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Focus su Marchi, design brevetti e “made in”

da Redazione

Forniti alle aziende strumenti e consigli per operare sui mercati. Al seminario ANIS, USBM e Studio Casanti-Migani anche la Polizia Civile.

ANIS USBM1

 

di Daniele Bartolucci

 

La proprietà industriale e intellettuale è oggi uno dei temi più importanti per le imprese, sia per quelle che producono, sia per quelle che commerciano. I recenti accadimenti anche a San Marino, lo dimostrano: per questo ANIS ha ritenuto opportuno invitare le aziende ad un seminario specifico per affrontare il tema de “Le Nuove Frontiere della Proprietà Industriale ed Intellettuale”, svoltosi mercoledì 14 marzo nella propria sede. “L’opportunità data dal corso in oggetto trova immediato fondamento nella considerazione che la tutela dei diritti di proprietà industriale e la loro valorizzazione sono ormai divenute attività imprescindibili per competere efficacemente sui mercati internazionali”. Da qui la collaborazione con l’Ufficio di Stato Brevetti e Marchi e lo Studio Casanti-Migani per offrire ai partecipanti strumenti e consigli nei vari ambiti: Marchi, Brevetti, Disegni, Know-how e Diritto d’autore, anche alla luce dei recenti Regolamenti europei. Sicuramente alle aziende, sempre più votate all’innovazione e alla ricerca, ma anche agli operatori professionali e, non da ultimo alle autorità competenti: oltre a personale di staff delle istituzioni, infatti, hanno colto l’invito anche gli agenti della Polizia Civile che operano in questo ambito ogni giorno, per i quali è fondamentale l’aggiornamento continuo e la formazione. Oltre al fatto che, come avvenuto mercoledì, si creano delle positive interazioni con il mondo delle imprese.

Durante il seminario, infatti, è stata data ampia possibilità di intervento e molte sono state le domande particolari dei partecipanti sui casi specifici presentati dai relatori, ovvero: Silvia Rossi (Direttore Ufficio di Stato Brevetti e Marchi); l’avv. Filippo Casanti (Membro AIPPI e Les Italy); il dott. Paolo Migani (European, Italian, San Marino, Trademarks and Designs Attorney, Membro ECTA, Membro AIPPI) e l’Ing. Andrea Busca (European, Italian, San Marino Patents and Designs Attorney).

Presentate le ultime novità riguardanti le normative, in particolare italiana ed europea, ma anche uno sgurado al futuro, quando tali norme potrebbero cambiare. Ovviamente il contesto europeo è quello di riferimento per ovvie ragioni, ma il punto di partenza è sempre stato San Marino, dove le aziende operano, ricercano e producono ovviamente. Anche per questo, sollecitati dall’avv. Paolo Villani di ANIS, i relatori si sono a lungo soffermati sul concetto di “luogo di produzione”, ovvero del cosiddetto “made in”. In questo caso, oltre a rendicontare l’attuale situazione normativa – che in Italia fa riferimento alla convenzione doganale, mentre non è così per tutti gli altri Paesi, ad esempio – i relatori hanno cercato di spiegare i rischi di una sbagliata identificazione, avvertendo le imprese presenti che è “un terreno assai scivoloso” e forse è meglio stare sempre dalla parte del sicuro, anche se si dovesse scrivere “made in Cina”. L’effetto sul mercato, infatti, non è così negativo, anche perché, dati alla mano, ormai quasi tutto viene prodotto fuori dall’Europa. L’eccezione è data ovviamente dal tessile e più specificatamente dalla moda, dove il “made in Italy” ha ancora un valore enorme. Come lo ha l’enogastronomia, su cui si è aperta una riflessione molto interessante sulle ricette di cucina: tecnicamente, infatti, non c’è un ostacolo alla loro brevettazione, anche se la strada maestra potrebbe essere quella della proprietà intellettuale. A livello di proprietà industriale, invece, sarebbe bene tutelarsi all’interno dell’azienda – è il caso del know how e delle informazioni riservate – visto che i dipendenti devono poter condividere certe informazioni per la produzione stessa, ma non debbono divulgarla all’esterno. Cucina e moda, dunque, ma soprattutto la seconda, “vittima” principale della contraffazione – tema molto caldo a San Marino in questi giorni: chiariti i compiti dell’Ufficio Brevetti e Marchi (si veda l’articolo di Fixing nr. 8) e della Polizia, si è aperto il grande tema del deposito dei marchi, per cui come noto fa fede la territorialità, mentre per i brevetti la cosiddetta “notorietà” ha valore assoluto, oltre i confini nazionali quindi. E’ stato spiegato, approfonditamente e attraverso casi famosi come Milka o Apple, il sistema di tutele dei marchi, ma anche la costruzione degli stessi, l’ideazione e soprattutto la ricerca che i consulenti fanno prima di presentare una qualsiasi richiesta di deposito. E’ importante infatti essere certi della propria unicità e univocità, evitando di confondere il consumatore finale con marchi, colori e oggetti che richiamano evidentemente ad un’altra azienda, già presente sul mercato. In pratica, è meglio evitare le “furbate”. Discorso diverso sui brevetti, dove l’innovazione è premiante, ma occorre verificare se lo sia davvero rispetto a qualcosa di già conosciuto (magari non brevettato) e soprattutto rispetto a qualcosa su cui è già stato concesso un brevetto. Anche perché, è stato ribadito più volte, non è automatico che chi abbia un brevetto concesso poi possa veramente produrre ciò che il brevetto presuppone. Anche in questo caso occorre sempre verificare prima: oltre alla brevettabilità di un prodotto o processo, anche la sua producibilità.

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