche – la semina, la racconta, i valori nutrizionali, eccetera – sull’amaranto. Sono tornato a casa con il seme, utilissimo per la cosiddetta ‘prova sul campo’. E sono arrivati i primi risultati…”.

Risultati che rappresentano una “prima assoluta” per il Monte. “Ho seminato un chilo di semi su un terreno che ho a Falciano di circa 5 mila metri quadrati a metà aprile e ho raccolto, il 10 settembre. Mi ritengo soddisfatto, anche considerato il meteo di quest’anno: abbiamo avuto una primavera molto umida e un’estate di siccità, tutte condizioni che ‘si sono fatte sentire’, non tanto sulla qualità quanto piuttosto sull’altezza delle piante, che solitamente raggiungono un’altezza vicina ai due metri. Nonostante le avversità del cielo, ho raccolto più di due quintali di amaranto”. Grande attenzione è stata dedicata anche alla fase della maturazione. “Tutto il ciclo si è svolto in ambiente bio, quindi senza concimi né veleni” prosegue, che poi si sofferma su un particolare: “Alla vista il seme si presenta molto piccolo: per seminarlo ho dovuto utilizzare un macchinario ad hoc”.

In tutto il mondo un progetto così innovativo verrebbe appoggiato da politica e associazioni. Ma non sul Monte: “Oggi l’agricoltura non è più sostenibile: i costi sono alti e il bacino di utenza è limitato al territorio. Senza considerare poi che i contributi dello Stato sono pari a zero”. Ma nonostante le difficoltà, la voglia di rilanciare il settore è nella luce dei suoi occhi. “Non ho abbandonato la Quinoa: aspetto solamente che venga presentato un genotipo che possa essere piantato a San Marino. Proverò anche il grano saraceno mentre per il grano antico io e Filippo Giardi abbiamo già effettuato un primo test. Vedrò anche di capire le potenzialità del pepe nero, del peperoncino e del melograno”.

La realtà oggi è l’amaranto. Se per i neofiti è solo un colore, per Lorenzo Canini è molto altro. “Parliamo di uno pseudo cereale che non possiede glutine, quindi adatto anche ai celiaci, con caratteristiche nutrizionali davvero importanti: contiene calcio, lisina e proteine ad alta digeribilità, più o meno al 90%”.

Uno pseudo cereale molto ‘fantasioso’. O meglio: si adatta a ogni attimo e pietanza della tavola. “Viene venduto in semi e può essere ‘lavorato’ – se viene ‘soffiato’ si presenta come i corn flakes e può essere impiegato per la colazione o nelle barrette energetiche – oppure può essere utilizzato come condimento sulle carni, ma anche come ingrediente per gli antipasti, per i primi, per i dolci e per gli hamburger vegani. Possiamo anche trovarlo anche sotto forma di farina e di olio essenziale”. Per non perdersi in questo labirinto culinario, Lorenzo sta ultimando un libro di ricette su misura: 15 declinazioni divertenti e gustose a base di amaranto. In vendita, assieme naturalmente all’amaranto, nella sua azienda.

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